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Quinto lo scorso anno, ora punta a salire ancora di livello. Il suo mentore è Nibali

<p>Meno emozione e pi&ugrave; ambizione. A 23 anni&nbsp;&nbsp;<span style="display: inline !important;">Antonio Tiberi si appresta&nbsp; a partecipare al suo secondo Giro d&rsquo;Italia&nbsp; con una grossa responsabilit&agrave; sulle spalle. &Egrave; lui infatti la speranza del ciclismo azzurro per arrivare sul podio. Lo scorso anno ci and&ograve; vicino piazzandosi quinto tra la sorpresa generale vista l&#39;et&agrave; (22 anni) e la folta concorrenza.&nbsp;E in questi mesi Tiberi ha migliorat

Il compleanno del Cannibale ripropone il confronto con il campione sloveno. Tra gli italiani, l'abruzzese Ciccone si candida a un ruolo da protagonista al Giro

<p>Che Eddy Merckx fosse quasi visceralmente legato al nostro Paese &egrave; cosa nota, e oggi che dopo le grandi classiche del Nord ci avviciniamo al 108esimo Giro d&rsquo;Italia (partenza da Durazzo in Albania il 9 maggio, arrivo a Roma dopo passeggiata nei Giardini Vaticani il primo giugno), apertura della stagione pi&ugrave; avvincente del ciclismo, quella delle grandi corse a tappe, la conferma ci arriva dalle celebrazioni in programma per gli 80 anni del Cannibale.&nbsp;Da oggi al Museo del Ghisallo di Magreglio, sopra Bellagio (Como), &egrave; aperta la mostra dedicata al campione belga, nato il 17 giugno 1945, visitabile fino al 30 settembre 2025.<br />
Su Raisport, invece, gioved&igrave; 8 maggio (dalle 22.30) andr&agrave; in onda il docufilm di Franco Bortuzzo &ldquo;I tre sarti del Re&rdquo;, dedicato a tre grandi artigiani delle due ruote -Faliero Masi, Ernesto Colnago, Ugo De Rosa - che hanno ideato e realizzato le biciclette vincenti del campione belga. Un lavoro con immagini e reperti inediti pescati negli inesauribili archivi della Rai, utili a comprendere chi davvero sia stato Eddy Merckx e perch&egrave; si sia affidato al genio italico per realizzare i suoi pi&ugrave; importanti successi.</p>

<h2>Una dittatura</h2>

<p>Gli 80 anni del Cannibale offrono lo spunto per l&#39;ennesimo confronto con un suo erede potenziale, forse il primo che in mezzo secolo di corse regga lo scomodissimo paragone, lo sloveno Tadej Pogacar. Stiamo parlando di due giganti del ciclismo, per una sfida virtuale ma appassionante, grazie alla crescita impetuosa dell&#39;ancor giovane (ha solo 26 anni) campione sloveno, protagonista di una cavalcata sorprendente, per uno sport che ormai sembrava votato allo specialismo, che ha riportato milioni di appassionati al ciclismo delle imprese eroiche di Eddy Merckx, detto il &ldquo;Cannibale&rdquo; per la sua insaziabile fame di vittorie (a fine carriera saranno 525) e il carattere arrogante con cui asfaltava gregari e avversari, cui non lasciava nemmeno le briciole. Va detto, un fenomeno su tutti i terreni e in qualsiasi condizione, in volata, a cronometro, in discesa, sul passo e perfino in salita nonostante il fisico possente. Vinceva ed entusiasmava, perch&eacute; andava sempre all&#39;attacco. Una dittatura con cui hanno dovuto fare i conti grandi campioni, i primi degli umani, a cominciare dal nostro Gimondi.<br />
Il Cannibale non faceva sconti, n&eacute; concedeva pause, n&eacute; faceva regali: era la regola, prima lui, molto dopo il resto del mondo. Un quindicennio di successi che cominci&ograve; a tramontare dalla met&agrave; dei Settanta, quando Gimondi gli strapp&ograve; un Giro d&#39;Italia (1976).</p>

<h2>Chi il migliore?</h2>

<p>Non &egrave; facile paragonare due fenomeni di epoche differenti e caratteri molto diversi. Pogacar &egrave; un campione sempre con il sorriso. A 26 anni, ha gi&agrave; vinto tantissimo (95 successi, 3 Tour, 1 Giro d&rsquo;Italia, 1 campionato del mondo, 9 classiche monumento come&nbsp;Coppi, Girardengo e Kelly), ma non ha perso la gentilezza. Le sue cavalcate, brutali quanto quelle di Merckx, trasmettono in realt&agrave;&nbsp;leggerezza e umanit&agrave;. Quasi impossibile stabilire chi sia il migliore, anche perch&eacute; all&#39;epoca di Merckx si correva di pi&ugrave;. Per&ograve; Pogacar il marziano &egrave; onnipresente, nelle corse di un giorno e nei grandi giri, poi te lo ritrovi anche al Mondiale. I suoi avversari, invece, si alternano.&nbsp;Van der Poel ed Evenepoel nelle Monumento, Vingegaard, Thomas e Roglic nelle corse a tappe. Pogacar ha una caratteristica, la sua strategia &egrave; perfino banale: quando il gioco (la strada) si fa duro, lui attacca. Ogni tanto&nbsp;qualcuno riesce ad andargli dietro, solitamente gli avversari si rassegnano a vincere la corsa degli umani.&nbsp;</p>

