Salviamo il soldato Corridonia

Il "Martini” è uno dei pochi ippodromi stagionali che in estate fa il pieno di pubblico. I proprietari locali protestano per il numero esiguo delle giornate di corse e il montepremi ai minimi termini: «Così rischiamo di estinguerci». La discutibile sovrapposizione di date con i "recuperi” di Firenze
Salviamo il soldato Corridonia© IPP. MARTINI
di Mario Viggiani
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Ci sono ippodromi metropolitani che riescono ad avere un pubblico numericamente adeguato solo nelle festività canoniche e in qualche giornata di gran premio. E poi ci sono quelli di provincia, magari stagionali, che invece fanno il pieno di gente, perchè dalle loro parti i cavalli e le corse sono una tradizione, un’abitudine, un legame consolidato nel tempo.

Corridonia è uno di questi, unico avamposto del galoppo sul fronte orientale dell’ippica italiana (è stato creato nel 1957, la sua caratteristica davvero unica è quella di avere un campo di calcio e una pista di atletica all'interno del tracciato in sabbia per i cavalli) e l’estate è la sua stagione. Il Mipaaf gli ha assegnato in tutto undici giornate, per l’estate 2020: due a giugno (18 e 25) cinque a luglio (2, 9, 16, 23 e 30) e quattro ad agosto (6, 13, 20 e 27). Le corse clou saranno quelle di sempre: su tutte il Gran Premio Città di Corridonia (13 agosto), l’oggetto del desiderio di proprietari e allenatori locali, un evento per l’intera cittadina marchigiana, ma anche il Memorial Adriano Diamanti (27 luglio), per i 3 anni, e il Premio Rita Calcestruzzi (27 agosto), per i 2 anni.

Intanto però da Corridonia arriva un grido d’allarme e una richiesta di attenzione: una lettera firmata da Paolo Falcitelli e dagli altri proprietari locali, che per il resto dell’anno sono costretti a girare l’Italia per far correre i loro cavalli con cadenza regolare, portandoli a Roma, a Tagliacozzo e negli ippodromi toscani. In questa lettera segnalano «il grave stato di disagio a causa dei continui tagli di giornate e montepremi che da poco più di un decennio hanno ridotto la stagione ippica di Corridonia, che contava più di 40 giornate di corse l'anno, al di sotto del livello minimo di sussistenza. Dover correre per premi al vincitore di 1.275 euro è semplicemente offensivo per chi mantiene i cavalli da corsa per tutto l'anno affrontando le stesse spese di tutti gli altri proprietari italiani. È stato più volte affermato che in sede di programmazione delle corse si sarebbe tenuto conto della territorialità e della capacità di attirare pubblico all'interno degli ippodromi. Ebbene, è inspiegabile come l'unico impianto dell'Italia orientale che ospita corse al galoppo in piano, gremito di migliaia di spettatori nelle tradizionali serate estive, sia stato umiliato e svilito con montepremi di 23.800 euro per ognuna delle pochissime giornate assegnate, ben al di sotto di altri impianti in cui la disputa delle corse a porte chiuse non comporta grandi differenze in termini di presenze rispetto alla normalità». La speranza di Falcitelli e degli altri proprietari marchigiani è che «si prendano provvedimenti per correggere una situazione profondamente iniqua e per evitare che i proprietari, marchigiani e non solo, oggi in via di estinzione, non scompaiano definitivamente».

Il Mipaaf, peraltro, non ha dato una mano alla programmazione del “Martini”. Cosa ha fatto? È presto detto: ha assegnato a Firenze sei date (18 e 25 giugno, 2, 9, 16 e 23 luglio) per il recupero dei convegni di galoppo non disputatisi durante lo stop da Covid-19 e tutte e sei le date sono in sovrapposizione con quelle già programmate a Corridonia, con eventuale... dispersione di cavalli e fantini. Vero che l’incasellamento del calendario ippico è sempre complicato, però...


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