Canoa, demolite le tribune olimpiche di Roma '60. Fine di un'epoca

Dopo decenni di abbandono e oblio, al via piano di riqualificazione dell'impianto sportivo
Canoa, demolite le tribune olimpiche di Roma '60. Fine di un'epoca
di Fabio Donfrancesco
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ROMA - Per chi ha impugnato in gioventù un remo o una pagaia per partecipare a una gara di canottaggio o di canoa quelle tribune in cemento armato hanno sempre avuto un particolare fascino. Una volta passata la linea del traguardo, ci si girava subito dietro, ancora stremati dalla fatica, verso la torre di arrivo in trepida attesa che i giudici di gara comunicassero l’ordine di arrivo ufficiale. Si guardava dall’imbarcazione su in alto, aspettando di sapere se si saliva o meno su quel podio dove, diversi decenni prima, erano state consegnate le medaglie per i Giochi Olimpici di Roma nella lontana estate del 1960. Stiamo parlando delle tribune dell’impianto olimpico sul lago di Albano, all’ombra della villa pontificia di Castel Gandolfo. Di quelle spettacolari ed entusiasmanti giornate di regate rimangono solo delle sfocate immagini conservate dall’Istituto Luce: tribune gremite, bandiere al vento, scroscianti applausi degli spettatori e sportivi locali per le imprese in acqua degli equipaggi azzurri. Il mitico “4 con” della Canottieri Moto Guzzi (Trincarelli, Zucchi, Balati, Sgheiz; timoniere Stefanoni), medaglia di bronzo in canottaggio. E il “C2” del binomio Dezi-La Macchia della Marina Militare di Sabaudia per la canoa canadese, che conquistò la medaglia d’argento nella distanza dei 1000 metri, prima storica medaglia della Nazionale italiana per la canoa di velocità alle Olimpiadi. Era un caldo pomeriggio, quel 29 agosto 1960. Aldo Dezi, tra l’altro, era anche un atleta di casa, visto che era cresciuto a Castel Gandolfo. Bene, fino a ieri, dopo oltre 60 anni, quell’impianto olimpico era assalito dalla vegetazione spontanea; i piloni in cemento della banchina del podio affondavano nel fango, visto che il livello dell’acqua del lago di Albano si è progressivamente abbassato di anno in anno di svariati metri, a causa delle scarse piogge e dell’incombente siccità. Infatti l’impianto sportivo, utilizzato fino agli anni 80, è caduto poi in un totale abbandono e degrado, lasciato all’oblio del tempo. Una ferita aperta per tutti gli appassionati della canoa. Il porticciolo limitrofo, ormai senz’acqua, ora ospita un bar. La stazione sul lago della funivia panoramica (in realtà era una semplice cestovia monofune) è rimasta in funzione sino al 1974, diventando poi una pizzeria. La Federazione di Canottaggio non ha organizzato più gare, preferendo i bacini remieri di Sabaudia e Piediluco. La Federazione Canoa ha invece spostato il campo di gara di 1.000 metri, posizionandolo di fronte ai locali per il rimessaggio delle barche realizzati sempre per le Olimpiadi del ’60 e poi trasformati in Centro Federale. La foresteria, che accoglieva gli atleti delle Nazionali, per il momento ha i cancelli sbarrati e i canoisti che partecipano ai ritiri di preparazione per le gare internazionali vanno a dormire negli alberghi della zona. Qualche giorno fa, ecco il miracolo. I podisti che si allenano lungo le rive del lago hanno sentito dei colpi di ruspa ed…è iniziata un’altra storia. La Regione Lazio, in sintonia con il Comune e il Demanio, ha iniziato le opere di demolizione delle tribune olimpiche e della torre dei giudici, per poi procedere alla riqualificazione dell’intera area. Il progetto, finanziato sempre dalla Regione Lazio, prevede la realizzazione di una palestra a cielo aperto, con un campo polivalente, una piccola pista di atletica e l’installazione di arredi sportivi. Un primo passo verso il rilancio di questi luoghi così carichi di storia sportiva, rimasti, colpevolmente, per tanti anni dimenticati e in condizioni fatiscenti.


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