Ippica: Futuro passa dal rilancio delle scommesse

il dibattito a Napoli, nel corso di un convegno organizzato da Ippodromi Partenopei, la società che gestisce l’ippodromo di Agnano
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NAPOLI - «Nel 2006 l’ippica ha incassato quasi 3 miliardi, lo scorso anno poco più di 800 milioni: questo vuol dire che il prodotto scommessa ippica non è stato in grado di reggere all’impatto della concorrenza delle altre forme di gioco». Lo ha evidenziato, nel corso del convegno "Ippica e Futuro" organizzato da Ippodromi Partenopei, la società che gestisce l’ippodromo di Agnano, Giorgio Sandi, presidente di Snai, intervenendo in videoconferenza da Milano. «Purtroppo il modello italiano che funzionava si è sciolto quando si è scelto di dividere il mondo delle scommesse dal mondo delle corse, divisione rivelatasi assolutamente sbagliata. - ha aggiunto Sandi - Bisogna guardare alla Francia dove una commissione voluta dal governo ha lavorato un anno per elaborare un modello con la partecipazione ai massimi livelli di tutte le componenti della filiera ippica. Il quintè plus francese incassa da solo con una corsa più del doppio di quanto incassa tutta l’ippica italiana e questo è un elemento che deve far riflettere. Alla nostra ippica - ha concluso - manca la gestione professionale del prodotto che si deve vendere. In tutto questo Snai è disponibile a fare la sua parte».

NUMEROSE CRITICITA' - Sulla questione è intervenuto anche l’onorevole Paolo Russo (Forza Italia) relatore del progetto di riforma del settore, al momento in discussione in Commissione Agricoltura alla Camera. «Non si tratta di privatizzare l’ippica, ma di affidarne la gestione a chi ha voglia di investire ovviamente con il controllo statale. Non credo che la Lega Ippica rappresenti la soluzione di tutti i problemi, ma bisogna andare avanti con un progetto di riforma e misurarne via via le criticità. - ha spiegato Russo nel corso del convegno - Certo bisogna affidarne la ’governance’ a elementi rappresentativi di tutte le componenti della filiera ippica e non sbilanciarla verso l’una l’altra parte in causa. Del resto - ha concluso -  non si può pensare che non facendo a si possano comunque garantire le risorse necessarie al settore, certo c’è bisogno che anche la filiera sia più responsabile soprattutto nel garantire una rappresentanza snella e in grado di essere ascoltata».


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