Corradini, le confessioni shock: "Violenze e umiliazioni per dimagrire"

L'ex campionessa della Nazionale di ginnastica ritmica rivela: "Sono scappata nel giugno 2021. Voglio informare e proteggere: tutti devono sapere la realtà"
Corradini, le confessioni shock: "Violenze e umiliazioni per dimagrire"
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"Mangiavo anche sempre meno ma ogni mattina salivo sulla bilancia e non andavo bene: per due anni ho continuato a subire offese quotidiane". È la testimonianza a Repubblica di Nina Corradini, atleta della Nazionale di ginnastica artistica. La ragazza - oggi 19enne ma all'epoca minorenne - frequentava assiduamente le farmacie per comprare il lassativo Dulcolax: l'obiettivo categorico era quello di non superare in alcun modo i parametri del peso della squadra azzurra di ginnastica ritmica, evitando così le "pressioni mentali" e le umiliazioni verbali subite dalle allenatrici della Federginnastica. Nina Corradini dice basta e decide di raccontare tutto un anno e mezzo dopo la sua uscita dal "circolo vizioso": "Me lo ricordo il giorno in cui ho trovato la forza di andare via, era il 14 giugno 2021", sottolinea l'ex atleta azzurra che poi aggiunge: "Avevo passato ogni minuto degli ultimi mesi precedenti a desiderare di scappare da lì. Ora voglio informare e proteggere le bambine più piccole: tutti devono sapere la realtà". Nina veniva quotidianamente pesata insieme alle sue altre compagne, "in mutande e davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice", che segnava i dati su un quadernino ed emetteva il proprio giudizio: "Cercavo di mettermi ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L'allenatrice mi ripeteva ogni giorno: "Vergognati", "mangia di meno", "come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?". Una sofferenza".

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Corradini shock: "Sono svenuta a colazione"

La ginnasta romana, che a 12 anni dalla Lazio Ginnastica Flaminio era passata alla Faber Ginnastica Fabriano, si è trasferita con le Farfalle a Cesano Maderno: 7-8 ore di allenamento al giorno, poi le lezioni fino alle 20 per la scuola privata. I primi due mesi sono trascorsi con serenità, poi il mondo che Corradini sognava è svanito con il passare degli anni. Nina racconta che il controllo del peso avveniva dopo la colazione, pasto che ha puntualmente saltato per 24 mesi consecutivi: "Per due anni non l'ho mai fatta. Ogni tanto mangiavo solo un biscotto, ovviamente di nascosto, mentre ci cambiavamo per l'allenamento", sottolinea la 19enne che poi aggiunge: "Mi pesavo 15 volte al giorno. Il lassativo mi disidratava e, non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel mio corpo. Una volta sono svenuta a colazione, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensavano fosse una scusa". La ragazza ammette inoltre che per le allenatrici lei "era una pedina e non c'era rapporto umano. Non mi hanno mai chiesto come stessi". In alcuni casi, la base del rapporto tra allenatrici e atlete era legato al peso e addirittura variava in base a esso: "Se eri dentro i loro canoni ti trattavano in modo diverso". Standard che Nina non ha mai conosciuto: "Non ce l'hanno mai detto. Io pesavo sui 55 chili (per 175 cm di altezza ndr), ma l'allenatrice aveva sempre da ridire. Il cibo era diventato un incubo, pensavo alle conseguenze del mangiare determinati alimenti. Avevo imparato che di notte perdevo 3 etti e che un bicchiere d'acqua ne pesava 2". Le istruttrici, scrive Repubblica, erano tre più la maestra di danza ma solo una di queste si esprimeva con commenti negativi: "Era sempre la stessa, le altre si limitavano a leggere i dati sul quaderno". Corradini non sa se "la Federazione sia a conoscenza di questo metodo: magari dei controlli sì, ma del trattamento e delle umiliazioni no". 

Corradini: "Voglio aiutare le vittime di queste pressioni"

Un incubo vissuto da sola ma dal quale Nina è riuscita a svegliarsi a 18 anni: "Durante il mio periodo in squadra non ho mai parlato dei problemi con i miei genitori, neanche con le compagne: la competizione era molto alta, era più forte dell'amicizia. Inoltre credevo che loro stessero bene, mi sentivo quasi in colpa a stare male". La ragazza ammette di essere stata male fino a pochi mesi fa: "Piangevo ancora, però ora riesco a raccontare tutto senza lacrime. Merito anche delle sedute dallo psicologo, sono in cura da un anno". Una testimonianza importante quella di Nina Corradini, autentico esempio per altre atlete: "Non è stato facile raccontare ai miei genitori quanto accaduto e i reali motivi che c'erano dietro la mia decisione di abbandonare la ginnastica ritmica. Gliene ho parlato separatamente: mamma si è messa a piangere in un ristorante, papà invece si è arrabbiato tanto con le allenatrici. Anche perché ero minorenne". Ora Nina, studentessa universitaria al primo anno di Scienze della comunicazione, si batte ancora con i fantasmi del passato - "Faccio fatica a mangiare davanti ad altre persone" - ma vuole reagire, informare e proteggere: "Spero di dare voce a tutte le altre vittime di queste pressioni".


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