"Tenere chiuse palestre e piscine adesso è inammissibile"

Il Presidente dell'ANIF (l'Associazione che rappresenta 100.000 Centri Sportivi), Duregon: "Altri settori meno sicuri e regolamentati del nostro sono aperti, perchè noi no? Aspettiamo di conoscere i nuovi interlocutori politici"
"Tenere chiuse palestre e piscine adesso è inammissibile"© ANSA
Pasquale Di Santillo
4 min

«Adesso basta, rimanere ancora chiusi è veramente inammissibile». Giampaolo Duregon, Presidente di ANIF (l’Associazione Nazionale Impianti Sport e Fitness) ha finito la pazienza, per sé e per tutto l’universo dei 100.000 centri sportivi italiani che rappresenta. «Altri settori, decisamente meno sicuri e meno regolamentati del nostro, sono ormai aperti. Non ha alcun senso tenere fermo lo sport in questo modo. I protocolli di sicurezza sono rigidi, tutte le strutture sono pronte per riaprire, visto che gli investimenti li avevamo già fatti a suo tempo, durante il primo lockdown. E la riapertura non è un vezzo, ne hanno bisogno per rimanere in vita, sia i cittadini (di tutte le età) che denunciano problemi psicofisici catastrofici dovuti alla sedentarietà e alla mancanza di socializzazione, che gli stessi operatori».

Più che un grido di dolore, quella attuale, è una fotografia della situazione: i centri sportivi vanno riaperti il prima possibile!? Una battaglia senza fine che oltre alla riapertura prevede sussidi e aiuti economici che ANIF sta chiedendo senza soste. Il settore è in ginocchio e se si perpetrasse questa chiusura senza senso che stravolge la verità dei fatti - .  da attività socialmente utile e fondamentale per il benessere psico-fisico dei cittadini a luoghi di contagio - buona parte degli operatori del settore rischierebbe di scomparire, chiudere.

«In ANIF - riprende Duregon - abbiamo condotto un’indagine conoscitiva sui  frequentatori di 2.000 impianti sportivi (per un totale di circa 4 milioni di frequentatori) che ha dato la presenza del Covid positivo al di sotto dell’1 per mille. Il che dimostra, testimonia come gli sportivi sono attenti nel rispettare le regole igieniche e di prevenzione che questa pandemia richiede. Ed è giusto ricordare che a giugno il Ministero dello Sport ha emanato rigide misure di prevenzione (potenziate ad ottobre con la speranza di rimanere aperti). Misure che, come già ricordato più volte, hanno costretto tutti gli operatori a sostenere importanti investimenti economici che ora sembrano essere stati del tutto “inutili”».

L’aspetto più doloroso è la negazione dei valori dello sport. «Questa politica priva di visione sta negando l’avviamento allo sport ai giovani, il mantenimento di un sano stile di vita e la socializzazione attraverso l’attività fisica, ritenuta ormai scientificamente un farmaco formidabile per le più importanti malattie croniche e non solo. Lo sport è un potente antidepressivo che in momenti di crisi diventa un antidoto fondamentale per combattere anche il disagio sociale».

L’altro aspetto davvero inaccettabile riguarda la mancanza di sensibilità nei confronti del buon senso messo in mostra dagli operatori del settore. A marzo 2020, una volta disposto il lockdown, i centri sportivi si sono rigorosamente attenuti alle regole, con grande senso civico e con la consapevolezza che lo sforzo collettivo avrebbe ripagato la salute e la libertà di tutti. Adesso invece risulta veramente fuori luogo continuare a tenere chiuse palestre e piscine, mentre tante altre attività sono consentite. Lo scorso 25 ottobre la chiusura era stata motivata dalla necessità di contenere i contagi per poter permettere agli italiani un Natale più sereno, ma così non è stato e quindi oggi diventa anacronistico chiedere ulteriori sacrifici.

Perché i numeri parlano chiaro:  il settore registra infatti una crisi paurosa, valutabile in una perdita di circa il 70% del flusso economico - secondo una stima della CGIA (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre - e andrebbero anche considerati gli effetti collaterali che si ripercuotono sul sociale, che forse sono ancora più preoccupanti.

Le conclusioni di Duregon sono messaggi chiarissimi al mondo della politica: «Aspettiamo di conoscere gli interlocutori che decideranno sulla riapertura e siamo pronti a ripresentarci davanti a chiunque per far capire quanto questa chiusura oggi sia ingiustificabile e insostenibile. Molti centri sportivi rischiano di non riaprire mai più con conseguenze drammatiche tanto per l’economia quanto per la società».


© RIPRODUZIONE RISERVATA