Dall'Inno alla Bandiera, quando la forma è sostanza

L’associazione Olimpici e Azzurri d’Italia - con il prefetto Tagliente - interviene al dibattito sul cerimoniale istituzionale anche nel mondo dello sport.
Dall'Inno alla Bandiera, quando la forma è sostanza
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“La necessità di imprimere un vigoroso impulso alla promozione della cultura condivisa del rispetto delle regole del cerimoniale istituzionale e alla valorizzazione di quei simboli “primari” della Repubblica democratica su cui si fonda lo Stato italiano rappresenta un investimento anche e, soprattutto, per le generazioni che nel prossimo futuro saranno chiamate a gestire il nostro Paese, a mantenerlo vivo ed a tutelarne la identità valoriale.”

Lo ha detto il prefetto Francesco Tagliente intervenuto a Roma, nella veste di Presidente della sezione romana ANAOAI, alla presentazione del nuovo volume di Enrico Passaro: “Cerimoniale: la sostanza dietro la forma – La storia, gli ideali, la Costituzione e l’organizzazione nei comportamenti delle Istituzioni” insieme allo storico della Pubblica Amministrazione Stefano Sepe e al Consigliere di Stato Marco Valentini, Direttore della collana “Il Grifone” di Editoriale Scientifica Napoli.

“In questo libro di Enrico Passaro sulle regole del Cerimoniale di Stato - ha proseguito Tagliente - si percorrono i più significativi sentieri sostanziali da cui scaturiscono i comportamenti protocollari. E si comprende che il cerimoniale è anche baluardo dell’etica pubblica. Perché alle spalle di tutto c’è la nostra Costituzione repubblicana. Fra i compiti del cerimoniale vi è quello di curare la forma dei comportamenti delle autorità pubbliche nelle cerimonie e nella vita istituzionale. Per comprendere la “forma” bisogna capire la “sostanza” che la sostiene. La forma è sostanza. Se si pensa allo spirito patriottico, nella sua più autentica e virtuosa declinazione, proiettato nei più diversi ambiti del nostro contesto socio-economico - ha proseguito Tagliente, da anni impegnato a promuovere il rispetto del decoro e della dignità dei simboli della Repubblica - si comprende come non ci può essere attaccamento e difesa dei valori nazionali, qualunque essi siano, se non si ha conoscenza dei simboli che ne rappresentano l’embrione e, allo stesso tempo, l’ossatura più intima. Parlando dei simboli della Repubblica è importante ricordare che Tricolore e Inno nazionale, non sono semplici vessilli o emblemi, bensì sono le radici della cittadinanza italiana, al pari dei valori scolpiti nella nostra Carta costituzionale. Troppo spesso si assiste a bandiere usurate dal tempo esposte all’esterno di sedi istituzionali primarie, a comportamenti errati assunti da figure istituzionali in occasione di eventi pubblici e, ancor più, a reinterpretazioni quasi allegoriche dell’inno nazionale, chiaro sintomo di un deficit di conoscenza del cerimoniale di Stato, che sarebbe un grave errore interpretare come un contenitore vuoto, privo di sostanza”.

