<span style="line-height: 20.8px;">Golf, che boom tra i giovani</span>

Il nostro Paese ha il 10,3% di tesserati under 18 contro il 9% della media europea
Golf, che boom tra i giovani© AP
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ROMA - Godersi il presente ma soprattutto guardare al futuro. Questo per riassumere quello che sta accadendo al golf italiano, numeri alla mano. Abbiamo ancora negli occhi le vittorie di Stefano Mazzoli nel Campionato Europeo Dilettanti, dei nostri Boys nella stessa manifestazione a squadre e, venendo a questi giorni, di Virginia Elena Carta nel NCAA Womens Medal Championship, il principale evento universitario negli Stati Uniti. Ma il vero dato su cui riflettere è una semplice percentuale: 10.3%, secondo la ricerca “Il valore del golf in Italia”, realizzata da Protiviti (multinazionale leader nelle indagini di mercato per lo sport). Dietro questa cifra c’è un lavoro iniziato anni fa che sta portando i frutti sperati: raggiungere e superare la media europea per tesserati Under 18. Una media che si attesta attorno al 9% e che pone quindi l’Italia ai vertici del golf “verde” nel Vecchio Continente. Realtà prestigiose come Inghilterra, Galles e Germania, con una base giocatori ben superiore alla nostra, ci guardano dal basso in questa speciale classifica che potrebbe cambiare le gerarchie del golf europeo nel prossimo decennio. Solo la Francia ci è davanti dello 0.1%, un’inezia colmabile nei prossimi anni. Da qui partiamo oggi per parlare con orgoglio e speranza del presente e del futuro del golf italiano. Anna Roscio è la responsabile dell’attività giovanile della Federgolf e coordinatrice della Nazionale Femminile e ha voluto spiegarci cosa c’è dietro questo successo: «Innanzitutto siamo contenti di questi numeri che ci fanno guardare avanti con grande fiducia. Ora il prossimo step è raggiungere le grandi realtà del golf europeo dal punto di vista della permanenza dei ragazzi. Il problema, in passato, era che molti di loro, pur ottenendo risultati a livello giovanile, poi lasciavano se non diventavano professionisti. Oggi il trend sta cambiando ed è la strada da percorrere se vogliamo alzare la base giocatori». 

Su cosa vi siete concentrati per stimolare i giovani, portarli a giocare a golf e, soprattutto, non perderli per strada?
Ragioniamo su due livelli. Il primo riguarda i giovanissimi, gli Under 12. Una volta erano praticamente banditi dai campi da golf, oggi ci sono moltissime attività loro dedicate. Gare di putting green o su poche buche che consentano di misurarsi con i pari età piuttosto che ritrovarsi a giocare con i soci del circolo. Inoltre, abbiamo abbassato il limite minimo di età di molte gare, permettendo anche agli Under 16 di partecipare a manifestazioni una volta riservate agli Under 18.

Lei si occupa delle squadre femminili. A quanti anni le ragazze si affacciano alle rappresentative nazionali?
Oggi abbiamo ragazze di 13- 14 anni che partecipano ai raduni delle nazionali assieme alle più grandi e questo è un altro cambio di rotta che abbiamo effettuato rispetto al passato. Prima si pensava che portare in Nazionale una ragazza troppo giovane potesse “bruciarla”, oggi siamo convinti che invece sia di grande aiuto per una maturazione più rapida.

Come sono seguite le ragazze durante l’anno?
Abbiamo quattro raduni nel periodo invernale. I primi due, a fine anno, guardano principalmente al lato tecnico. Ogni ragazza viene analizzata sui vari settori del gioco e le viene consegnata una scheda sulla quale lavorare nei mesi successivi assieme al professionista che la segue nel suo circolo. I responsabili della federazione sono molto competenti ma non vogliono assolutamente sostituirsi al maestro che vive la quotidianità con le ragazze. Il terzo e il quarto raduno, a ridosso dell’inizio delle gare, servono per attestare i progressi tecnici fatti e per cercare di trasferire tutto ciò in campo. Sostanzialmente le prepariamo alla gara, anche dal punto di vista della strategia di gioco.

La vittoria di Virginia Elena Carta negli Stati Uniti rappresenta un trionfo per il movimento over 18, quello nel quale pativamo in passato…
Esattamente. L’interesse sempre crescente dei coach dei college americani verso le nostre ragazze ha segnato la svolta. Avere la possibilità di studiare in università prestigiose, coltivando allo stesso tempo il sogno di passare professioniste è ciò che ci sta permettendo di non perdere per strada dei talenti. Virginia è uno di questi e la sua vittoria nel NCAA Womens Medal Championship, arrivata peraltro da “matricola”, sarà il volano per tante giocatrici promettenti che abbiamo nel settore giovanile.

Alessandro Lupi (Commentatore di golf per Sky Sport)


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