Ora Di Carlo va in rete al galoppo

L'ex calciatore della Roma iniziò al trotto con Saliardo negli anni '90, poi è passato ai purosangue: domenica scorsa il suo Cacciante primo nel Rumon a Capannelle, con il tifo degli amici Pruzzo e Faccini
Ora Di Carlo va in rete al galoppo© SAVI
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di Mario Viggiani

Stadio Olimpico? No, Capannelle. La scena s’era già vista in un paio di volte, quest’autunno, all’ippodromo di Via Appia Nuova, in occasione di altre vittorie. Domenica scorsa però la festa è stata speciale, nel tondino dove i purosangue si ripresentano dopo la corsa, con tanto di premiazione. C’era da ritirare il trofeo per il proprietario del cavallo vincitore del Premio Rumon: una “listed race”, una di quelle buone che come livello stanno appena sotto i gran premi di galoppo. Ordine d’arrivo: primo il numero 1 Cacciante, proprietario Antonio Di Carlo, tifosi speciali Roberto Pruzzo e Alberto Faccini, a esultare intorno a Tony, al cavallo e al fantino Salvatore Sulas (nella foto).

Amici ormai da quarant’anni, dopo aver giocato all’epoca tutti e tre nella Roma, con un legame rafforzato da tante vacanze insieme ma anche un’attività in comune nella ristorazione, l’Osteria del 9 («Adesso però l’abbiamo data in gestione»), in passato Pruzzo e Faccini hanno condiviso con Di Carlo anche la proprietà di qualche trottatore.

«Corse e cavalli mi sono sempre piaciuti - racconta Di Carlo - Dopo aver smesso col calcio, il mio primo cavallo fu Saliardo, a metà degli anni ‘90: era in allenamento da Roberto Pedrazzi, a Tor di Valle. Poi con Alberto prendemmo Ulimour e successivamente anche Urgotte insieme a Roberto. Ai purosangue sono arrivato più tardi, dopo il corso allenatori al quale partecipava anche l’avvocato Massimiliano Capuzzi, grande appassionato di galoppo: dopo un po’ mi propose di partecipare all’acquisto di un cavallo in Inghilterra e così nel 2002 mi ritrovai nella proprietà di Axamuk. Lo allenava David Ducci, che ancora adesso è uno dei miei trainer. Da allora, con qualche periodo di pausa, ho avuto altri cavalli, anche al trotto con Peppe Ruocco, e adesso ne ho tre. Pruzzo e Faccini li seguono sempre, Roberto magari viene con me quando vado all’estero alle aste».

Ducci ha in scuderia La Piaciona, che a settembre ha vinto in stile promettente una maiden ma poi ha avuto uno stop influenzale e ha dovuto rinunciare al Criterium Femminile («Ci spero, la rivedrete l’anno prossimo»), e Gabry My Son («Non si è ancora espresso al meglio»). L’altro allenatore è invece Agostino Affé, con il quale Di Carlo divide la proprietà del gioiellino Cacciante: un secondo posto al debutto, poi due vittorie e ora tante speranze per un 2020 di ulteriori soddisfazioni. «Eravamo sullo stesso aereo per l’Inghilterra. Al breeze-up di Ascot (l’asta dei 2 anni in allenamento pronti al debutto - ndr) piaceva a tutti e due questo puledro che mi aveva colpito nei video di presentazione e così, anche se qualcuno me l’aveva sconsigliato, l’abbiamo acquistato insieme all’amichevole (per 7.000 ghinee - ndr). Già l’anno prima volevo chiamare un cavallo Cacciante, nel senso di uno che caccia, tira fuori i soldi per fare qualcosa, ma il nome era stato respinto, non so perché... L’ho riproposto per lui e adesso eccolo qui: ho chiamato Cacciante anche un vino, un Cesanese del Piglio, che produce un mio amico e che servo nel ristorante di famiglia a Ostia Antica, il Frantoio».


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