Stadio Olimpico? No, Capannelle. La scena s’era già vista in un paio di volte, quest’autunno, all’ippodromo di Via Appia Nuova, in occasione di altre vittorie. Domenica scorsa però la festa è stata speciale, nel tondino dove i purosangue si ripresentano dopo la corsa, con tanto di premiazione. C’era da ritirare il trofeo per il proprietario del cavallo vincitore del Premio Rumon: una “listed race”, una di quelle buone che come livello stanno appena sotto i gran premi di galoppo. Ordine d’arrivo: primo il numero 1 Cacciante, proprietario Antonio Di Carlo, tifosi speciali Roberto Pruzzo e Alberto Faccini, a esultare intorno a Tony, al cavallo e al fantino Salvatore Sulas (nella foto).
Amici ormai da quarant’anni, dopo aver giocato all’epoca tutti e tre nella Roma, con un legame rafforzato da tante vacanze insieme ma anche un’attività in comune nella ristorazione, l’Osteria del 9 («Adesso però l’abbiamo data in gestione»), in passato Pruzzo e Faccini hanno condiviso con Di Carlo anche la proprietà di qualche trottatore.
«Corse e cavalli mi sono sempre piaciuti - racconta Di Carlo - Dopo aver smesso col calcio, il mio primo cavallo fu Saliardo, a metà degli anni ‘90: era in allenamento da Roberto Pedrazzi, a Tor di Valle. Poi con Alberto prendemmo Ulimour e successivamente anche Urgotte insieme a Roberto. Ai purosangue sono arrivato più tardi, dopo il corso allenatori al quale partecipava anche l’avvocato Massimiliano Capuzzi, grande appassionato di galoppo: dopo un po’ mi propose di partecipare all’acquisto di un cavallo in Inghilterra e così nel 2002 mi ritrovai nella proprietà di Axamuk. Lo allenava David Ducci, che ancora adesso è uno dei miei trainer. Da allora, con qualche periodo di pausa, ho avuto altri cavalli, anche al trotto con Peppe Ruocco, e adesso ne ho tre. Pruzzo e Faccini li seguono sempre, Roberto magari viene con me quando vado all’estero alle aste».
Ducci ha in scuderia La Piaciona, che a settembre ha vinto in stile promettente una maiden ma poi ha avuto uno stop influenzale e ha dovuto rinunciare al Criterium Femminile («Ci spero, la rivedrete l’anno prossimo»), e Gabry My Son («Non si è ancora espresso al meglio»). L’altro allenatore è invece Agostino Affé, con il quale Di Carlo divide la proprietà del gioiellino Cacciante: un secondo posto al debutto, poi due vittorie e ora tante speranze per un 2020 di ulteriori soddisfazioni. «Eravamo sullo stesso aereo per l’Inghilterra. Al breeze-up di Ascot (l’asta dei 2 anni in allenamento pronti al debutto - ndr) piaceva a tutti e due questo puledro che mi aveva colpito nei video di presentazione e così, anche se qualcuno me l’aveva sconsigliato, l’abbiamo acquistato insieme all’amichevole (per 7.000 ghinee - ndr). Già l’anno prima volevo chiamare un cavallo Cacciante, nel senso di uno che caccia, tira fuori i soldi per fare qualcosa, ma il nome era stato respinto, non so perché... L’ho riproposto per lui e adesso eccolo qui: ho chiamato Cacciante anche un vino, un Cesanese del Piglio, che produce un mio amico e che servo nel ristorante di famiglia a Ostia Antica, il Frantoio».