<h2>Un po&#39; d&#39;Italia</h2>

<p>A proposito, tra gli umani doopo stagioni un po&#39; deprimenti anche i nostri provano a rialzare la testa. Federazione (presidente Cordiano Dagnoni) e Lega professionistica (l&#39;onorevole Roberto Pella) provano a fare sistema. Il Giro d&#39;Italia resta un passo (e forse qualcosa in pi&ugrave;) dietro il Tour de France, non ci saranno n&eacute; Pogacar n&eacute; Vingegaard, e questo potrebbe aprire scenari interessanti per gli italiani. L&#39;abruzzese Giulio Ciccone si candida a un ruolo da protagonista, lui che &egrave; corridore temibile nelle corse di un giorno (splendido secondo alla Liegi), ma anche nei grandi giri, considerate le doti da scalatore (nel 2019, fu leader della montagna): una polivalenza che alla vigilia della partenza da Durazzo instilla il dubbio se punter&agrave; a qualche successo di tappa o alla classifica finale. Il ct azzurro Marco Villa, cui &egrave; stato affidato il rilancio del ciclismo italiano su strada dopo aver vinto tutto su pista, gli ha gi&agrave; indicato la via: &quot;Giulio sfrutti la sua eccellente condizione all&#39;inizio per indossare la maglia rosa, poi si vedr&agrave;&quot;. Intanto, &egrave; tornato al successo Elia Viviani, nel Giro di Turchia. Novantesima affermazione. Non vinceva da ottobre 2023. &quot;Spero sia la prima di tante quest&#39;anno&quot;. Forza.</p>


Gli 80 anni di Merckx, ma Pogacar è davvero più forte?

Dopo l’oro ai Giochi di Pechino vincono anche i mondiali, sono i primi nella storia a farlo

<p>Lo hanno fatto ancora, a distanza di 3 anni. Stefania Costantini e Amos Mosaner si confermano una vera e propria coppia d&rsquo;oro. Dopo quello vinto alle Olimpiadi di Pechino nel 2022, questa volta si portano a casa quello mondiale in Canada (&egrave; il primo iridato nella storia del Paese). Lo fanno da imbattuti, come successe ai Giochi cinesi, per una coppia che di fatto si &egrave; ritrovata a distanza di qualche anno perch&eacute; nell&rsquo;ultimo periodo Costantini aveva gareggiato con Sebastiano Arman (2022 e 23) e Francesco De Zanna (2024). Poi sono tornati insieme, e pensare che Costantini-Mosaner, prima dei Giochi vinti, affrontarono il mondiale del 2021 fermandosi poco prima della semifinale, questa volta invece, sono sul tetto del mondo. Per giunta per la prima volta nella storia dell&rsquo;Italia dopo aver battuto la coppia scozzese composta da Jennifer Dodds e Bruce Mouat (due fenomeni) per 9-4. Un percorso netto, quello degli azzurri in Canada, visto che escono da imbattuti con 11 vittorie come a Pechino, allungando cos&igrave; la loro striscia di imbattibilit&agrave; nei grandi tornei a 22 gare consecutive.</p>

<h2>Costantini-Mosaner, ora l&rsquo;obiettivo Milano-Cortina</h2>

<p>Adesso la coppia d&rsquo;oro del curling punta Milano-Cortina, i giochi di casa, soprattutto per Stefania, cortinese doc. Confermare l&rsquo;oro di Pechino sarebbe qualcosa di straordinario e gi&agrave; dopo il successo mondiale la testa &egrave; ai Giochi. &ldquo;Abbiamo fatto un grande lavoro di squadra - le prime parole di Costantini -. Siamo gi&agrave; proiettati al futuro, anche se ora &egrave; il momento di godersi questo successo&rdquo;. E come detto il futuro &egrave; Milano-Cortina, con il presidente del Coni e della Fondazione dei Giochi che conta gi&agrave; sulla medaglia dei due azzurri. &ldquo;Imbattibili, irraggiungibili - ha commentato proprio il n.1 del Coni, Malag&ograve; -. Con loro l&rsquo;Italia diventa la prima nazione a salire sul gradino pi&ugrave; alto del podio dopo esserci riuscita in una manifestazione a cinque cerchi. Complimenti a tutti per una stagione da incorniciare&rdquo;. E se le premesse sono queste, forse, il meglio deve ancora venire.</p>


Costantini-Mosaner, la coppia d’oro del curling azzurro. E ora Milano-Cortina

Costantini-Mosaner, la coppia d’oro

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