Italia, tanti talenti che vengono da lontano

Il commento di Franco Fava sul successo dell'Italia agli Europei
Italia, tanti talenti che vengono da lontano© Getty Images for European Athletics
Franco Fava
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I critici di professione diranno che sì, abbiamo vinto perché i team più blasonati erano privi di molte punte. Ma gli assenti hanno sempre torto, soprattutto quando si domina in Europa con un punteggio monstre anche grazie ai sette successi individuali e a tanti piazzamenti in fascia alta. Quello di Chorzow è un successo storico perché era dal 1965 che l’atletica azzurra rincorreva la prestigiosa manifestazione uscita dal cilindro di Bruno Zauli. Dagli anni Settanta-Ottanta, in cui lottavamo per non retrocedere dal G8 dell’atletica, a questa bellissima realtà costituita da campioni conclamati, ma anche da giovani talenti arrivati in fretta e bene alla maturazione agonistica.

Abbiamo vinto, anzi stravinto con due gare di anticipo e con un gran punteggio (425,5), 24 di margine sulla Polonia, addirittura 39 rispetto alla Germania. E abbiamo primeggiato pure nella conta delle medaglie (14). Fin dal primo giorno i nostri hanno spazzato via le ambizioni dei padroni di casa, che due anni fa ci precedettero per soli due punti e mezzo. Allora era la vigilia dell’Olimpiade di Tokyo, poi passata alla storia per i cinque ori. Tra meno di due mesi andremo ai Mondiali di Budapest e tra 400 giorni ai Giochi di Parigi. Lecito chiedersi quanto valga in prospettiva questo primo, solido e convincente trionfo, primi tra i primi nel Continente.

Da Tamberi a Jacobs

Questa affermazione collettiva ci dice due o tre cose rilevanti da tenere a mente. La prima è puramente tecnica. Gimbo Tamberi c’è, se dopo nove mesi di assenza torna e vince la sua prima Coppa. Ceccarelli sui 100 non è una meteora, il ruolo di vice Jacobs inizia a stargli stretto, fors’anche in staffetta. Sibilio sui 400 hs riparte dai valori che lo promossero alla finale olimpica a Tokyo. E sono realtà conclamate quelle dei giovanissimi Larissa Iapichino e Mattia Furlani: anche quando non vincono stanno sempre lì incollati ai campioni più celebrati.

«Abbiamo fatto un pezzo di storia, ma ricordiamoci che è solo un passaggio», il commento del d.t. La Torre. «Questo spirito di squadra non l’avevo visto nemmeno nella mia atletica degli anni 80», l’analisi del presidente Mei. Entrambi ringraziano Zauli, Nebiolo, gli ex coach azzurri Rossi, Vittori, Locatelli. Mentre il nostro pensiero va anche a Stefano Baldini: nel suo ruolo di direttore tecnico del settore giovanile e sviluppo fino al 2018 ha forgiato molti di quei talenti oggi giunti a maturazione. Da fenomeni nelle rassegne continentali e mondiali di categoria, oggi siamo vetrina invidiata da molti anche a livello assoluto. Un processo cui ha contribuito lo spirito di emulazione dopo i trionfi a cinque cerchi. Ma ieri sera a Chorzow il nome che echeggiava era quello di un assente alla festa: Marcell Jacobs. I neo campioni europei lo attendono con ansia di nuovo in pista.


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