Il drammatico racconto di Manyonga: "Rubavo nelle case e mi drogavo"

Il campione del mondo di salto in lungo ha combattuto per anni la sua dipendenza dal tik, una variante della metanfetamina
Il drammatico racconto di Manyonga: "Rubavo nelle case e mi drogavo"© Getty Images
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ROMA - "Dopo la morte di mia madre, le cose per me sono precipitate. Ho fatto uso di droghe per non sentire il dolore. Volevo solo addormentarmi fino al punto di non sapere che data fosse". Così l'atleta sudafricano Luvo Manyonga, campione del mondo (oro nel 2017) e medaglia olimpica (argento nel 2016) nel salto in lungo, racconta alla Bbc i suoi ultimi, complicati, trascorsi. Mayonga ha infatti avuto diversi problemi con l’antidoping a causa della sua presunta dipendenza dal tik, una variante della metanfetamina che lo aveva costretto a partecipare a un programma di riabilitazione di un mese prima della Coppa del Mondo 2017 a Londra, che lo ha poi visto protagonista con la vittoria della medaglia d’oro. "Sarei potuto morire, facevo cose folli", ammette l'atleta. "Non vorrei menzionarle tutte, ma ho fatto alcune delle cose che fanno i drogati, come rubare, rubare auto, entrare nelle case".

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Dramma Manyonga: "Dio mi ha aiutato, devo ritrovarmi"

In Sud Africa il tik viene consumato in cannucce, prima di essere riscaldato, spesso in una lampadina rubata, e poi fumato. "Ero un ragazzino, ci sono passato e l’ho superato", aveva spiegato Manyonga alla Bbc in un'intervista del 2017. Passa qualche anno e Manyonga rimpiomba in un nuovo tunnel dal quale cerca ancora oggi, e con fatica, di uscirne: "Ero un po' bullo a causa della mia dipendenza ma sono contento perché Dio era con me. Grazie a lui sono ancora vivo". L'ex campione del mondo racconta anche i momenti più drammatici della sua storia: "C'era un pensiero che mi veniva quando ero sotto effetto del tik. Diceva: 'Ogni volta che usi le sostanze, torni al massimo'. Pensavo quindi che drogarmi e gareggiare fosse la cosa giusta ma mentivo a me stesso. Erano le droghe a parlarmi". Manyonga ha ricevuto diverse sospensioni dall'Athlets Integrity Unit che lo hanno messo fuori gioco: potrà tornare a gareggiare solo nel dicembre del 2024. "Capisco la mia sospensione", ammette. "E' stata dura stare fuori ma sono un tipo forte". L’atleta sudafricano non ha più un agente, un telefono, vive in un indirizzo diverso dal suo, non utilizza i social e non ha un indirizzo mail. Vive isolato con un solo obiettivo, quello di ritrovarsi: "Ora devo solo ritrovare Luvo. Non il campione del mondo, non il drogato: solo Luvo".  





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