Padel, Grilli: "Gli infortuni sono frequenti. Ecco i miei metodi per prevenirli"

La parola dell'esperto, i consigli del preparatore atletico
Padel, Grilli: "Gli infortuni sono frequenti. Ecco i miei metodi per prevenirli"
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Mai sottovalutare gli infortuni nel padel. Lo sa bene Giuseppe Grilli, laureato in scienze motorie, preparatore fisico appena arrivato nello staff di Marcelo Capitani, il leader del movimento azzurro. Classe 1983, Grilli compirà 38 anni tra un mese. Il momento giusto per avvicinarsi al padel dopo un passato nel basket e nel calcio. "Ho iniziato il mio rapporto con Marcelo due mesi fa – dice Grilli -. Gli ho proposto la mia metodologia applicata al padel e a lui è piaciuta".

Qual è stato il suo approccio con gli atleti?

"Ho subito fatto un giorno di test per valutarli a 360 gradi, la loro forza e come sono messi dal punto di vista fisico-posturale. Poi ho deciso di stilare un programma personalizzato. Dopo 60-90 giorni questi test vengono ripetuti per vedere i miglioramenti ed eventualmente valutare modifiche".

Parlando di infortuni, che differenze nota tra il calcio e padel?

"Cambia tutto perché sono due sport completamente diversi. Nel padel gli spazi sono stretti. È uno sport fatto di scatti, frenate, ripartenze e dall'impiego muscolare molto elevato. Nel calcio invece ci sono molti contrasti e traumi da contatto. Nel padel comunque gli infortuni sono sempre più frequenti dato il boom che ha avuto questo sport. Io sono specializzato nel recupero degli infortuni e vi dico che negli ultimi due anni ho avuto 30 clienti proveniente dal padel".

Che motivazioni ci sono alla base degli infortuni nel padel?

"Tutti pensano di poter giocare ma non è così, bisogna essere preparati fisicamente. I guai più frequenti sono alla spalla e al ginocchio. C'è molta gente che conduce una vita sedentaria e all'improvviso decide di giocare 2-3 partite a settimana. Ecco perché ci si infortuna: il padel è uno sport “asimmetrico” con continue battute che sollecitano la spalla. Ma frequenti sono anche i problemi al polso".

Che consigli può dare?

"L'amatore non deve fare la preparazione che fa un professionista, ma almeno una volta a settimana bisogna allenarsi a secco. Consiglio quindi, oltre alla partita, di fare almeno una volta un lavoro fisico-muscolare con lavori di mobilità. Quindi ok allo jogging ma anche: affondi, squat, stacchi, push up e military press. Si tratta di esercizi in cui tutto il corpo lavora. Altrimenti il rischio di farsi male è elevato. Per i professionisti la programmazione è diversa. Servono 2-3 lavori alla settimana per la gara oltre all'allenamento metabolico e muscolare per le partite importanti".

E per il recupero dagli infortuni?

"Intanto faccio una batteria di test per vedere il 'grado di partenza'. C’è un protocollo medico iniziale per la diagnosi, una parte fisioterapica per migliorare la mobilità, poi una parte fisica per recuperare l'arto interessato ma prima di tornare in campo rifaccio i test per vedere se i parametri sono vicini al periodo precedente all'infortunio. Quindi do l'ok per il rientro in campo".


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