© Getty Images Diaz e l'oro da urlo con un solo salto: i retroscena di un campione
Riconoscenza? Rivalsa? Rivoluzione? Chiamatela come volete, avrà comunque la faccia, il sorriso e il cuore di Andy Diaz, ragazzo di simpatia rara, trent’anni a Natale prossimo, nato e cresciuto a Cuba, volato quattro anni fa in Italia e diventato italiano grazie al suo allenatore Fabrizio Donato. Guadagnata la cittadinanza tra mille peripezie, arrivando anche a dormire per strada, Andy ha potuto vestire l’azzurro solo ad agosto, quando ha vinto il bronzo ai Giochi di Parigi dicendo: «Vabbè, ma io voglio sentire l’inno di Mameli». E allora due settimane fa è diventato campione europeo indoor, mentre nella notte italiana tra giovedì e venerdì si è laureato campione mondiale indoor. Lo ha fatto al “Cube” di Nanchino, in Cina, ottenendo grazie a un solo salto l’oro numero otto per l’atletica italiana in 22 edizioni dei Mondiali in sala (la prima del 1985 aveva l’etichetta di “Giochi mondiali”). Per il salto triplo, il secondo oro dopo quello di Paolo Camossi nel 2001. Ed è proprio Camossi, oggi responsabile azzurro dei salti, a consegnare la bandiera tricolore a questo leone indomabile che vive con mammà a Castelporziano. Un romanzo.
Andy Diaz, un solo salto per la storia
Nemmeno il tempo di finire il riscaldamento e di assaggiare il temuto format dei salti in estensione a Nanchino (tre tentativi per tutti, quarto per i migliori dieci, quinto per i migliori otto e sesto per i migliori tre) che Andy Diaz è già nella storia. Il suo primo e unico tentativo (a parte coach Donato ci spiega perché unico) lo spedisce a 17 metri e 80 da un asse di battuta a cui regala solo 7 centimetri. Una grande prova che gli vale il record italiano, cinque centimetri più in là rispetto al 17,75 saltato all’aperto al Golden Gala 2023 di Firenze, nella sua prima gara da italiano su suolo italiano; e sette oltre il 17,73 del precedente “primato indoor” (a livello regolamentare non c’è più distinzione) proprio di Fabrizio Donato. Anno 2011! Consulti le statistiche e trovi solo bellezza: oltre che prima misura del 2025 al mondo, il 17,80 è il terzo risultato nella storia dei Mondiali indoor e quello che segna il più ampio margine sul secondo classificato: 47 centimetri, contro i 40 con cui si impose lo svedese Olsson 21 anni fa a Budapest. Dopo il salto-monstre, il 29enne delle Fiamme Gialle infila un nullo, tre rinunce e un altro nullo. Dunque mezzo metro più in là il resto del mondo, a cominciare dall’argento di casa Zhou (17,33) e dal bronzo del Burkina Faso Zango (17,15, squalificato il brasiliano Dos Santos che atterra a 17,22 ma con scarpe irregolari). Chiude nono l’altro azzurro Simone Biasutti.
Andy Diaz, le promesse
«Avevo detto che avrei vinto e l’ho fatto: mi piace mantenere le promesse - dice Andy nella pancia del “Cube”, prima di accennare due passi di salsa - Parigi ha aperto un rubinetto e questo risultato parla da solo. Ci vediamo in estate...». Lo stile è quello del tizio tronfio al bancone del bar, ma in fondo è un personaggio. In realtà c’è tanta carica mista ad autoironia e ottimismo. «Mi dispiace aver tolto il record a Fabrizio, lui per me è un allenatore, un amico, un mental coach. Qualcuno con cui condividere gli stessi pensieri. Visto il risultato, però, mi ha detto che va bene così», sghignazza. Lo spazio dediche, invece, è per «mamma, la mia famiglia, la famiglia di Fabrizio e il dottor Napoli che mi ha rimesso in sesto prima di questa gara». Quanto all’azzurro, invece, «mi porta bene, punto. È diventato il mio colore preferito».
Andy Diaz promette i 18 metri
Nell’altra finale, nuovo piazzamento di prestigio per Manuel Lando, dopo il quarto posto agli Europei di Apeldoorn. È sesto nel salto in alto vinto dal coreano Woo, l’unico in grado di valicare 2,31. Prestazione da applausi del ventenne Giovanni Lazzaro, che acciuffa la semifinale degli 800 nella difficilissima quarta batteria dominata dal favorito Hoey. Nelle batterie femminili, non basta invece l'orgoglio di Eloisa Coiro. Che poi, però, sui social festeggia l’oro di Andy. Questa (bellissima) Italia vive di splendidi esempi. E non solo... «Se penso ai 18 metri? Certo - chiude Andy da Castelporziano - è la mia nuova promessa». Andy, lo hai detto!
