Un'intervista speciale. Anzi, una confessione tra due amici. Marcell Jacobs ha raccontato a Fiona May le sensazioni prima di scendere in posta agli Europei di Roma, una grande prova generale prima della Olimpiadi.
Marcell, come stai?
"Bene, molto bene. Sono tornato in questa splendida città, mi mancava questo stadio incredibile, quindi sono pronto a iniziare la mia stagione".
Che rapporto hai con Roma?
"La Capitale è il posto in cui mi sono trasferito, dove ho preparato la mia ultima Olimpiade. Mi ha regalato tante emozioni, tante vittorie, ma anche sconfitte che fanno parte del gioco e sono importanti perché ti aiutano a crescere. Comunque ho dei ricordi super che mi legano alla città".
Come ti senti a preparare un evento così grande come gli Europei di Roma?
"Sono pronto e carico. Questi mesi di allenamenti in America mi hanno aiutato, non solo per la parte atletica. Mi è servito per tornare in contatto con me stesso, ho ritrovato un Marcell che si era perso e aveva bisogno di capire cosa volesse veramente dalla vita. Ho recuperato energia, carica e motivazione per tornare a gareggiare e rimettermi in gioco. I Campionati Europei in casa avranno tutto un altro valore, per me saranno importantissimi e in più sono il campione europeo in carica. Correre davanti alla tua gente, al tuo popolo che ti supporta con la maglia azzurra indosso è un qualcosa di incredibile e non vedo l’ora che arrivi quel momento".
Il bello di te è che sei umano, tranquillo. Mi ha fatto piacere sentirti raccontare che sei andato via per ritrovare te stesso. Spesso tanti non sanno che essere un campione diventa pesante psicologicamente.
"Sì, parliamo di questa pesantezza che comporta la vittoria di una medaglia olimpica. Prima pensavo che una volta vinto l’oro, tutto poi sarebbe diventato più facile. Invece lì è iniziato il vero lavoro e la parte difficile. Sono una persona che si è sempre messa in gioco, non ho mai avuto paura delle sconfitte e delle delusioni perché fanno parte del nostro sport. Magari si potesse sempre vincere, tutti vorrebbero farlo, ma bisogna fare degli step per arrivare a quello. Io sono un essere umano come tutti, ho le mie paure, le mie difficoltà. Ammetto che prima di entrare in gara ho paura, è una parte normale che ho imparato ad accettare. Fa parte di dover affrontare la gara ed è un adrenalina che mi serve. Tutto questo l’ho imparato col tempo, con i brutti momenti, le delusioni, le sconfitte, che sono una parte importante per noi atleti. Dobbiamo essere bravi a guardare quella difficoltà e capire cosa ci abbia insegnato e poi da lì trasformarlo in qualcosa che ci servirà per il futuro".
Hai particolari riti scaramantici prima delle gare?
"Nulla di particolare, cerco di seguire sempre una determinata routine. Considerando che le gare ci sono la sera, cerco di dormire tanto, il più possibile, anche fino all’una o le due di pomeriggio. Dopo di che mi sveglio, pranzo, faccio la doccia sempre allo stesso orario, preparo tutti i vestiti prima, scelgo un boxer portafortuna. Queste piccole cose ci sono e fanno parte della mia preparazione alla gara".
Sei normale dai.
"Assolutamente sì (ride, ndr)".