L'orgoglio e l'illusione

L'orgoglio e l'illusione

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
3 min

L’hanno resa indimenticabile, storica. La domenica più sportiva dell’anno - moto, finale mondiale di volley femminile, gran premio di F.1 a Monza, Europei di basket e finale degli US Open -; la domenica più ricca di sport, atti unici e di Italia protagonista, dicevo, ha avuto la formidabile accensione delle ragazze di Velasco, fresche di oro olimpico.

Sylla, Antropova, Orro, Egonu e le altre hanno ripetuto l’impresa di Parigi seguendo il percorso indicato da un tecnico che frequenta da sempre trionfi, momenti d’ombra e resurrezione: invincibili nei set dispari, hanno lasciato alle turche il secondo e il quarto per chiuderla al quinto, a quindici.

Loro hanno avuto ragione di Vargas e Karakurt. Ma nulla abbiamo potuto contro i Marquez, Verstappen e Doncic, quest’ultimo in grado di demolire il concetto di basket gioco di squadra: lui è tutta la Slovenia.

Questa sera ci giochiamo una fetta di Mondiale con Israele, sfida che ha subito alimentato il dibattito politico sull’opportunità di parteciparvi.

Affrontando il tema dell’esclusione di Gal Gadot e Gerard Butler, attori filoisraeliani, dalla Mostra del Cinema di Venezia, Gad Lerner ha espresso un’opinione che faccio mia poiché la condivido e considero adattabile a Israele-Italia.

«Mi spiace per tanti artisti che stimo ma la loro richiesta di escludere dalla Mostra di Venezia Gal Gadot e Gerard Butler non giova affatto alla causa palestinese» l’intervento di Lerner. «Ci sono israeliani che stanno aprendo gli occhi sugli errori compiuti, così come peraltro succede a molti ex sostenitori di Hamas. La protesta per fermare il massacro di Gaza deve trascinare i due popoli a incontrarsi, per essere efficace. Non inventarsi simboli pretestuosi».

Chi sostiene che lo sport non debba occuparsi di politica non conosce la storia dello sport. Se il boicottaggio servisse a salvare la vita anche di un solo bambino a Gaza, lo sosterrei con tutte le mie forze.

Ma sappiamo che non è così e allora meglio continuare a sperare (illudersi?) che lo sport possa rafforzare l’invito di molta politica a risolvere i conflitti con il dialogo e il confronto.


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