È nata come “Generazione scherma”, è finita con la rivoluzione per la disciplina che ha portato più medaglie olimpiche all’Italia (135). Spada, fioretto e sciabola scelgono il cambiamento e si affidano a Luigi Mazzone, interrompendo dopo un solo mandato la gestione di Paolo Azzi: 55,43% delle preferenze contro 45,57% (245 voti a 197) il verdetto delle urne al termine di una lunga e irrequieta campagna elettorale, «incresciosa» a detta di qualcuno, che non ha risparmiato «ipocrisie» secondo altri. Alla fine ha prevalso il progetto innovativo e più giovane, che «ha studiato il cambiamento sociale in atto», rispetto alla continuità nel segno della tradizione che «ha saputo gestire in modo oculato la pandemia e ripartire nonostante le difficoltà, anche internazionali».
La scherma italiana scelglie Mazzone
«Proverò a mettere energia e passione al servizio della nostra federazione - ha detto a caldo, emozionatissimo, il neopresidente federale - Ora inizia una nuova fase, dobbiamo mantenere gli impegni che ci siamo assunti e mettere tutti d'accordo, anche chi la pensa diversamente». Mazzone, 51 anni, è professore ordinario nella facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Tor Vergata di Roma, direttore della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile e responsabile della stessa unità nel Policlinico a sud della Capitale. Alle spalle 44 anni da tesserato, un titolo italiano nella spada nel 2002, la qualifica di maestro e l’esperienza da mental coach della Nazionale di spada maschile argento a Rio 2016. Nella sua squadra spiccano i nomi di Daniele Garozzo e Bebe Vio Grandis, entrambi eletti nel Consiglio federale rispettivamente in quota affiliati e in rappresentanza degli atleti.
Il programma del nuovo presidente
Cos’ha fatto la differenza? «La bontà del progetto, il modo in cui abbiamo comunicato: abbiamo ascoltato chiunque. Evidentemente c’era del malcontento e una breccia in cui entrare. Noi non diciamo che “va tutto bene” ma portiamo riflessioni». Numerosi gli obiettivi delle 60 pagine di programma, dall’aumento del numero dei tesserati («vanno fidelizzati») ai nuovi mezzi di interazione («spinta sui social e sullo storytelling»), fino alla riduzione ragionata del calendario gare.
Aracu confermato alla guida degli sport rotellistici
Tanti sono i mandati che ha messo insieme Sabatino Aracu, 71 anni, rieletto ieri alla guida della Federazione italiana sport rotellistici con il 90,46% dei voti (battuto nettamente l’altro candidato, Michele Grandolfo) e diventato il presidente federale più longevo nella storia dello sport italiano, in carica da 32 anni. «In tanti mi hanno chiesto di andare avanti, il prossimo sarà il mio ultimo quadriennio e voglio essere il padre di una grande famiglia. Il futuro siamo noi», ha detto il dirigente.
Dagnoni rieletto alla guida della Federciclismo
È la «chiave per raccogliere i migliori risultati nei prossimi quattro anni fino a Los Angeles 2028» secondo Cordiano Dagnoni, rieletto presidente della Federciclismo per il secondo mandato. All’imprenditore ex ciclista, 60 anni, sono andati 110 voti (59,74%) contro i 77 di Silvio Martinello (39,33) e i 43 di Daniela Isetti, uscita al primo turno.