L'ultimo show di Phil Taylor, il Federer delle freccette

Da piastrellista a milionario, l'inglese domani a caccia del titolo mondiale numero 17. Poi il ritiro: «E' il momento giusto»
L'ultimo show di Phil Taylor, il Federer delle freccette© EPA
Paolo de Laurentiis
4 min

Il primo titolo mondiale del 2018 e l’ultimo atto di una carriera straordinaria: le freccette, fedeli alla loro tradizione natalizia, festeggiano il Capodanno con la finale del campionato del mondo Pdc e il protagonista sarà ancora una volta lui, Phil Taylor, il Federer dei Darts, l’uomo che li ha sdoganati portandoli da gioco da pub a fenomeno sportivo e televisivo mondiale. In Italia ci pensa Fox Sports, canale 204 di Sky, con la collaudatissima squadra di commentatori formata da Giordano Reale - tra i migliori giocatori italiani - Roberto Marchesi e Adam Grapes. L’appuntamento è per l’1 gennaio alle 21: divano, popcorn, birra e grande spettacolo.

Philip Douglas Taylor, 57 anni, nasce piastrellista con una manciata di sterline di paga e chiude domani con più di sette milioni di premi in banca e un contratto - l’ultimo - da tre milioni per la fornitura di freccette. Capelli radi più bianchi che grigi, pancia pronunciata, andatura dinoccolata. Non proprio il prototipo dello sportivo, ma una testa e una capacità di concentrazione da far paura: per anni ha tenuto botta contro tutto e tutti e lui più degli altri ha contribuito alla crescita di uno sport che se in Italia è visto come un passatempo, nel nord Europa ha schiere di fedelissimi pazzi per i loro idoli. Inglese, nato a Stoke-on-Trent, una città circondata da vecchi siti di produzione di piastrelle, Phil “The Power” Taylor ha messo in fila 16 titoli mondiali e ora, nell’ultima gara della carriera, cerca la corona numero 17.

La giornata del giovane Taylor era scandita come quella di tanti altri ragazzi inglesi: 7.30-16 in fabbrica, più i lavoretti nel pub locale soprattutto nei finesettimana per la caccia alla paghetta. Come spesso accade, viene notato da uno dei più grandi giocatori dell’epoca e da lì comincia il suo viaggio straordinario. «Nessuno ha mai dovuto motivarmi - ha raccontato Taylor ricordando gli inizi - fossi stato un calciatore, sarei stato come Roy Keane, Stuart Pearce e Tony Adams. Il denaro non è tutto, ma lavoravo per 20 sterline e cominciavo a giocare per 200mila…».

All’inizio degli Anni Novanta, il Taylor giocatore diventa anche imprenditore. Di se stesso e dello sport che ama: fino al 1993 partecipa alle competizioni organizzate dalla British Darts Organization, poi fonda con altri giocatori la Professional Darth Corporation: il livello sale, lo spettacolo anche, gli ingaggi non ne parliamo. La Pdc che vediamo oggi è l’evoluzione di quel primo passo fatto più di venti anni fa. Ma il senso degli affari non ha mai messo in secondo piano la fame di vittorie di Phil Taylor, competitivo in modo maniacale in un contesto particolarissimo: sport di freddezza e concentrazione, le grandi competizioni si svolgono in arene dove dominano confusione, tifo portato all’eccesso e - soprattutto - voglia di divertirsi da parte di chi paga il biglietto, beve una birra e vuole assistere a un grande spettacolo. Taylor non ha mai smarrito la strada per la vittoria: «Ho studiato tutti i giocatori in video, ho visto anche quello che facevano negli alberghi tra una partita e l’altra. Vedevo cosa stavano bevendo, a che ora andavano a dormire e a che ora si alzavano e io pensavo: non lo farò, io sarò migliore di te». C’è riuscito, fedele al motto del padre: «Fallo bene, oppure non farlo». 

Ma tutto questo ha un prezzo e Taylor, che domani giocherà la finale numero 264, lo sa: «Sono passati tanti anni, non riesco più a essere competitivo come prima. Questo è il momento giusto per me, aver centrato la finale è bellissimo, mi ritiro felice». Il ricambio generazionale è una realtà («Incontro persone molto giovani, parlano di cose che io non conosco… è tutto cambiato e mi diverto sempre meno anche se tutto questo mi mancherà») e ha il nome e la faccia di Bob Cross, matricola al mondiale, che ieri ha eliminato il cannibale olandese Michael Van Gerwen dopo 11 (undici!) set e più di due ore di partita. Cross ha 27 anni, 30 meno di Taylor, professione elettricista. Ma questa è un’altra storia. 


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