Coni, il dopo Malagò per ora è un rebus

Tre candidati ufficiali per sostituire il presidente uscente, più altri  papabili. E si fa largo la linea anti-politica: "Serve uno del nostro mondo"
Paolo de Laurentiis

ROMA - E ora? Il dopo Malagò al momento è un’incognita vera. Ufficialmente i candidati alla presidenza del Coni sono tre: Luca Pancalli, presidente del Cip che ha deciso di lasciare il mondo paralimpico; Luciano Buonfiglio, presidente della federazione canoa e kayak; Ettore Thermes, ex azzurro di windsurf. Diana Bianchedi è un’altra delle papabili, ma ufficialmente non si è candidata. E poi Aracu (sport rotellistici), Di Centa, Compagnoni, l’inossidabile Petrucci, Franco Carraro. Si era parlato anche di Mei (Fidal) che si è chiamato fuori così: «Ma che siete matti? Neanche ci penso». Altri ne usciranno.

Malagò e la riunione con i presidenti federali

Ieri, dopo Giunta e Consiglio del Coni, Malagò ha riunito i presidenti federali in un incontro durato circa un’ora. Secondo Petrucci, numero uno del basket, sarà ancora lui a incidere sul voto di giugno. Malagò non si sbilancia: «Vedremo, non appoggio nessuno al momento». La situazione è complessa, perché è vero che il sostegno di Malagò porta voti ma l’altra faccia della medaglia è che sarebbe meglio che il “suo” candidato vincesse, almeno per una questione di immagine. Da qui la prudenza.

Coni, come verrà scelto il nuovo presidente

I presidenti federali hanno un pacchetto di circa 50 voti su 83, più che sufficienti per raggiungere la maggioranza di 42 necessaria per vincere l’elezione. Ma devono mettersi d’accordo. Molti vogliono che il nuovo numero 1 del Coni sia un presidente federale. Concetto espresso da Sabatino Aracu nella riunione di ieri. «Il 95% di noi la pensa così», commenta Buonfiglio. Per altri (con Petrucci e Gravina sulla stessa lunghezza d’onda) questa non è una discriminante. Malagò, che non era presidente federale nel 2013, si è limitato a dire «Deve essere del nostro mondo», anche per rimarcare una sua posizione acclarata: «Viva la politica che aiuta lo sport, abbasso la politica che vuole entrare nello sport».


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Le critiche di Binaghi, numero uno della Federtennis

Alla riunione di ieri c’era anche Angelo Binaghi, presidente della Federtennis in aperto contrasto con l’attuale gestione Coni. Con grande senso politico, Petrucci dopo aver ricordato i successi di Malagò, ha detto chiaramente che il nuovo presidente deve ricucire un rapporto ora inesistente con Federtennis e Federnuoto, guidata da Paolo Barelli. Binaghi prende tempo: «Speravo di sentire cose nuove, ma al momento non è così. Se ci saranno le garanzie, credo che anche il presidente Barelli sarà il primo a tornare. Malagò? La nostra narrazione è completamente differente, finalmente si è chiuso questo capitolo…».

Dalla Roma alla politica: lee ipotesi sul futuro di Malagò

Resta il futuro di Malagò, comunque presidente della fondazione Milano Cortina fino ai Giochi. E nei giorni in cui vale tutto ecco la sintesi: Ceo della Roma («Bella fantasia»), sindaco di Roma, ministro dello Sport in un futuro governo di sinistra. E ha annunciato che non può ricandidarsi soltanto da un giorno.

 

 

 


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ROMA - E ora? Il dopo Malagò al momento è un’incognita vera. Ufficialmente i candidati alla presidenza del Coni sono tre: Luca Pancalli, presidente del Cip che ha deciso di lasciare il mondo paralimpico; Luciano Buonfiglio, presidente della federazione canoa e kayak; Ettore Thermes, ex azzurro di windsurf. Diana Bianchedi è un’altra delle papabili, ma ufficialmente non si è candidata. E poi Aracu (sport rotellistici), Di Centa, Compagnoni, l’inossidabile Petrucci, Franco Carraro. Si era parlato anche di Mei (Fidal) che si è chiamato fuori così: «Ma che siete matti? Neanche ci penso». Altri ne usciranno.

Malagò e la riunione con i presidenti federali

Ieri, dopo Giunta e Consiglio del Coni, Malagò ha riunito i presidenti federali in un incontro durato circa un’ora. Secondo Petrucci, numero uno del basket, sarà ancora lui a incidere sul voto di giugno. Malagò non si sbilancia: «Vedremo, non appoggio nessuno al momento». La situazione è complessa, perché è vero che il sostegno di Malagò porta voti ma l’altra faccia della medaglia è che sarebbe meglio che il “suo” candidato vincesse, almeno per una questione di immagine. Da qui la prudenza.

Coni, come verrà scelto il nuovo presidente

I presidenti federali hanno un pacchetto di circa 50 voti su 83, più che sufficienti per raggiungere la maggioranza di 42 necessaria per vincere l’elezione. Ma devono mettersi d’accordo. Molti vogliono che il nuovo numero 1 del Coni sia un presidente federale. Concetto espresso da Sabatino Aracu nella riunione di ieri. «Il 95% di noi la pensa così», commenta Buonfiglio. Per altri (con Petrucci e Gravina sulla stessa lunghezza d’onda) questa non è una discriminante. Malagò, che non era presidente federale nel 2013, si è limitato a dire «Deve essere del nostro mondo», anche per rimarcare una sua posizione acclarata: «Viva la politica che aiuta lo sport, abbasso la politica che vuole entrare nello sport».


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