Un anno a Milano-Cortina, intervista a Malagò: “No ai campioni del disfattismo” 

Il presidente del Coni: “I pensieri negativi non fanno per me: affronto tutto con realismo  Abbiamo scardinato il modello della singola città olimpica”
Un anno a Milano-Cortina, intervista a Malagò: “No ai campioni del disfattismo” 
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Paolo De Laurentiis
8 min

Un anno (e un giorno) ai Giochi. Giovanni Malagò, presidente del Coni e della fondazione Milano Cortina, si sente a scuola. «Ci sono molte materie, è come la pagella: su alcune siamo da 10, su altre da 6-. L’obiettivo è avere tutti 10. Conoscevamo certe situazioni: se, per fare un esempio, alla fiera di Milano, Bormio, Cortina e Anterselva siamo molto avanti è altrettanto vero che ci sono cose da completare. Nel complesso, comunque, siamo molto al di sopra della sufficienza». 

 

La pista da bob? 

«Ho appena sentito il commissario Saldini. Le squadre sono all’opera, c’è dietro un lavoro mostruoso e i resoconti che mi arrivano sono obiettivi e puntuali. Contiamo di avere una prima omologazione già a marzo». 

 

Con buona pace del piano B negli Stati Uniti, a Lake Placid. L’altro nervo scoperto è il laboratorio antidoping dell’Acqua Acetosa. 

«Qui siamo spettatori. Molto interessati ma comunque spettatori. Dobbiamo garantire la piena funzionalità sotto due aspetti: numerico, perché il volume dei test durante un’Olimpiade cresce a dismisura, e di velocità. La politica ha incaricato Sport e Salute, l’immobile è stato acquistato e tutti sono al lavoro. Sappiamo che non è un semplice trasloco. Da parte nostra, abbiamo anche l’occasione di risolvere l’esigenza logistica perché non possiamo avere un laboratorio antidoping all’interno di un centro di preparazione olimpica». 

 

Se a 366 giorni dal via la macchina viaggia a pieno regime perché c’è sempre aria di disfattismo? 

«Triste ma verissimo: noi siamo i campioni del mondo di disfattismo, un modo di pensare che proprio non mi appartiene. Facendo attenzione a non cadere nell’errore opposto, le cose si fanno con realismo e senso di responsabilità. Non serve agitarsi, quanto piuttosto conoscere i problemi e avere la lucidità per risolverli. Poi, lo sappiamo tutti, di fronte a un’emergenza noi siamo straordinari».

 

Due regioni e due province autonome coinvolte (Trentino e Alto Adige) la sfida è logistica o politica? 

«Dal 1896, l’anno di inizio delle nostre amate Olimpiadi moderne, i Giochi sono sempre stati legati a una sola città. Noi abbiamo completamente stravolto questa idea con Milano che ti dà l’appeal della metropoli e Cortina agganciata ai territori. È la prima volta che succede e sarà un modello molto replicato da chi arriva dopo di noi. Pensiamo ai Giochi invernali del 2030: gli amici francesi non devono offendersi, ma stanno seguendo la nostra strada, con il ghiaccio in Costa Azzurra e la neve in Savoia. Aggiungo che in futuro questa idea potrebbe anche essere allargata, con un’Olimpiade Germania-Austria, oppure Usa-Canada». 

 

Il modello della singola città? 

«Con le esigenze di oggi è molto più complesso. Torino 2006 fu un’eccezione, con le montagne a portata di mano». 

 

Piccola parentesi sui cugini francesi: Fourcade, 5 ori olimpici, mito degli sport invernali, ha lasciato l’incarico di presidente del comitato organizzatore dei Giochi del 2030. Logorato dai metodi e dal peso della politica. 

«Senza entrare nel merito, a tutti gli atleti che lasciano l’attività e vogliono avviare un percorso da dirigente sportivo do sempre lo stesso consiglio: c’è sempre un percorso da fare, crescendo con gradualità». 

 

40 medaglie a Tokyo, 40 a Parigi. Aggiungiamone 20 e diventano 100 nel giro di 5 anni

«Puntiamo alla doppia cifra, con un 2 davanti… A Pechino, nel 2022, furono 17 e vogliamo fare meglio. Ma l’Olimpiade invernale ha molte più variabili di quella estiva. A spanne, per vincere 40 medaglie ai Giochi estivi, devi avere almeno il doppio degli atleti in grado di giocarsi il podio perché l’imprevisto è dietro l’angolo. Nel caso della neve è ancora più difficile, basta un banco di nebbia di 10 minuti per far saltare qualsiasi pronostico». 

 

Tornano le pagelle. 

«Su alcuni sport siamo potenzialmente da 10. Penso allo short track, al pattinaggio di velocità, la velocità femminile. Su altri dipende dai momenti, sappiamo che questa stagione del biathlon non è come quella passata. Siamo comunque attrezzati su bob, skeleton, slittino». 

 

Un’Olimpiade estiva tolta dalla nostra politica, una invernale presa. Il saldo è in pari? 

«Roma 2024 è un’altra cosa, Milano Cortina non la ripaga. La ferita si è anche rimarginata ma la sera, a volte mi fermo a pensare a quanti sport sono stati penalizzati per via di quella decisione. Avremmo potuto mettere mano agli stadi e a tante altre strutture che poi sarebbero state un’eredità a vantaggio di tutti. E aggiungo che se anche non ci avessero assegnato quelle del 2024 saremmo andati al 2028 con un quadriennio in più per fare tutto». 

 

Sinner è il testimonial della campagna dei volontari, lo vedremo sulle piste? 

«Sappiamo tutti che l’agenda di Jannik è piena di impegni e lui è attentissimo a gestirsi. Ci ha dato una grande disponibilità e anche grazie a lui la campagna è stata un trionfo, anche esagerato: abbiamo 87.000 richieste a fronte di 18.000 posti disponibili. L’Olimpiade cade a febbraio, dopo gli Australian Open, vedremo cosa si potrà fare al momento opportuno». 

 

Goggia o Brignone? 

«Tutte e due. Una rivalità, per certi versi anche affettuosa, che trascina tutto il movimento». 

 

L’ultima settimana bianca? 

«L’anno scorso, dopo 25 anni. Sono un uomo di mare ma sto apprezzando lo sci di fondo e le passeggiate nel silenzio con Nino, il mio cane. E poi, con sano realismo, non corro il rischio di farmi male». 

 

Tante domande e neanche una sul quarto mandato… 

«Su questo, almeno per oggi, mi chiamo fuori. C’è Bach (il presidente del Cio, ndr) qui a Roma in visita istituzionale e non voglio parlare di certe cose». 

 

Neanche di Buonfiglio, presidente della federcanoa, il primo a uscire allo scoperto dicendo di essere pronto a candidarsi se fosse necessario? 

«C’è ancora tempo per avere l’elemento della mia candida bilità». 


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