Nuoto, Mitch accusa: «Rasato per forza»

Mitchell D’Arrigo «Costretto in Nazionale al rito delle matricole, è una pratica sbagliata»
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ROMA  - Questa storia marca un confine. Ma bisogna raccontarla bene. C’è un atleta, un nuotatore, si chiama Andrea Mitchell D’Arrigo, ha 19 anni, papà italiano e mamma americana. Lui si allena da un paio d’anni in Florida, è iscritto al college, nuota per i Gators ed è allenato da Greg Troy, storico coach di Ryan Lochte e head coach della nazionale statunitense di nuoto a Londra 2012. Andrea, o Mitch come lo chiamano laggiù, ha delle idee. Su quello che vuole, su quello che reputa giusto, su sé stesso e il mondo che lo circonda.
  Mitch ha il doppio passaporto ma ai Primaverili di Riccione di quest’anno si è qualificato per gli Europei di nuoto battendo Filippo Magnini nella finale dei 200 stile libero e ha deciso di indossare i colori dell’Italia, la sua terra, quella in cui è cresciuto, ha studiato, è diventato un uomo di sport.

Ecco perchè in questi giorni si trova ad Ostia, nel centro federale, con tutta la nazionale in procinto di partire per Berlino dove lunedì prossimo cominceranno le gare. Per Andrea si tratta della prima esperienza internazionale con la nazionale maggiore ed è per questo che a lui e alle “matricole”, occasione in cui viene imposto da parte dei veterani il rito del taglio dei capelli (per gli uomini) e della colorazione bizzarra (per le donne). È un’imposizione che nella maggior parte dei casi viene accettata di buon grado dai ragazzi, eccitati di condividere l’esperienza con campioni come Federica Pellegrini, Filippo Magnini, Luca Dotto, Marco Orsi.
 Questo non vale per Mitch. Ce lo aveva detto ai primi di agosto, agli Assoluti estivi, che a lui questo rito non piace, che avrebbe fatto di tutto per non doversi assoggettare. Tra l’altro Andrea ci aveva raccontato di essere testimonial dell’Osservatorio contro bullismo e doping e di tenere molto a questo ruolo.  
 
Ieri mattina sul Corriere della Sera è uscito un trafiletto dal titolo “I capelli di D’Arrigo diventano un caso” in cui viene scritto che il padre di D’Arrigo minaccia di andare in tribunale se vengono messe le mani addosso al figlio. Caso ha voluto che Fiorello e la sua banda abbiano notato l’articolo è hanno messo su you tube un lungo video prendendo in giro il signor D’Arrigo e compiangendo il figlio. Non conosciamo le fonti del collega del Corriere e non è su quell’articolo che si vuole qui parlare. Ma è lo stesso Andrea a voler mettere le cose in chiaro e ha deciso di farlo sul Corriere dello Sport.
 
 
 Mitchell D’Arrigo, cosa è successo al centro federale di Ostia?
 «Sono stato sottoposto al rito del taglio dei capelli».
 
 Lei era d’accordo?
 «No, ho sempre affermato che ero contrario, di non volerlo fare».
 
Perché?
«Perchè la trovo una cosa sbagliata. Perchè sono testimonial dell’Osservatorio contro il bullismo, mi chiamano nelle scuole per parlare con gli studenti, per spiegare che bisogna ribellarsi a certe pratiche. Che figura ci faccio ad andare in giro con i capelli rasati».
 
 
Psicologicamente come si sente?
«Distrutto»
 
 
Ma è stata postata una foto prima del taglio di capelli, in cui lei sorrideva.
«Mi hanno detto che era una cosa goliardica, che se non lo avessi fatto mi sarei reso antipatico al resto del gruppo».
 
E poi?
«Ho accettato il taglio per non essere escluso dal gruppo. Poi oggi pomeriggio (ieri, ndr) ho detto che sarei andato dal barbiere a farmi sistemare e mi hanno dato del c...».
 
Nessuno le ha dato ascolto, l’ha appoggiata?
«No, i tecnici mi hanno detto meglio non parlare di queste cose con i giornalisti».
 
 
Negli Stati Uniti si usa questa pratica?
«No, al massimo si fa un giro di campo. Sul sito della federazione Usa le regole contro l’hazing (bullismo, ndr) sono chiare. Si viene cacciati dalla nazionale. Pensi che ho rifiutato di fare le qualificazioni mondiali americane per nuotare per l’Italia».
 
Cosa vuole dire?
«Lo sanno tutti che ho il doppio passaporto, che ho altre possibilità. Questa non è la mia unica strada possibile e sicuramente lì non mi radono i capelli».
 
 

 



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