Doping, Martina Caironi trovata positiva

La due volte campionessa paralimpica sui 100 metri ha fallito il test a sorpresa della Nado ed è stata sospesa in via cautelare: "È una crema che uso per ferite da protesi"
Doping, Martina Caironi trovata positiva© ANSA
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ROMA - Martina Caironi, medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Londra e Rio nei 100 metri e portabandiera della rappresentativa italiana nell'edizione brasiliana, è risultata positiva a un test antidoping a sorpresa ordinato da Nado Italia. La sostanza proibita rinvenuta è un metabolita di steroide anabolizzante.

Caironi, la nota della Nado

La Seconda Sezione del Tna, "vista la richiesta - riferisce Nado Italia - di immediata sospensione dall'attività agonistica dell'atleta, tesserata Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, presentata in data odierna dalla Procura Nazionale Antidoping, rilevato che l'atleta in questione è risultata positiva alla sostanza Clostebol Metabolita all'analisi del primo campione al controllo fuori competizione effettuato dal Comitato Controlli Antidoping di Nado Italia il 17 ottobre 2019 a Bologna, ritenuta sussistente la competenza della Seconda Sezione del Tna, giuste le disposizioni recate dall'art. 24, comma 2, del vigente Codice Sportivo Antidoping, vista la comunicazione dell'Ipc in data 6 novembre 2019; visto l'art. 21, comma 2, del vigente Codice Sportivo Antidoping dispone l'immediata sospensione dall'attività dell'atleta".

Doping, la difesa di Martina Caironi

"Conosco la sostanza contenuta nella crema cicatrizzante che ho assunto: l'ho acquistata a gennaio dopo tre mesi di sofferenza per un'ulcera all'apice del moncone. Si tratta di una ferita aperta che nessuno farmaco è riuscito a richiudere". Martina Caironi, in una dichiarazione all'ANSA, spiega così la positività al doping. “All'ultimo controllo di ottobre ho dichiarato tale sostanza. Mi ritrovo a dover saltare un Mondiale in un anno fondamentale senza ancora aver provato una definitiva cura per la mia ulcera”. La campionessa azzurra, che da domani sarebbe stata impegnata a Dubai per i mondiali di atletica paralimpica, spiega di aver avuto l'ok all'uso della pomata. "In attesa dell'esito delle controanalisi del campione B - sottolinea l'atleta - sono a conoscenza della sostanza contenuta nella crema cicatrizzante che ho assunto. E che ho comprato nel gennaio 2019 dopo tre mesi di sofferenza per un'ulcera all'apice del moncone. Si tratta di una ferita aperta che nessuno farmaco è riuscito a richiudere e nemmeno il non utilizzo delle protesi da cammino e da corsa, con evidenti disagi importanti. A gennaio chiedo al medico federale la possibilità di usare questa crema e mi viene detto che deve essere impiegata in modo locale e a piccole dosi, e che non è necessario il TUE (esenzione per uso terapeutico ndr) per le quantità troppo basse. Faccio il test antidoping a luglio che risulta negativo. Da quel momento la ferita si apre altre due volte ma in maniera meno grave e quindi ritengo di poter continuare in piccole dosi in quanto sicura di non incorrere in alcun tipo di infrazione".


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