Alla presentazione del libro della collana “Il Grifone” di Editoriale Scientifica Napoli era presente l’Autore Enrico Passaro il quale, sollecitato dal prefetto Tagliente nella veste di Presidente della Sezione romana dell’Associazione Nazionale degli Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia, ad affrontare il tema del cerimoniale nel mondo dello sport, ha detto che “Gli atleti sono chiamati alla massima attenzione verso gli aspetti di cerimoniale negli eventi sportivi. Pensiamo ai rituali che si tengono all’inizio di una manifestazione sportiva o alla fine. Pensiamo all’inno nazionale. Ricordate le polemiche di qualche anno fa? Quando i calciatori erano muti durante l’esecuzione? Ora cantano, spesso, ahimè, a squarciagola, e le telecamere ravvicinate ci fanno capire quanto molti di essi siano veramente stonati. In ogni caso – ha aggiunto - tutti partecipiamo a questo momento emozionante. Se si gioca in casa ascoltiamo prima l’inno della squadra ospite (talvolta accompagnato da vergognosi fischi da parte di qualche frangia di tifosi che non conosce il senso più elementare del decoro e del rispetto), sapendo che poi seguirà il nostro inno di Mameli. Regola di cerimoniale: così funziona nelle cerimonie internazionali, a qualsiasi livello. Prima si esegue l’inno dell’ospite, poi si conclude con l’inno del Paese ospitante. Pensiamo alla solennità di una cerimonia d’inaugurazione alle Olimpiadi. Il posizionamento delle bandiere, doverosamente protocollare (ordine alfabetico per nazione, precedono le bandiere del Paese organizzatore e dei due successivi in programma per gli anni successivi).

E poi c’è il rango riconosciuto attribuito alla bandiera olimpica, pari a quello di uno Stato nazionale, la solennità dell’accensione e dello spegnimento della fiamma olimpica. Al momento delle premiazioni sportive il protocollo è altrettanto noto. Gli atleti vincitori di medaglie si avvicinano ordinatamente al podio; si procede alla premiazione. La posizione sul podio è la classica rappresentazione di riferimento dell’ordine delle precedenze: medaglia d’oro al centro, argento alla sua destra, bronzo alla sua sinistra. Con questo stesso criterio gli addetti al cerimoniale procedono al posizionamento delle bandiere all’esterno degli edifici pubblici e al cosiddetto “piazzamento” delle autorità nelle cerimonie ufficiali: massima autorità al centro e poi via via con l’alternanza destra/sinistra. Infine, la cerimonia sportiva si conclude con l’inno nazionale del vincitore, mentre vengono issate le bandiere dei Paesi dei tre vincitori di medaglie.

Tutto cerimoniale, tutto rigoroso protocollo che gli atleti imparano a rispettare. Ma poi – ha proseguito Enrico Passaro – quando capita loro di avere a che fare con il cerimoniale delle Istituzioni anche per loro, abituati alle grandi emozioni del podio, subentra una forma di timore reverenziale o quantomeno di grande rispetto. Il Presidente Giovanni Malagò potrebbe testimoniare con quanta emozione e partecipazione gli atleti che si sono resi protagonisti di straordinarie imprese sportive nei mesi passati sono entrati al Quirinale e a Palazzo Chigi. Ricordo l’espressione dei calciatori della nazionale campione d’Europa, degli atleti olimpici e paralimpici partecipanti ai Giochi di Tokio, dei pallavolisti maschili e femminili campioni d’Europa, nell’entrare nei giardini del Quirinale o nel cortile di Palazzo Chigi. Ricordo il timore reverenziale nei confronti delle istituzioni, entravano nelle sedi della Presidenza della Repubblica e della Presidenza del Consiglio, veri e propri templi delle istituzioni repubblicane. In questi luoghi si esercita ai massimi livelli l’attività di cerimoniale. Attività formale certo, ma – ha concluso il dott. concluso Passaro dietro le forme protocollari c’è tanta, tanta sostanza”.


La presentazione del libro è stata introdotta dal canto degli Italiani presentato e intonato in forma possente e dinamica di canto di popolo, come pensato da Goffredo Mameli. “È un inno poco conosciuto nella sua versione autentica che è una versione molto solenne - ha detto Grollo- Questo è l’unico inno al mondo ad avere due protagonisti: il solista e il coro che risponde. Michele Novaro, 175 anni fa, lo ha scritto spiegando che c’è un solista che canta con molta energia e poi c’è il popolo che risponde”.


Il prefetto Francesco Tagliente ha voluto infine portare i saluti del presidente nazionale dell’Associazione Olimpici e Azzurri d’Italia Novella Calligaris particolarmente attenta a promuovere il simbolo della Maglia Azzurro e della Repubblica.


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