Ceccarelli, lo sprinter che ha battuto Jacobs: “Stavolta ho fatto fumo”

"La svolta quattro mesi fa: ho tolto i plantari e non mi faccio più male"
Ceccarelli, lo sprinter che ha battuto Jacobs: “Stavolta ho fatto fumo”© FIDAL GRANA
Christian Marchetti
4 min

È juventino come Tortu. «Filippo non lo conosco molto bene. L’ultima volta l’ho incrociato agli Assoluti del 2020». Precisamente il 28 e 29 agosto 2020, a Padova, quando Samuele Ceccarelli corse un 100 da 10”67 e un altro da 10”71. Sui 100 ha un personale di 10”45 che risale al 2021, sui 200 da 21”60. Sui 60 è passato dal 6”72 del 2019; al 6”58 dello scorso 10 febbraio a Berlino, quando la gente ha cominciato a esclamare «Però, questo Ceccarelli!»; al 6”54 di domenica, quando è ufficialmente entrato negli incubi di Marcell Jacobs, al nono posto della classifica mondiale del 2023 e al terzo di quella europea dietro al britannico Prescod (6”49) e al tedesco Hartmann (6”53). Ma soprattutto tra i fantasmi di un Marcell Jacobs che, prima di lui, aveva perso soltanto da un altro italiano: appunto Filippo Tortu, appunto nel 2020. 

Orgoglio massese

Samuele, 23enne dell’Atletica Firenze Marathon, è di Massa come Luigi Benedetti, che nel 1973 sconfisse un certo Pietro Mennea sui 200. Oggi Benedetti ha 71 anni e ancora una passione viscerale per l’atletica. «Siamo in contatto. Mi ha chiamato dopo la finale di Ancona per complimentarsi e dirmi che era ora che la nostra città guadagnasse uno sprinter vincente in più». Altra connessione toscana di prestigio quella con la famiglia Iapichino, entrando nella scuderia dell’agenzia Jump. Da qualche ora Ceccarelli è però in un’altra dimensione. «Domenica sera ho detto che mi mancavano le parole. Ora sono arrivate, ma con esse anche la paura di non ricordare più nulla di quella gara. Però poi ne ho visto e rivisto le immagini e posso definirla un’impresa, considerando la compagnia». 

Avvocato

Le parole di Samuele prendono forma attraverso un eloquio forbito da uomo di legge. «Sono iscritto al quinto anno di giurisprudenza, a Pisa, ma non sono in pari con gli esami. Mi fa sorridere che tutti mi chiamino “Avvocato” sebbene abbia dato solo due terzi di diritto privato e quindi sia solo mezzo (la citazione è quella del noto detto “diritto privato, mezzo avvocato”; ndr) e che la mia preparazione fisica venga accostata al mio percorso accademico». Ci piace però immaginare Samuele, ad Ancona, gridare «Mi oppongo, Vostro Onore!», mettendo tutto se stesso per ribaltare il verdetto della giuria. «In finale ho cercato di mantenere la concentrazione sul traguardo e di stare tranquillo. Di Jacobs, il mio coach (Marco Del Medico; ndr) mi aveva detto di non perderlo, di restargli attaccato, e così ho fatto. Non ho mai pensato di aver vinto, durante la gara non hai il tempo di pensare nulla. Ho cercato solo di spingere. Cosa ci siamo detti io e Marcell? L’ho semplicemente ringraziato prim’ancora di conoscere il risultato. Non sono in molti a poter dire di aver sfidato un campione olimpico. Lui è stato umano, tranquillo, ben disposto a “confondersi” con me». 

Plantari

Il nuovo campione italiano sui 60 vive, studia e soffre per la Juve a Massa. Tutti i giorni mezz’ora d’auto per raggiungere il “Falcone e Borsellino” di Pietrasanta, casa dell’Atletica Pietrasanta Versilia dell’ex martellista Nicola Vizzoni. Europei Under 20 a Boras e Under 23 a Tallinn, mentre la svolta della carriera senior risale all’ottobre dell’anno scorso, «quando assieme all’allenatore ho deciso di non utilizzare più dei plantari che avevo cominciato a usare per qualche fastidio e che invece potrebbero aver influito su infortuni più seri». Microfrattura da stress al perone. Prima destro, poi sinistro. Negli ultimi due anni un’odissea fatta di riposo assoluto e magnetoterapia, ricordando magari con nostalgia i tempi in cui correva da bambino. «Alle Elementari mi slacciavo il grembiulino, attaccavo a correre come un matto e, grembiule al vento, urlavo “Faccio il fumo!” A quel punto cominciai con l’atletica, ma durai un mese. Attaccai allora col karate, che mi ha insegnato molto dal punto di vista mentale. A 16 anni però sono tornato all’atletica ed eccomi qui». Quanto può valere ora il suo 6”54? Secondo Di Mulo potrebbe arrivare a lavorare intorno al 10”20, ma solo curando al massimo il lanciato e dunque gli ultimi 40 metri. «Ah, io calcoli non ne faccio. Continuerò a lavorare, questo sì». Detta così, di questi tempi, quella di Samuele suona proprio come una minaccia. 


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