© EPANEW YORK (STATI UNITI D'AMERICA) - Nemmeno il Coronavirus ferma la lotta al doping. Un gruppo di atleti statunitensi ha deciso di aderire all'iniziativa sperimentale portata avanti dall'Usada per proseguire, anche se a distanza, i controlli. "Stavamo male per quegli atleti puliti che rischiavano di essere messi in discussione solo perchè, per colpe non loro, non era possibile condurre dei test come succedeva prima - ha spiegato alla Bbc Sport Travis Tygart, direttore generale dell'Agenzia statunitense antidoping -. Per questo ci siamo detti: 'Dobbiamo trovare una soluzione e reinventarci'".
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Come funzionerà il test
Ecco allora l'idea: "Agli atleti viene inviato il kit per raccogliere i campioni, gli ispettori dell'Usada li contattano durante la finestra quotidiana di un'ora concordata tramite Zoom o Facetime e con una telecamera posta appena fuori dal bagno prendono nota del tempo impiegato per urinare. Per ovvie ragioni di privacy - spiega Tygart - non stiamo lì a osservare in quelle che sarebbero le normali condizioni ma nel kit è incluso un termometro che devono usare per garantire che il campione sia in linea con la temperatura corporea. A quel punto registriamo i numeri dei campioni forniti che vengono sigillati e impacchettati per le analisi", che terranno conto anche dei risultati dei precedenti test per rendere ancora più affidabili gli esiti. Fra coloro che hanno aderito al programma dell'Usada la pluricampionessa olimpica Katie Ledecky, le velociste Allyson Felix, Noah Lyles e la siepista Emma Coburn.
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