Gianotti: La mia pedalata per la pace

Ciclista estrema da Stoccolma a Milano sulla bici per ambiente e pace. Ieri è stata al Parlamento europeo a Strasburgo, in ricordo di Sassoli. Quando lo sport fa bene al fisico e al mondo.
Gianotti: La mia pedalata per la pace
3 min

Da Heidelberg a Strasburgo. Altri centrocinquanta chilometri ieri in bici per un messaggio che in giorni come questi di guerra allarga i pensieri. Paola Gianotti, 43 anni, entusiasmo contagioso, è una ciclista estrema: collezionava record una volta, oggi è diverso. Andare in bici le piace e non si vedrebbe a fare niente altro, in più è diventata una filosofia di vita (“Rifarei tutto guardandomi indietro e comincerei dieci anni prima, non a 33 ma a 23”, confessa) e uno strumento per dire cose. Ieri la Gianotti è arrivata a Strasburgo - un ritorno per lei, c’era stata nel 2016 per portare le firme per il Nobel per la bici - un luogo simbolo: nel pomeriggio è stata ricevuta dalla vice presidente Pina Picierno a cui ha donato un albero alla memoria di David Sassoli, in ricordo del suo impegno per l’ambiente e la pace. È un albero speciale: la talea ricavata dall’Albero della Legalità, un ficus posto davanti all’abitazione di Giovanni Falcone a Palermo e curato dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, nell’ambito della campagna Rai ”M’illumino di Meno”, nata 18 anni fa su Radio 2 a “Caterpillar”, per sensibilizzare a un uso più consapevole delle risorse naturali. E il progetto che vede Paola protagonista quest’anno è una pedalata di pace per unire l’Europa. È partita il 25 febbraio da Stoccolma e arriverà a Milano il 10 marzo, durante il percorso sta donando piante nell’idea di creare un bosco diffuso ed è seguita di pari passo dalla diretta di “Caterpillar” su Radio 2 per parlarne e perché nasca un dibattito e un confronto a più voci.

A Stoccolma dove tutto è cominciato Gianotti ha incontrato Greta: «Se così giovane è riuscita a lanciare un messaggio seguito dai ragazzi, è da elogiare». Perché tutto nasce da una sfida: «La mobilità sostenibile, l’uso e la cultura della bicicletta e di chi la utilizza, dietro c’è un percorso importante fatto di conoscenza e rispetto. Ho cominciato ad andare in bici perché volevo cambiare vita, poi è diventato uno scopo, un modo per approfondire e far conoscere agli altri, dall’Africa ai Paesi nordici. C’è tutto un mondo e in Italia c’è tanto da fare». Paola ha smesso di mangiare carne, acquista prodotti a chilometro zero, spegne le luci in casa quando non servono, è più attenta all’ambiente. «Ognuno di noi può e deve fare qualcosa. La deforestazione dell’Amazzonia da sola non posso fermarla, ma ci sono azioni comuni per porre l’attenzione, per tutelare la natura». E oggi mentre Paola gira l’Europa in bici il bisogno di pace è diventato una esigenza non solo perché in lontananza sembrano sentirsi gli orrori delle bombe: «Le mie piante sono un segno anche di speranza».


© RIPRODUZIONE RISERVATA