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Occhi puntati a Singapore per una rassegna iridata lunghissima, con oltre un mese di gare, tra tutte le discipline

Il sogno Mondiale per iniziare al meglio il lungo percorso verso le Olimpiadi di Los Angeles 2028. &Egrave; cominciato oggi il grande appuntamento con la rassegna iridata di nuoto a Singapore, una tappa che rappresenta un banco di prova importante per la pallanuoto italiana. Sia in campo femminile che in campo maschile, le due squadre azzurre vogliono cogliere questa grande occasione per trovare le prime risposte dopo le Olimpiadi di Parigi, che hanno segnato la fine di un ciclo per tutte (o

In uno scenario mozzafiato, la sfida contro se stessi, le correnti e gli squali che non si vedono ma ci sono

Alle 7.40 il sole gi&agrave; scotta e lo Stretto di Messina brilla. E&rsquo; giorno di traversata a nuoto. Uno dei tanti giorni, perch&eacute; se un tempo era una cosa eccezionale ormai &egrave; consuetudine. Se prima la faceva chi aveva dimestichezza col nuoto in acque libere, aspiranti o mancati Paltrinieri, oggi la traversata la pu&ograve; fare chiunque. Io non ho nessuna intenzione di cimentarmi, specie da quando, qualche settimana fa, uno squaletto mansueto ed enorme si &egrave; avvicinato a capo Peloro a sguazzare tra i bagnanti a riva. Dicono che fosse uno squalo buono, non aggressivo, che non mangia gli umani, ma sempre di squalo si tratta e trovarselo davanti non deve essere divertente. A nuoto quindi no, ma su un gozzo s&igrave;. I primi ad arrivare sono quattro messinesi che si sono aggregati al corposo gruppo di romani. Chiedo ospitalit&agrave; e la trovo sulla barca che affianca la numero 4 assegnata a Silvano Martella ed Enrico Vinci, avvocati nella vita, ciclisti e maratoneti per passione. La sfida scorre loro nelle vene, dai tribunali alle correnti dello Stretto &egrave; un attimo.

Ci imbarchiamo sulla riva alla destra del pilone che troneggia come la una piccola &ldquo;Tour Eiffel&rdquo;, memoria di un tempo in cui la Sicilia era collegata al Continente dai fili dell&rsquo;elettricit&agrave; che andavano dal pilone di Cariddi a quello di Scilla. Il pilone ai messinesi piace anche se di bello ha soprattutto la memoria, appunto, e rappresenta la citt&agrave; quanto l&rsquo;orologio astronomico del Duomo, il pi&ugrave; grande, antico e complesso al mondo, sopravvissuto al terribile terremoto del 1908 che ha raso al suolo la citt&agrave;. Il gozzo su cui ho trovato posto lo comanda Andrea e ospita anche due signore, le mogli di Silvano ed Enrico, fotografe e motivatrici. Nella traversata senza pretese la sfida &egrave; soprattutto con se stessi, oltre che con le correnti quasi sempre impetuose. Silvano, che di gare &egrave; esperto, ma in bici o sui piedi, &egrave; agitato. Si &egrave; dato un tempo: un&rsquo;ora e quindici minuti. Enrico invece &egrave; uscito di casa dicendo &ldquo;chi me lo ha fatto fare&rdquo;.

Via mare raggiungiamo la &ldquo;Punta&rdquo;, dove lo Jonio incrocia il Tirreno e il mare ha colori cangianti che vanno dal verde smeraldo, al blu notte, dove le correnti ti portano via e dove una volta farsi il bagno era come una seduta di crioterapia, ormai anche qui l&rsquo;acqua &egrave; calda e sono sparite le meduse. Lo stesso, i nuotatori si sono cosparsi di oli e creme repellenti. Gli equipaggi sono dieci. L&rsquo;organizzatore col cappello di paglia, Giovanni, sul suo barchino fa una corsa verso il centro dello Stretto per sondare le correnti e scegliere la rotta pi&ugrave; agevole. E&rsquo; una giornata propizia, la rema &egrave; leggera, non &egrave; contraria, sposta leggermente verso Villa San Giovanni, niente di che &ldquo;al massimo andiamo in chiesa a Cannitello&rdquo;, dice Giovanna, la moglie di Silvano. La localit&agrave; Cannitello in Calabria &egrave; dirimpetto al Faro in Sicilia, le chiese delle due sponde si somigliano e si guardano. Andrea, il comandante del gozzo su cui navighiamo, racconta la sua storia: &egrave; nato in Australia, i suoi genitori erano emigrati l&igrave;, poi quando lui aveva cinque anni sono tornati a Messina e non se ne sono pi&ugrave; andati, perch&eacute; il pap&agrave; aveva buttato le reti e tirato su tanto di quel pesce che non si capacitava come fosse possibile che i messinesi non sfruttassero quella ricchezza. E&rsquo; rimasto a fare il pescatore, ma non ha voluto che il figlio Andrea lo facesse. &ldquo;Voleva che studiassi&rdquo;, dice. E lui ha studiato per andare poi, non come pescatore, lo stesso per mare.

Pronti via, alle 9,20 i nostri assistiti si tuffano dalla riva siciliana e via, direzione Calabria. Tutte le navi da crociera possibili, alte come mostruosi grattacieli tozzi, sono gi&agrave; passate, lo Stretto &egrave; nostro. La Punta di Messina si allontana e la costa calabrese si avvicina. Enrico &egrave; davanti e batte un ritmo costante, preciso e meticoloso, sembra non fare nessuna fatica, prende aria ogni due bracciate e taglia l&rsquo;acqua con le mani con morbidezza, la accarezza. Silvano si mette in scia, l&rsquo;aria la prende ogni tre bracciate, schiaffeggia l&rsquo;acqua, &egrave; infastidito da qualcosa, forse dagli scarichi della scialuppa che li accompagna. Silvano ed Enrico non si fermano mai, non chiedono n&eacute; pausa n&eacute; acqua, vanno pi&ugrave; veloce del previsto, alzano la testa solo per domandare a che punto sono arrivati. Le signore fanno foto e tifo e mentono sul percorso mancante, &ldquo;dai, 500 metri ancora&rdquo;, e Andrea se la ride &ldquo;saranno almeno mille&rdquo;.

