La grande festa di Tamberi per il Mondiale: baci alla mamma e alla moglie

A Budapest vince e festeggia anche col bagno nella vasca dei 3000 siepi: lo show di Gimbo
La grande festa di Tamberi per il Mondiale: baci alla mamma e alla moglie© EPA
Franco Fava
4 min

BUDAPEST - "Pazzesco, una sensazione unica che mi ripaga di tanti sacrifici e sofferenze". E ora chiamatelo “Mito”. Nessuno come lui. Dopo l’oro olimpico, il mondiale indoor 7 anni fa, due corone europee e due trofei Diamond League, e dopo il terribile e traumatico incidente del 2016, alla vigilia dei Giochi di Rio, Gianmarco Tamberi ha coronato il sogno a lungo cullato: la corona mondiale assoluta. L’unica che ancora mancava nella sua collezione. Lo ha fatto in una serata indimenticabile, due giorni dopo aver rischiato di non qualificarsi, con tutta la curva a incitarlo con un tifo da calcio, prima, durante e dopo una gara sofferta alle misure basse e poi dominata con un crescendo travolgente fino a 2,36 che ha lasciato di stucco anche l’amico d’oro olimpico, Mutaz Barshim, al quale ha negato il poker iridato relegandolo al gradino più basso del podio, dopo aver duellato fino a quota 2,38 con lo statunitense Harrison. E gli arrivano i complimenti di Giovanni Malagò, presidente Coni: "Grande Tamberi, W l’Italia".

Con Tamberi arriva la numero 13

Con Gimbo l’Italia fa 13, tanti gli ori iridati conquistati dal 1983. Solo Alberto Cova, rivelatosi proprio 40 anni all’edizione inaugurale dei Mondiale a Helsinki sui 10.000, era stato capace di mettere in fila tutti i trofei più prestigiosi. Ma quella di Gimbo è tutt’altra storia. Fatta di passione, dedizione e tanto coraggio, come quello avuto quando a inizio anno ha mandato in pensione papà-coach Marco per affidarsi al team di Giulio Ciotti (11° nella finale iridata di Berlino 2009), non senza qualche critica. "Non mi sento da tempo con papà, ma questo oro è anche merito suo - si racconta - Dopo 12 anni doveva cambiare percorso prendendomi anche dei rischi, ma con Giulio e Michele, siamo un team unico".

Gimbo, più forte di tutto

Una carriera in cui è caduto più volte e altrettante ha saputo rialzarsi. Sempre più forte di prima. Una carriera che non è finita nella magica notte di Budapest, e che continuerà a far sognare almeno fino a Parigi 2024. Due ore di pura adrenalina. Aizzando i tifosi, tra i quali la moglie Chiara e un centinaio di amici e parenti arrivati da Ancona. Lo si vedeva girare in lungo e in largo la pedana, battersi contro la forza di gravità. Un conto in sospeso: 4° un anno fa Eugene, 8° nell’edizione di Pechino 2015 e Doha 2019 ed eliminato a Londra 2017, quando non seppe resistere a tornare a volare dopo la frattura alla caviglia dell'anno prima a Montecarlo. Entrava in gara a 2,25 ed era subito errore. Ma era l’unico che commetteva in due ore di salti. Rimediava al secondo tentativo, così come Barshim, e superava al primo i 2,29. Al termine della serie a questa quota, era ancora 5°, dietro Harrison, il coreano Woo, alla pari con Barshim e il cubano Zayas. Le medaglie si giocavano a 2,33: il qatarino volava su leggero, così Harrison ma anche Gimbo non era da meno. La svolta per l’oro a 2,36: Barshim metteva a segno tre errori di fila, Harrison era costretto a ricorrere. Tamberi invece avvolgeva l’asticella con azione leggera ma efficace senza nemmeno farla vibrare al primo tentativo. «Lo sapevo che si poteva vincere a 2,36; sono rimasto lucido». Woo, uno dei favoriti, usciva di scena. L’azzurro, già con l’oro in tasca per minor numero di errori, e lo statunitense si sfidavano a 2,38. Tre nulli per entrambi e la storia si chiudeva. Tanto per non smentirsi Gimbo richiamava i giudice e chiedeva un ultimo show con l’asticella a 2,40.


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