Tamgho, i salti rap dell'asso dai due volti

Tra trionfi e cadute, ecco la storia dell’iridato del triplo che vedremo al Golden Gala. S’ispira al Dalai Lama ma combina guai
Tamgho, i salti rap dell'asso dai due volti© ACTION IMAGES
Francesco Volpe
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«Guardare le stelle per atterrare sulla Luna. E’ l’immagine che ho in mente quando salto. L’atletica ha frenato la mia ambizione di diventare un rapper, ma adesso la mia musica è il salto triplo». C’è tutto Teddy Tamgho in queste parole. La classe del campione e il pizzico di follia di un ragazzo imprevedibile. Così lontano nella vita e così vicino in pedana al Jonathan Edwards prima versione, quello che non saltava di domenica per onorare il Signore e che negli altri giorni planava a 18 metri con il suo hop-step-jump quasi etereo. La fonte d’ispirazione di Teddy è il Dalai Lama, la filosofia e la spiritualità tibetana.
    Tamgho è uno dei gioielli più puri della ricchissima corona dell’atletica francese e una delle stelle annunciate del Golden Gala del 4 giugno. Ma non è solo un campione, uno dei tre uomini ad essere atterrati oltre il “muro” dei 18 metri nel triplo. E’ anche un ragazzo controverso, che in appena 25 anni ha già alternato giornate luminose a rovinose cadute, sofferto infortuni e patito squalifiche. Campione del mondo a Mosca 2013 e poco dopo squalificato per infrazione del codice antidoping. Questo è Tamgho, nel bene e nel male.

STUDIO - E’ un figlio dell’immigrazione. I genitori (separati) vengono dal Camerun. Lui è nato a Parigi ed è cresciuto nelle banlieue. Tra Sevran e Aulnay, a nord-est. L’atletica l’ha messo subito sulla strada giusta. Strada? Una pedana. Lungo e triplo, senza distinzioni. Se c’è da saltare, Tamgho non ha rivali, sin da ragazzino. A 19 anni vale già 17,33 ventoso e 17,19 regolare. Allenamento, passione, ma anche un approccio razionale, quasi scientifico. Youtube per studiare i filmati dei salti dei campioni del passato, manuali di allenamento per aggiornarsi di continuo, gli annuari per scoprire personaggi, misure, date della sua disciplina. Nel 2010, quando vince l’oro mondiale indoor a suon di record del mondo (17,90), capisce che ha raggiunto l’apice della parabola e decide di cambiare allenatore e vita. Chiede l’amicizia su Facebook al cubano Ivan Pedroso, quattro mondiali e un oro olimpico nel lungo, gli chiede di allenarlo, si trasferisce da lui ad Alicante, in Spagna, e rilancia. Pochi mesi dopo si conferma agli Europei indoor: primo a spese di Fabrizio Donato.

ERRORI - Questo è il lato dorato di Teddy Tamgho. Poi c’è quello oscuro, l’altra faccia della Luna dove immagina di atterrare. Nel 2011 si frattura una caviglia. Durante la rieducazione aggredisce Glodie Tudiesche, una giovane atleta di 19 anni, di origine congolese. Le versioni divergono. La ragazza sostiene che Teddy ha cercato di stragolarla, l’ha trascinata a terra per i capelli, l’ha presa a pugni, ha colpito amici e tecnici che cercavano di aiutarla. «Ha detto che mi avrebbe uccisa, era come posseduto». Il manager di Tamgho minimizza, parla di strattoni, non percosse. Una lite tra ragazzi, per un pettegolezzo. Solo che non è la prima volta: tre anni prima Teddy aveva aggredito una nuotatrice.
    La federazione lo ferma per un anno, ridotto a sei mesi per non fargli perdere i Giochi di Londra. Tamgho risponde attaccando stampa e “vittima” con un video rap che spopola sul web. Il tribunale del Frejus lo condanna a 5000 euro di danni e 50 giorni di lavori socialmente utili. Nel frattempo la caviglia fa male, deve operarsi di nuovo: addio Olimpiadi. Torna più forte di prima: oro a Mosca volando a 18,04 con uno stile meraviglioso. Armonia, equilibrio, rapidità d’azione: da 17 anni nessuno atterrava così lontano. Poi ancora cadute: la frattura alla tibia sinistra e, durante la convalescenza, la sospensione di un anno per tre “no show” all’antidoping. E’ rientrato a marzo, dopo venti mesi, saltando 16,78. Nel frattempo ha pubblicato il suo primo singolo: “#Champion”. Ora fa rotta sul Golden Gala. Magari non volerà sulla Luna, ma sarà comunque uno spettacolo.


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