Howe: Salto a Rio, poi faccio l'attore
«Sto andando all’Acquacetosa, mi richiama tra dieci minuti?». All’Acquacetosa? Uno ormai se lo immagina solo in sala prove davanti a uno specchio tra passi di salsa e samba, e invece Andrew Howe è altrove e non finisce mai di stupire. «Ma dove va?», e lui: «Io faccio sempre il mio sport... Mi sto andando ad allenare. Perché?». Ha ragione lui, perché? Ma uno che ha una faccia così da video, che con quegli occhi giganteschi e la risata contagiosa ha bucato il video, uno che balla il sabar così bene (ha vinto i 40 punti del tesoretto per la prossima puntata) - per gli addetti ai lavori è una danza africana, danza nera la chiamano, in cui si imitano in pratica le cavallette ma bisogna avere l’energia di un elefante per resistere e non perdere il ritmo - uno che è nato a Los Angeles, non può che stare in Tv o al cinema. Per ora è a “Ballando con le stelle” da Milly Carlucci, al talent del sabato sera di Rai1, dove balla in coppia con Sara Di Vaira e ha già conquistato l’accesso alla semifinale. Balla, anche bene e alcuni balli gli vengono meglio degli altri, anche perché lui ama la musica (suona la batteria nel tempo libero e non solo), ha dentro certi ritmi, determinanti movimenti e anche qualche passo che non ti aspetti.
Ride Andrew Howe, dell’atleta medagliato di un tempo, specializzato nella velocità e nel salto in lungo, oggi ha conservato intatti lo spirito di sacrificio, la voglia di faticare e il sogno di poter dimostrare che ha ancora qualcosa dentro, anzi più di qualcosa e lo dice, lo dirà a più riprese.
Ma uno che è nato a Los Angeles, è scritto che finisca al cinema.
«Ahahahaha, non ci avevo mai pensato. E’ una coincidenza singolare. Devo crederci? In effetti, non sarebbe sbagliato. Scherzo, ma è un mondo che mi piace, lo confesso. Lo frequento da un po’ e più passa il tempo più mi convinco che fa per me, mi ci trovo bene, a mio agio. Un domani chissà...».
Neanche tra tanto in effetti.
«Non so, da cosa può nascere cosa. Per ora nella mia vita ci sono dei paletti. Ho due anni fino all’Olimpiade a Rio, che resta il mio punto di arrivo. Mi sto allenando, ho un programma, ho tempo per fare la misura che mi serve per qualificarmi. Ma a Rio vorrei andarci, anzi, voglio andarci, lotterò con tutto me stesso. Io, in fondo, sono un atleta».
Giusto, ha ragione Andrew, noi lo avevamo scambiato già per un ballerino, perché in effetti finora ha mostrato sul palco di essere discretamente bravo. Le dà fastidio?
«No, perché?».
Sembrava.
«No, non vorrei confondere le due cose, nel senso che Andrew atleta va di pari passo con Andrew a “Ballando”. Io resto atleta, l’ho già detto tempo fa, basta con la velocità, non la faccio più, farò salto, quello sì, quello è il mio sport. Il ballo? Mi piace, mi trascina, sento che quella può essere la mia strada nuova».
Allora non era una sensazione sbagliata.
«Il mondo dello spettacolo lo sento molto mio, sinceramente. Mi piacerebbe lavorarci, ma vorrei fare un corso, studiare, prepararmi, ma questo è un altro discorso».
Dividiamoli.
«Ho un obiettivo: salto a Rio e poi...».
Lo dica.
«Faccio l’attore, studio per recitare, faccio televisione. Non so, lo spettacolo mi attira. Sarà un percorso di vita da fare dopo o insieme, ma quando non farò più l’atleta. Perché ci sarà un poi, inutile nascondersi, non sono infinito, la vita di un atleta quella è, puoi prolungarla per un po’ ma arrivi a un punto in cui devi per forza fermarti. Io non mi sono mai nascosto nel passato, nelle medaglie, in quel che è stato. Non mi sono mai messo davanti alle medaglie o alle foto in cui festeggiavo con il tricolore. Sono un ragazzo, ho 29 anni, e vivo nel presente, mica nel passato».
Ma se si volta indietro l’altro Howe lo vede lontano anni luce da questo di ora?
«Lontano, molto lontano. Ero piccolo piccolo, ero un altro io. Non ero maturo per quello che stavo vivendo. Ma nella vita credo che tutti gli sbagli alla fine servano in qualche modo a crescere e ad andare avanti. Io ho fatto proprio così, cerco di imparare e di parare...».
Cosa?
«Le critiche. In tutti questi anni ce ne sono state tante. Sono anni che combatto contro le critiche rivolte alla mia famiglia. Ma io non mollo, spesso dicono di me che non sono più un atleta. Non è così. Ripeto, sento ancora il bisogno di allenarmi, me lo chiede il fisico, ho la necessità di faticare, di stancarmi».
Lo sport cos’è per lei?
«Sarà sempre una parte di me. Non so stare senza. Io mi sento atleta, penso che mi allenerò sempre anche quando smetterò. Lo faccio da sempre, da quando avevo cinque anni, è cresciuto con me».
Smettere appunto. Ci ha pensato quando i malanni la tormentavano?
«No. Voglio l’Olimpiade a Rio, il mio riferimento è il 2016, il mio programma di lavoro arriva là. Speriamo, io ci credo. Poi mi godrò la vita. Sarà anche ora, no?».
Viva la sincerità, ma a “Ballando” come si trova?
«Mi diverto, sto soffrendo perché i ballerini non scherzano, vanno giù pesante e Sara (Di Vaira, la sua maestra; ndr) è una tosta. Io la faccio ridere così non è seria, la rilasso, perché lei è molto competitiva. La capisco. Anche io sono così. Mentalmente è duro, devi essere sempre concentrato, presente a te stesso con la testa, perché basta un attimo e saltano i passi».
La scorsa edizione ha vinto Elisa Di Francisca, chissà che lei quest’anno non la imiti.
«Sarebbe bello, ora sono in semifinale. Pazzesco il country, un minuto e mezzo divertente, ero dietro le quinte e provavo riprovavo. Mi piace anche la salsa, che è gioiosa come me, oppure il paso doble, sexy».
Faccia una promessa.
«Salto a Rio e faccio l’attore o la Tv. Sicuro».
