Vlasic, il fenicottero torna al Golden Gala

Il 4 giugno l'Olimpico riabbraccerà la bella croata, che per un centimetro non ha toccato il cielo
Vlasic, il fenicottero torna al Golden Gala
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Il Golden Gala attende Blanka Vlašic. Il fenicottero delle pedane, forte di quei 108 centimetri che papà Joško e mamma Venus hanno disegnato per le gambe della figlia, futura campionessa. In Croazia è una celebrità sportiva e mediatica. Se col metro e novantadue di altezza è la più imponente specialista in circolazione, è grazie al viso magnetico e lo sguardo assassino che occupa regolarmente le cover delle riviste sportive e non, su tiratura nazionale. Lo sport è nel DNA di famiglia. Il padre stabilì il record nazionale del decathlon, tuttora insuperato, nel giugno del 1983. Pochi mesi dopo, con nel mezzo la partecipazione di Joško alla prima edizione dei campionati del mondo (1983) e l’oro ai Giochi del Mediterraneo, nacque Blanka, la predestinata. Quattro titoli mondiali, due all’aperto e due indoor, l’oro europeo di Barcellona, il maledetto argento olimpico di Pechino. Si può perdere la medaglia d’oro saltando 2,05? Sì, è successo a lei, e poco importa che quel risultato sia il migliore di sempre per un secondo posto, resta il rimpianto per il trionfo più bello, quello a Cinque Cerchi, che manca alla sua sterminata collezione. Con 2,08 è la seconda specialista di tutti i tempi, e anche quella che più di tutte ha provato, invano, a superare il record mondiale (2,09) di Stefka Kostadinova.

A grandi altezze, Roma offre il meglio. La bulgara accarezzò il cielo in un magnifico pomeriggio romano di fine agosto, nell’edizione 1987 dei Mondiali. La Vlašic c’è andata vicino molte volte, sembrava fatta e invece quel centimetro, così esteso pur se rapportato ai regali 192 di Blanka, la fa ancora sognare. A Roma vanta quattro successi oltre i due metri e detiene il primato del meeting (2,03) in coabitazione con altre tre atlete. Col pubblico il rapporto è intenso e ricco di amore, tantissimo, ricambiato: sorrisi, smorfie, balletti, reciproci applausi, e la tensione spazzata via con un urlo a occhi sbarrati quando il fenicottero la mette giù dura e l’asticella viene superata. Non mancano i silenzi, la ricerca della concentrazione e dell’isolamento negli istanti che precedono un salto su una misura importante. E’ in quella solitudine, dove i rumori della pedana e dello stadio non posso entrare, che Blanka cerca e trova se stessa nella sfida alle leggi di gravità. Il 4 giugno Roma l’attende di nuovo per vederla sfidare vecchie e nuove avversarie: le russe Mariya Kuchina e Svetlana Shkolina, la spagnola Ruth Beitia, la polacca Kamila Licwinko e la nostra Alessia Trost. Sarà spettacolo.




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