Federica Pellegrini: "Ceccon? Voleva tirare batoste. Su Sinner sono convinta..."

La grande campionessa di nuoto ha parlato delle parole dure dell'olimpionico nei suoi confronti e del caso doping di Jannik
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Da qualche settimana Federica Pellegrini ha annunciato il suo ingresso nella Fondazione Cecchettin, segno del suo attaccamento alla causa dei diritti delle donne, ancora oggi ostacolati da un maschilismo difficile da scacciare, come ha dichiarato la Divina in un'intervista a La Stampa: “Il patriarcato esiste e scalcia, con radici ben salde e un retaggio tanto profondo da reggere pure all’educazione delle nuove generazioni, che non ne sono più totalmente infuse. Sarà sempre difficile smontarlo se non cambiamo il linguaggio con cui ogni volta, in modo sempre più subdolo, si sottintende che l'uomo è superiore alla donna. Mi riferisco a certi discorsi da agnellini sotto cui si nascondono concetti feroci e violenti".

Pellegrini: "Stupita dalle parole di Ceccon"

Anche la stessa Pellegrini è stata vittima di questa cultura tossica: “Nella mia carriera ho incrociato spesso il patriarcato, molti colleghi maschi hanno cercato di sminuirmi e ancora ci provano“. L'ultimo ad averci provato è stato Thomas Ceccon, medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi che pochi mesi fa era stato molto duro nei confronti della Divina ("Per me lei non rappresenta niente. L'ho ammirata come sportiva, per il resto sinceramente no"), sorpresa da quelle parole: “Sono stupita e un po’ mi fa sorridere. Gli ho scritto dopo il record del mondo, c’è un video a Parigi in cui ci abbracciamo. Che dire? Davanti al nome Federica Pellegrini a qualcuno viene voglia di tirare batoste”. In difesa della campionessa era intervenuto anche suo marito Matteo Giunta, diventato allenatore di Nicolò Martinenghi, altro oro parigino.

Pellegrini: "Sinner? Sono certa della sua onestà"

Infine Federica Pellegrini si è espressa con assoluta certezza su Jannik Sinner e il caso doping: "Sono convinta che lui non abbia volontariamente assunto sostanze dopanti, ma non è questo il punto. Finora ci hanno sempre detto che l’atleta è responsabile a prescindere. Adesso sembra che ci siano circostanze in cui può non essere così e la faccenda si fa scivolosa". Ha poi riportato un episodio accaduto nel nuoto: "Ricordo il caso di Federico Turrini, nuotatore, un amico. Stava dall’altra parte del mondo, ha avuto una grave infezione all’occhio con cura d’urgenza. Hanno usato un collirio al cortisone: positivo, due anni di squalifica anche se la contaminazione era evidente. Due anni! Se la visione cambia ci vogliono regole precise. Il ricorso per Sinner darà indicazioni sulla strada che vogliono prendere".


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