Placcaggi e mischie ma il rugby è molto di più

Continua la collaborazione tra Corriere dello Sport-Stadio e i ragazzi di Radioimmaginaria, dal 2012 la radio degli adolescenti. Un network europeo fatto, diretto e condotto da ragazzi che hanno da 11 a 17 anni. Ci accompagneranno settimanalmente con storie, interviste e commenti.
Placcaggi e mischie ma il rugby è molto di più
di Matia (Radioimmaginaria)
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Il mio incontro con il rugby è stato amore a prima vista. Siamo fatti l’uno per l’altro. Me ne rendo conto quando la testa vorrebbe volare tra le nuvole, ma i tacchetti mi tengono ben saldo per terra. Ogni volta che mi presento ad allenamento so già cosa mi aspetta: lunghe serie di passaggi, esercizi estenuanti, placcaggi. A me però va bene così perché solo con la fatica si può migliorare. Se infatti c’è una cosa che ho capito in questi anni è che il rugby è per tutti, basta solo essere disposti ad ascoltare e a faticare. Purtroppo però, soprattutto in Italia, poche persone condividono la passione per questo sport. Io per esempio sono cresciuto nella famiglia del Sanremo Rugby, ma per raggiungere un numero decente di giocatori ci siamo uniti a Imperia e abbiamo formato un’unica squadra. A volte capita di allenarsi anche a ore di distanza, in giro per tutta la Liguria e spesso il viaggio è quasi più faticoso dell’allenamento. Il rugby però va oltre alla semplice partita, basti pensare che nell’ultima amichevole la squadra avversaria ci ha prestato un suo giocatore per essere pari e potere giocare. Per questo il rugby è speciale, perché anche quando sei placcato sul prato e non sembrano esserci vie di scampo, vicino a te ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarti.


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