ROMA - È stata una delle protagoniste dei Giochi di Parigi: per l’oro olimpico conquistato nella boxe e anche, suo malgrado, per le polemiche divampate intorno alla sua persona ancora prima che salisse sul ring. Oggi Imane Khelif, 25 anni, non è più solo una pugile, ma è anche un personaggio famosissimo, a tutto tondo, che sta diventando simbolo di integrazione e di lotta alle discriminazioni. È stata invitata alle sfilate di Milano e Parigi e in Italia ha scelto di raccontarsi senza filtri a Massimo Giletti nella trasmissione “Lo Stato delle cose”, in onda su Rai 3 il lunedì sera. Imane si è divertita, ha sorriso quando Giletti ha mostrato il video di Trump che parlava di lei e lo ha definito «buffo», ma è diventata tremendamente seria quando ha parlato delle infinite insinuazioni che l’hanno riguardata e la riguardano ancora: «Sono qui - ha chiarito - perché molte persone mi hanno mostrato affetto. Ci tengo a ringraziare gli italiani, sono anche un’appassionata del vostro calcio, vedevo la Juventus e la Roma. Tutto quello che è successo durante e dopo Parigi mi ha ferito, ma a chi dice che sono un uomo rispondo semplicemente che sono una medaglia d’oro olimpica. Imane Khelif è qui».
Attacco all'Iba e messaggio per Angela Carini
Dopo aver raccontato della sua storia, di quanto sia stato facile innamorarsi della boxe («è lei che ha cercato me, mi ha travolto»), la campionessa olimpica è stata nettissima in merito alla sua identità di genere: «Quando sono stata squalificata dall’Iba la prima volta, nel 2023, venivo già da un argento. Sono stata esclusa all’improvviso, ma le analisi a cui facevano riferimento (con presunti cromosomi maschili, ndr) non erano chiare e io non le ho mai viste, neppure dopo l’esclusione. Mi sembrava tutto irreale, ero in finale e poi niente. L’Iba non ha più credibilità. Io posso assicurare che sono sempre molto attenta ai miei ormoni e che sono sempre all’interno dei criteri stabiliti e necessari per gareggiare». Proprio per questo il Cio l’ha ammessa all’Olimpiade, sottolinea Giletti: «Io mi sono allenata con Angela Carini, ci conosciamo bene, è un’amica, ci allenavamo ad Assisi. Non me la prendo con lei, me la prendo con chi ha fatto pressione su di lei per farla comportare in un certo modo (abbandonare praticamente subito il ring, ndr). Ne sono assolutamente sicura, anzi, ringrazio il presidente del Coni Malagò per la trasparenza delle sue parole durante i Giochi. Senza dubbio ha avuto rispetto. Ammetto che avrei voluto avere un incontro normale con Carini, invece, è stata solo una recita. E dopo non l’ho più sentita. Ho visto un video in cui si scusava, accetto le sue scuse: per me resta una sorella. Anzi, glielo dico proprio direttamente: ti auguro ogni successo, l’importante è imparare dagli errori».
Khelif, dal ring al tribunale
È questa, in fondo, la frase più bella, e più vera, di tutta l’intervista di Imane Khelif: parole che sanno di sport. E di vita. Vita che adesso la campionessa olimpica vuole vivere serena alla luce del sole e per questo è pronta a dare battaglia a chi la definisce "un uomo". Il riferimento è ad alcuni media francesi: «Chi ha scritto queste cose odia il successo, evidentemente, ed è invidioso, forse perché è un giornalista con la doppia cittadinanza algerina e francese. Ma i miei avvocati mi hanno avvisata immediatamente, abbiamo fatto i passi necessari per andare in tribunale. Ed è lì che ci vedremo».