Enrico Mariotti, il re dell'hockey su pista è anche il pioniere del padel toscano

E’ stato uno dei più forti giocatori di tutti i tempi dell'hockey su pista, è italiano ed è anche il pioniere del Padel in Toscana
Enrico Mariotti, il re dell'hockey su pista è anche il pioniere del padel toscano
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Ha vinto tutto nell'hockey. Con tutti e contro tutti. Campione europeo e mondiale con la nazionale italiana e con il Barcellona, di cui è stato anche il primo giocatore italiano nella storia che ha militato in qualsiasi disciplina sportiva del glorioso Barça. 

E dopo l'hockey a rotelle...il Padel. 

 Costruì a Follonica nel 2013 il primo campo ufficiale in Toscana. Il circolo ovviamente porta il suo nome ed il mitico numero di maglia EM7.

 Ecco la sua storia…

 Come hai conosciuto il Padel? Quale è stato il primo campo che hai visto e che sensazioni hai provato?

"Ho visto i primi campi negli anni 90 a Barcellona, vedevo giocare due contro due in campi piccoli con un muro in cemento; pensavo che fossero racchettoni da spiaggia, sinceramente non mi rendevo conto di cosa fosse. Poi a fine carriera rimasi senza squadra e mi trasferii a Barcellona per 6 mesi, mi allenavo in palestra in un circolo a Gavá Mar (dove tra l'altro andava Zambrotta) e con il dottore del circolo feci qualche partita. Da lí non mi sono più fermato, mi comprai la mia prima racchetta, una Just Ten. Tornai quindi alle competizione con l'hockey e rientrai in Italia, ma purtroppo a quei tempi non c'erano campi in Toscana".

 Avendo vissuto a Barcellona.....come vedi che si vive il Padel là e quali differenze con l'Italia?

"Ho abitato tanto a Barcellona e qui è uno sport molto affermato. Non solo per il WPT e i suoi campioni, ma soprattutto per i praticanti amatoriali che sono la ampia maggioranza. Sappiamo in Spagna cosa rappresenta il Padel, tutti hanno giocato almeno una volta, come dare un calcio a un pallone. In Italia all'inizio venne visto come una moda, è stato sottovalutato e perfino preso in giro, ora invece sta crescendo rapidamente con la stessa evoluzione di anni fa in Spagna. Sta prendendo piede sia con le competizioni agonistiche che come fenomeno di aggregazione e socializzazione".

 Perchè il Padel ha tardato così tanto ad esplodere in Italia?

"Non ci sono stati tanti pionieri come me nell'avere creduto in questo sport, inoltre in Italia si da troppo spazio al calcio. La maggior parte dei genitori vogliono che i loro figli giochino a calcio. Comunque prima a Roma ed ora in tutta Italia è cresciuto molto e ci sono persone che costruendo campi stanno facendo del business e presto diventerà uno sport d'altissimo livello e di importanza mondiale".

 Cosa manca in Italia per arrivare ai livelli della Spagna?

"A mio modesto parere manca l'esperienza, la consapevolezza di cosa può rappresentare questo sport. Chi pensa solo ai soldi non sta facendo un favore al Padel. Questo è uno sport bellissimo, che può diventare olimpico e arrivare lontano, ci vogliono le persone giuste per salvaguardare questo sport. I nostri cugini spagnoli ci possono guidare per farci evitare determinati errori".

 Esiste qualche similitudine tra i gesti tecnici del Padel e quelli dell'Hockey?

"È un gioco di racchetta, dove c'è un dritto e un rovescio, gesti simili nel loro movimento anche nell'hockey,  possiamo infatti colpire la palla al volo ma è più difficile perchè la nostra stecca è molto più lunga e stretta, la pallina va velocissima anche di più del Padel. Per il resto è tutto diverso".

 A livello di organizzazione e di "industria", quali differenze vedi tra Padel e Hockey?

"Sono totalmente diverse. Il nostro impianto ha un costo importante, i produttori sono piccoli artigiani. L'hockey su pista è uno sport che farà fatica a continuare perchè non ha visibilità, mancano i numeri e mancano le persone adeguate negli incarichi importanti. Il Padel è molto più facile da installare come spazi. In un campo da hockey ci stanno 4 da Padel. I produttori dei materiali del Padel sono aziende più importanti, con vendita di scarpe e abbigliamento. Quindi non c'è paragone".

 Nel mondo del calcio il Padel è diventata una "droga", giocano tutti i calciatori ed ex. E nel mondo dell'Hockey?

"Per i calciatori è uno sport immediato, è facile confrontarsi e mantenere quella emozione che avevano trovato da professionisti. Anche nell'hockey tanti giocatori si stanno avvicinando, raggiungendo subito un buon livello".

 Il Padel è una moda oppure una realtà affermata?

"Un po' una moda ma anche una bella novità che si stà affermando, se i dirigenti sapranno lavorare bene diventerà una realtà per sempre come il tennis, con eventi importanti ed ha tutti i numeri e presupposti per arrivare alle olimpiadi".

 Come hai pensato di creare il tuo circolo EM7?

"Quando ho finito di giocare ho scritto la mia biografia, mi dovevo reinventare e mi venne l'idea di creare nel 2013 il mio circolo. Iniziavo la carriera come allenatore di hockey ma in parallelo feci il primo campo ufficiale in Toscana, affiliato alla federazione. Mi aveva impressionato a Barcellona e ho pensato che potesse funzionare anche in Italia".

 E’ vero che sei stato anche fiduciario regionale in Toscana?

"All'inizio, avendo fatto il primo campo ufficiale venni proposto come porta bandiera per la promozione del Padel. Andai a Roma a una riunione, eravamo in pochissimi e conobbi Roberto Agnini. Poi mi sono trasferito in Spagna per fare l'allenatore, ma il mio circolo a Follonica è andato avanti lo stesso".

Come funziona il tuo circolo? Quali progetti hai per il futuro?

"Attualmente sono in un area comunale, quindi sono limitato per la crescita. Sto valutando di farlo diventare una struttura polivalente, anche con una foresteria e una palestra".

Nel tuo futuro, vedi più hockey o padel? 

"L'hockey non lo vedo bene....a meno che mi chiami la squadra del mio Barça! Mi vedo invece impegnato nel mio progetto Padel. E mi vedo anche come babbo del mio piccolo Diego, che sta per nascere!"

(in collaborazione con Andrea Balducci) 


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