Parisi: "Voglio una Federazione Pentathlon unita"
Attilio Parisi, 60 anni, rettore dell’Università For Italico, un curriculum dove gli studi in medicina si intrecciano con la passione per lo sport, quasi si trattasse di uno stesso filo. Lei ha deciso di ripartire proprio da quest’ultimo nodo, quello che la lega praticamente da sempre a un’attività agonistica che già a 29 anni l’ha vista collaborare quale medico addetto alle Squadre Nazionali, con la Federazione Italiana Pentathlon Moderno. Ora dopo trent’anni, lei di quella federazione prova a diventare presidente. Alle elezioni del 23 gennaio di fatto manca poco più di un mese.
“Ci sono due modi per vedere questa storia, uno romantico: si chiude un cerchio, si prova a concludere con un’ultima grande scena un rapporto che ha riguardato un grosso pezzo della mia vita. Poi c’è un secondo aspetto ed è quello pratico, lavorativo, come dicono i più esperti del campo: di indirizzo. Ecco in questo senso credo di poter portare la Federazione Pentathlon Moderno che a me ha dato tanto, verso un futuro che la riconduca al centro della famiglia olimpica. Di sicuro un futuro molto diverso dal presente a cui è stata lasciata”.
Compito complesso, è una federazione dove il Coni è stato costretto per la seconda volta in una manciata di anni a mandare un commissario, il professor Fabio Pigozzi, presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello sport. A cosa si deve questa strada tanto tortuosa?
“Non mi piace la modalità con la quale oggi viene raccontata questa federazione. I problemi sono evidenti, altrimenti non saremmo arrivati al commissariamento. Ma il cuore del pentathlon moderno resta sano, sia come principi che come obiettivi. Sono convinto in questo senso che abbiamo atleti che potrebbero darci grandi soddisfazioni alle Olimpiadi di Tokyo del prossimo agosto”.
Associazioni sportive che fanno ricorso, un presidente commissariato che ora si ricandida come se nulla fosse accaduto, tentativi vani di tirare il Coni per la giacca, non si può dire che non sia una Federazione litigiosa.
“Anche su questo punto farei una distinzione. Non credo si debba confondere il comportamento del singolo tesserato con il sentimento generale che anima il mondo del pentathlon. Certo, parliamo di uno sport molto complicato. Non voglio fare retorica, ma cinque discipline tanto differenti tra loro inevitabilmente moltiplicano le opinioni, il modo col quale si devono canalizzare gli obiettivi e soprattutto gli orizzonti”.
Il suo qual è?
“Io penso al Pentathlon come a una Federazione che deve tornare capace di procedere in modo compatto verso due obiettivi guida: il risultato agonistico di alto livello e quindi penso ai Giochi in Giappone e la voglia di tornare a essere una Federazione unita, con un piano di sviluppo efficace e con un’anima condivisa così come io l’ho conosciuta trent’anni fa”.