Fill: «Io discesista, innamorato del golf»

In estate l’azzurro passa dalle piste da sci alle sfide sul green
Fill: «Io discesista, innamorato del golf»© AP
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ROMA - Anche questo sabato siamo qui a raccontarvi il golf. A raccontarvi soprattutto come questo sport riesca ad appassionare atleti e campioni di altre discipline che, appena possono, lasciano tutto e tutti per immergersi nel verde di un campo e sfidare se stessi per qualche ora, provando ad abbassare il proprio handicap o semplicemente divertendosi con qualche amico tra chiacchiere, tiri ben riusciti e qualche inevitabile colpaccio. Oggi vi raccontiamo la storia golfistica di uno dei migliori sciatori della storia italiana, l’unico ad aver portato nel nostro Paese la Coppa del Mondo di discesa libera. È successo pochi mesi fa ma Peter Fill, a 34 anni, ha ancora molti obiettivi davanti a sé, non solo sciistici: «Sicuramente giocare di più a golf è uno dei miei obiettivi per quando la mia carriera finirà, e ormai devo iniziare a pensarci. Fino ad ora ho giocato con passione e provando a migliorare ma il tempo è stato poco tra allenamenti, gare e preparazione estiva. Quando smetterò di sciare farò sul serio e voglio proprio vedere dove riuscirò ad arrivare con il golf».

Una passione che hai da molti anni e nata grazie alla tua curiosità e caparbietà…
«Sì, possiamo dirlo perché il mio primo approccio è stato da assoluto autodidatta. Parliamo di 12 anni fa, in Val Gardena c’era un campo pratica e un mio amico, professionista di golf, mi diceva da tempo di provare. Un giorno ci andai ma non c’era nessuno che potesse spiegarmi come si tira un colpo. Presi un po’ di bastoni e iniziai a tirare palline. La cosa bella fu che da subito ci riuscii, quella brutta che facevo sempre la stessa distanza, circa 100 metri, con qualsiasi bastone utilizzassi. La volta successiva, con il mio amico professionista, capii che era dovuto al fatto che impugnavo il bastone in modo assolutamente sbagliato, con la mano sinistra sotto la destra. Abbiamo corretto quel “piccolissimo” particolare e da lì posso dire di aver veramente iniziato a giocare a golf».

Quanto riesci a giocare?
«Poco. O meglio, in alcuni periodi anche tanto ma poi passano mesi senza che tiri un colpo. Tutto il periodo invernale sono impegnato tra allenamenti e gare e anche in estate faccio un mese di preparazione in Argentina. Inevitabilmente il mio gioco ne risente, sono riuscito ad arrivare a 14 di handicap ma per scendere an cora dovrò dedicarmici con più costanza. Come dicevo, è il mio obiettivo quando finirò con lo sci».

Il tuo sci è quello delle discipline veloci, super gigante e discesa libera. Parliamo di adrenalina pura. Cosa ti dà invece il golf?
«Non posso parlare di adrenalina ma sicuramente è una grande soddisfazione quando riesco a tirare un colpo come vorrei. Ovviamente anche tanta rabbia quando invece le cose non vanno come dovrebbero».

A proposito di colpi, cosa ti riesce meglio e cosa peggio?
«Giocando poco, la parte del gioco che soffro di più è quella attorno al green e sul green, il gioco corto insomma. Per essere costanti in quel settore bisogna praticare assiduamente, per tirare un primo o un secondo colpo dritto puoi anche giocare poco. Se poi devo proprio selezionare un bastone con cui non vado d’accordo, è senza dubbio il putter».

Da giocatore di medio handicap a organizzatore di gare. Oggi debutti in questa seconda veste.
«Sì e spero veramente possa essere un bell’evento. Nel mio circolo, San Vigilio Siusi, ci saranno 140 giocatori, divisi in tre categorie, e tanti premi notevoli per prestazioni in campo ma anche per l’estrazione finale. Devo ringraziare il mio fornitore per l’abbigliamento e tutti gli altri sponsor. Tutto ciò che avanzerà dall’organizzazione sarà devoluto in beneficenza per un progetto che aiuta i genitori di bambini malati».

Veniamo al tuo sport. Sei il primo italiano che è riuscito a vincere la Coppa del Mondo di discesa libera. Cosa chiedi ancora alla tua carriera?
«Nonostante io non sia più un ragazzino, ho ancora molto da chiedere. Nell’immediato, dopo questa grande vittoria, ho una gran voglia di confermarmi e poi nel 2017 ci saranno i Mondiali a St. Moritz».

La Coppa del Mondo di specialità è stata la tua soddisfazione più grande?
«Sì perché vincere l’ordine di merito significa essere stato il più bravo per una stagione intera. Una o più gare puoi vincerle o comunque fare bene ma essere lì in alto sul podio alla fine ti dà sensazioni diverse».

La chiusura la dedichiamo al golf. Cosa faresti per renderlo più popolare in Italia?
«Punterei di più sulle gare a 9 buche. Stare tante ore nel verde è bello ma anche problematico. Una gara di 18 buche tra dilettanti dura almeno 5 ore e non sempre è possibile».

Alessandro Lupi (commentatore di golf per Sky Sport)


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