Mentre rimpicciolisce il villaggio del Faro sulla costa siciliana, ingigantisce la spiaggia di Cannitello via via che si avvicina. Silvano ed Enrico accelerano, la barca numero 4 non &egrave; l&rsquo;ultima, forse chiude quinta, e l&rsquo;ora e passa che gli avvocati avevano stimato si &egrave; rivelata sbagliata: la loro traversata &egrave; durata 56 minuti alla fine. I giudici federali segnano il tempo di ogni partecipante, che per un amatore, dilettante, &egrave; gi&agrave; record. La sfida con se stessi &egrave; vinta. La felicit&agrave; che sprigiona l&rsquo;impresa &egrave; bellezza nella bellezza dello Stretto di Messina.

Cronaca di una traversata dello Stretto di Messina a nuoto

La Pallanuoto femminile in campo con la Nuova Zelanda. Domani tocca al Settebello

Pallanuoto, acque libere, tuffi, sincro, nuoto in vasca: Singapore apre il nuovo quadriennio olimpico con un Mondiale lunghissimo, quasi un mese con tutte le discipline coinvolte. Primi appuntamenti oggi con la pallanuoto femminile, ultima gara il 3 agosto quando si chiude il programma del nuoto. &Egrave; il primo esame per tutti (non solo in Italia in realt&agrave;) perch&eacute; l&rsquo;Olimpiade di Parigi ha chiuso un ciclo lunghissimo cominciato prima del Covid, con i Giochi di Tokyo posticipati al 2021 e quelli francesi a distanza di soli tre anni. Non c&rsquo;&egrave; stato tempo per rifiatare n&eacute; per un ricambio generazionale che invece si sta avviando adesso un po&rsquo; in tutto il mondo. L&rsquo;Italia non fa eccezione, il viaggio verso Los Angeles &egrave; lunghissimo, tre anni da adesso sono tanti, ma qui comincia la semina. Il debutto &egrave; delle ragazze della pallanuoto, domani ecco il Settebello. &Egrave; la fase a gironi, non proprio complicata (di fatto ne passano tre su quattro) ma &egrave; importante partire bene. Dal 15 luglio le acque libere con Paltrinieri (che dopo la 10km scioglier&agrave; la riserva di un eventuale impegno anche in vasca a inizio agosto), il 18 debutta il sincro, il 26 i tuffi, dal giorno dopo si nuota in piscina.

<h2>Il primo ostacolo</h2>

Il Setterosa debutta con la Nuova Zelanda (ore 11.35, diretta Raisport e Sky) con una squadra profondamente rinnovata in un mondo - quello della pallanuoto - che sta anche rivedendo le regole del gioco. Cambiamenti che possono sembrare banali visti dall&rsquo;esterno (campo di gioco a 25 metri; possesso palla di 28&rdquo;; secondo possesso di 18&rdquo;; esclusione temporanea di 18&rdquo;; pause tra tempi di 3&rsquo;, 5&rsquo;, 3&rsquo;; un VAR a chiamata a partita; 14 giocatori a referto, 15 in lista) ma in realt&agrave; incidono moltissimo sulle strategie e sulla preparazione fisica. Il ct Silipo ha cambiato otto azzurre su quindici puntando sull&rsquo;esperienza di Roberta Bianconi, al decimo mondiale, come punto di riferimento: &laquo;&Egrave; il momento giusto per cambiare perch&eacute; dopo un ciclo olimpico bisogna iniziare a lavorare in prospettiva su un nuovo gruppo. La preparazione &egrave; andata bene, ora siamo curiosi di verificare la reazione ad una competizione cos&igrave; importante da parte di un gruppo giovane. Le nuove regole hanno reso la pallanuoto, anche femminile, molto pi&ugrave; atletica, il gioco &egrave; molto pi&ugrave; dinamico, pi&ugrave; veloce, con tempi pi&ugrave; ristretti, quindi &egrave; importante anche saper compiere le scelte giuste in breve tempo e in poco spazio. Stiamo cercando di adattarci ed &egrave; importante che le atlete lavorino in quest&rsquo;ottica durante tutta la stagione. Il campionato &egrave; cresciuto tanto rispetto allo scorso anno anche in considerazione dei movimenti di mercato che ci sono stati. La qualit&agrave; si sta alzando di nuovo&raquo;. Il ricambio generazionale non &egrave; un problema: &laquo;Giocheremo con pi&ugrave; leggerezza, noi e gli Stati Uniti abbiamo cambiato in modo pi&ugrave; radicale rispetto ad altri Paesi. Alla fine del girone il primo bilancio&raquo;.

Il Setterosa apre la corsa al Mondiale

Cronaca di una traversata dello Stretto di Messina

Dal nuovo Setterosa al riscatto del Settebello: l’occasione Mondiale per la pallanuoto azzurra

A due mesi dagli Europei di Funchal, il ct della Nazionale femminile nell'intervista esclusiva illustra il nuovo progetto della squadra azzurra

Silipo ridisegna il Setterosa: Giovani di qualità e atlete esperte”

Per i leoni, che sono reduci dalla bella vittoria nel derby contro l’Olympic, c’è una montagna troppo alta da scalare

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