Padel in crescita nelle regioni: obiettivo identità nazionale

Michelangelo Dell'Edera spiega come sviluppare organizzazione, qualità e didattica
Padel in crescita nelle regioni: obiettivo identità nazionale
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L'obiettivo è di quelli ambiziosi. Creare un'identità nazionale forte e fare scuola nel mondo. Michelangelo Dell'Edera, direttore dell'istituto di formazione Roberto Lombardi, assapora il dolce presente e schiude orizzonti di gloria per il padel in Italia. Lo fa da amante della racchetta. E da grande uomo di tennis quale è, ci tiene a non allontanare troppo le due discipline. Dell'Edera dal 2002 lavora con il settore tecnico nazionale della Fit. Da 8 anni si è immerso nel pescoso mare del padel. Parola d'ordine: formazione. «Era il lontano 2013 - racconta - quando insieme a Mauro Rosciano siamo andati in “missione” in Spagna, per conto della Federazione, per studiare il fenomeno padel. Abbiamo avuto la lungimiranza di fagocitare questa disciplina e si è visto che padel e tennis possono convivere tranquillamente nei nostri circoli. C'è ancora un'ampia possibilità di sviluppo della disciplina dal punto di vista organizzativo, qualitativo e didattico».

E in Italia fioccano i nuovi maestri che divulgano il verbo del padel. Come avete impostato la formazione dei nuovi istruttori?

«Negli anni 2014 e 2015, quando il padel era ancora sconosciuto, abbiamo inserito all’interno dei bandi per la formazione tennis quelli per insegnanti di padel con corsi di quattro ore. Nel 2017 abbiamo suddiviso i bandi di concorso, implementato i piani di studio e puntato sulle consulenze per realizzare un percorso di formazione di altissimo livello. E oggi gli insegnanti si muovono autonomamente. Il buon successo di uno sport nasce dalla capacità dell'insegnante di promuoverlo nel miglior modo possibile, altrimenti il fenomeno muore. Puntiamo molto sulla qualità della formazione e non sulla quantità».

Che età hanno i maestri che state formando?

«Diciamo che l'età media si attesta sui 40 anni. Nel 50% dei casi si tratta di ex tennisti, nell'altro 50 invece si parla di gente che viene dal mondo del padel. L'ennesima dimostrazione che queste sono due discipline che si stanno fondendo in modo perfetto».

Come sono organizzati i corsi?

«Ci sono tre step: istruttore di primo grado (previsti tre mesi di corsi) poi c'è il secondo grado (un anno di formazione) e quindi il maestro nazionale, al termine di due anni. Parliamo di un percorso di altissimo livello. In Italia ci sono 72 maestri, 200 istruttori di secondo livello e 1.400 di primo livello. È un processo in evoluzione. Nel prossimo quadriennio ci sarà una crescita ulteriore».

C'è una crescita omogenea in Italia?

«Alcune regioni sono avanti, come il Lazio e la Lombardia. Poi c'è la Sicilia, quindi una terza fascia di regioni in crescita. Nei prossimi mesi partirà un processo di decentramento di tutte le attività per la formazione e la promozione per poter mettere a tutte le regioni di crescere».

Il merito del fenomeno padel in Italia inizialmente è stato della scuola straniera.

«Sono stati molto importanti Gustavo Spector, Marcelo Capitani e Marcela Ferrari. Ma anche gli italiani Alessandro Pupillo e Sara Celata. In questi anni infatti siamo cresciuti anche noi. Il nostro obiettivo è avere un'identità nazionale forte. Sono convinto che nei prossimi due-tre anni faremo scuola».


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