Tamberi, l'intervista: "Senza mio padre allenatore c'è un'aria nuova"

Quasi dieci mesi dopo la sua ultima gara Gimbo ha deciso a sorpresa di rimettersi in gioco: le sue parole prima della Coppa Europa di Chorzow
Tamberi, l'intervista: "Senza mio padre allenatore c'è un'aria nuova"© EPA
Franco Fava
6 min

«Scusate il ritardo. Solo dopo aver superato l’ultimo test tecnico ho deciso lunedì sera di tornare in pedana domenica agli Europei a squadre di Chorzow». Quasi dieci mesi dopo la sua ultima gara, che il 7 settembre a Zurigo gli consegnò il secondo trofeo della Diamond League con il miglior volo della stagione a 2,34, Gianmarco Tamberi ha annunciato a sorpresa che farà l’esordio nell’ultima giornata della manifestazione a squadre in cui l’Italia ha il difficile compito di migliorare lo storico secondo posto in Europa di due anni fa. A lottare nella manifestazione a 16 squadre, non ci sarà Marcell Jacobs, ma l’Italia può contare sul 31enne campione olimpico, tornato nell’agone agonistico con ancora più entusiasmo. In una lunga intervista via Zoom il marchigiano racconta come ha superato il trauma del divorzio da papà coach Marco e come ha impostato la sua lunga rincorsa verso i Giochi di Parigi 2024.

A cosa è dovuto il ripensamento?
«Uno dei motivi, a parte quello tecnico, che mi ha convinto è stato il richiamo della Nazionale: non volevo perdermi lo spirito di squadra anche se confesso sarà una scommessa rimettermi in gioco subito già in questa manifestazione».

In questi mesi è rimasto in disparte: niente gare indoor e niente Golden Gala a Firenze.
«Con il mio team ci siamo un po’ isolati a causa dei profondi cambiamenti cui ero andato incontro dopo il divorzio tecnico da papà. Non volevo incomprensioni. La Fidal mi aveva inizialmente chiesto di accettare la convocazione per Chorzow, io avevo risposto che non sarebbe stato opportuno esordire in una competizione il cui regolamento prevede massimo quattro errori in totale. Era un rischio per me e per l’intera squadra. Poi il test fatto ad Ancona mi ha convinto anche sul piano emotivo: ho ritrovato tanto entusiasmo e la voglia di respirare l’atmosfera agonistica. Tornare a saltare subito con la maglia azzurra mi dà emozioni. Domani stesso (oggi, ndc) parto per la Polonia. So bene che è una scommessa questa prima gara, ma vado con la carica giusta».

Come mai ha abbandonato la guida tecnica di papà Marco, affidandosi a Giulio Ciotti, nell’anno in cui si è confermato al vertice in Europa?
«Ora respiro un’aria nuova, mi sembra di essere tornato ragazzo. Con papà ho sempre avuto un rapporto problematico, lui non sapeva ascoltarmi e negli ultimi tempi erano sorte forti incomprensioni sulle metodologie di allenamento: la scorsa estate, prima dei Mondiali di Eugene (dove fu 4° con 2,33, ndc), avevo una gamba a pezzi, un problema che lui sottovalutava. Lavoravamo ognuno per conto proprio, oggi invece il lavoro è di squadra. Da una parte Giulio con il preparatore Michele Palloni e dall’altra il team sanitario. Avevo bisogno di essere ascoltato e loro mi ascoltano».

Sempre insieme nella gioia e nel dolore: a settembre il matrimonio con Chiara e una settimana dopo il fantastico bis in Diamond League.
«Siamo insieme da 13 anni e lei ha sempre avuto un ruolo importantissimo. Condividiamo tutto, lei c’è sempre».

A Chorzow non ci sarà Jacobs, purtroppo, quindi le toccherà di nuovo il ruolo di capitano.
«Marcell sta vivendo un momento difficile, è stato attaccato sui social e le frecciatine dei rivali a volte possono far male. Gli ho parlato e l’ho incitato a non temere di aver sbagliato strada perché gli infortuni sono sempre in agguato. Io ne so qualcosa. Sono certo che appena avrà ritrovato i giusti equilibri andrà più forte di prima. Mi dispiace che non ci sarà, ma ho fiducia in Ceccarelli».

A proposito di infortuni, lei due anni fa, sempre a Chorzow, fu costretto a stare in tribuna perché infortunato e l’Italia conquistò uno storico secondo posto, a due punti e mezzo dalla Polonia.
«E non c’era nemmeno una riserva. Ecco, con il mio nuovo staff abbiamo lavorato per evitare gli infortuni. Ho sistemato tutti i problemi fisici che avevo accumulato. Sono ansioso di iniziare la stagione finalmente integro e guardare con fiducia a Parigi 2024».

A fine agosto i Mondiali, dopo quello olimpico, i due europei e quello iridato indoor nel 2016, è l’unico titolo che ancora le manca. Quali saranno le tappe da qui a Budapest?
«Se tutto andrà per il meglio il 2 luglio andrò in pedana nella Diamond League di Stoccolma, poi il 16 nella tappa di Silesia. Prima dei Mondiali vorrei fare ancora un paio di gare».

Finora i suoi avversari non è che abbiano fatto cose eccezionali, la specialità sembra ferma al 2,33 dell’australiano Baden e dello statunitense Harrison, con il coreano Woo e il cinese Wang un centimetro più sotto.
«Ma era così anche prima dell’Olimpiade, quando con 2,35 non si è andati oltre il 5° posto, e ai Mondiali di Eugene pure, con 2,33 sono rimasto giù dal podio... La realtà è che quando si salta per una medaglia tutti spiccano il volo».

Tra i 16 in pedana domenica, spicca solo il 2,31 indoor dell’olandese Amels, con il polacco Kobielsi a 2,26 all’aperto.
«Non faccio pronostici: non guardo mai agli avversari, preferisco concentrarmi solo su me stesso».

Chi è il favorito ai Mondiali?
«Di sicuro Mutaz Barshim (il qatarino col quale condivise l'oro di Tokyo a 2,37 e quest’anno fermo ancora a 2,24 nella tappa inaugurale DL di Doha, ndc): è il più forte della storia. Un gradino sotto metterei Harrison, Woo e il neozelandese Kerr».

E lei dove si mette?
«Nel club dei supereroi, non dimenticando che a volte siamo tutti “superfragili”».


© RIPRODUZIONE RISERVATA