Minacce a Groenewegen, Gianni Bugno tuona: "E' indegno"

Il presidente dell'Assocorridori sul caso dell'olandese: "Ho letto che è sotto scorta della polizia, è inammissibile"
Minacce a Groenewegen, Gianni Bugno tuona: "E' indegno"© EPA
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ROMA - Il presidente dell'Associazione Internazionale dei Corridori Gianni Bugno è intervenuto sul caso delle minacce di morte all'olandese Dylan Groenewegen, attaccato dopo la volata al Giro di Polonia che portò alla rovinosa caduta di Fabio Jakobsen: "Ho letto le minacce ricevute da Dylan Groenewegen dopo l'incidente al Tour de Pologne e appreso dalla stampa che è stato posto sotto scorta dalla polizia che ha temuto il peggio per lui e i suoi cari. Quanto accaduto è inammissibile, indegno e indecoroso. Le parole e le azioni hanno un peso e quelle che sono state rivolte a questo ragazzo sono inaccettabili. Il dito va puntato contro le transenne pericolose che hanno determinato la gravità della caduta in cui a riportare le conseguenze più gravi è stato Fabio Jakobsen".

"Le barriere devono essere omologate e certificate"

"Dylan ha commesso un errore in corsa che ha pagato caro, anzi a oggi è l'unico ad aver pagato per quanto accaduto sul traguardo di Katowice. Detto questo, auspico che le polemiche appartengano ormai al passato e che scontata la pena inflittagli tutto il gruppo lo riaccoglierà con amicizia e comprensione". Per Bugno la sicurezza in gara dei corridori dovrà essere il tema principale nel prossimo meeting che riunirà tutte le componenti del mondo del ciclismo della massima categoria: "Il primo punto della nostra lista di richieste che auspichiamo vivamente diventino operative il prima possibile riguarda le barriere che devono essere omologate e certificate, devono costituire una protezione per gli atleti che presi dalla foga della competizione possono anche sbagliare, come purtroppo successo a Dylan il 5 agosto dell'anno scorso". Conclude Bugno: "Come movimento dobbiamo fare tutto quanto è possibile per assicurare la sicurezza delle manifestazioni e dei loro attori principali. È nostro dovere evitare il dolore fisico e morale che hanno vissuto e stanno vivendo Fabio, Dylan e tanti altri ciclisti e cicliste anche delle categorie minori".


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