ROMA - Il caso Schwazer ha scioccato il mondo dello sport con l'archiviazione del caso di doping per il marciatore originario di Vipiteno. All'indomani, Sandro Donati, allenatore dell'atleta campione della 50km a Pechino nel 2008, è tornato a parlare dell'accaduto: "Non è mai piaciuto che io lavorassi con un atleta che aveva avuto problemi col doping, la mia scelta ha destabilizzato un ambiente che aveva bisogno che uno di quei pochi positivi non fosse tolto dalle loro grinfie poiché loro basano la loro credibilità e la loro severità sui pochi numeri che riescono a prendere ogni tanto, l'antidoping è controllato politicamente e tenuto basso nei livelli di efficacia". Sono queste le parole del coach di Scwazer a 24Mattino su Radio 24. Donati ha poi aggiunto: "Nel momento in cui si è creata la falsa positività qualcuno l'ha sostenuta ed è stata l'occasione per colpire me. Io avevo avuto un ruolo molto importante in una precedente indagine in rappresentanza della WADA, mi erano stati affidati materiali giudiziari sequestrati a indagati e in un computer avevo trovato un gigantesco database che ricostruiva 12 anni di analisi ematiche fatta dalla federazione internazionale agli atleti di tutto il mondo, con una montagna di valori anomali sui quali la federazione non era intervenuta, una porcheria incredibile per cui per tanti anni invece che fare l'antidoping era stata fatta solo una raccolta di dati"
Olimpiadi di Tokyo
L'allenatore di Schwazer ha anche risposto alla possibilità di vedere Alex Schwazer alle Olimpiadi di Tokyo: "Con il poco allenamento che ha fatto già in Italia non lo batterebbe nessuno, se si risolve la faccenda a livello politico e lui può rientrare con un paio di mesi di allenamento lo metterei nella condizione che sarebbe molto difficile batterlo anche a livello mondiale". Sandro Donati ha poi aggiunto: "Purtroppo ha poco tempo per allenarsi perché deve lavorare per portare avanti la famiglia, ha dovuto restituire premi e spendere un sacco di soldi per avvocati e consulenti. Ci sono stati vicini in maniera chiara soltanto il presidente del Coni e il segretario generale, Malagò e Mornati, vicini dal punto di vista umano e pratico, sempre e con discrezione, dovendo stare anche attenti perché sarebbero stati attaccati, per il resto non abbiamo sentito mai nessuno". Infine, Donati ha concluso sulla lontananza degli altri atleti: "Dagli altri atleti la solidarietà è stata poca, ci sono stati dei mestatori che hanno cercato di aizzare gli atleti contro Alex ma nella realtà non c'è stata una vera presa di posizione".