Rugby, la Nazionale e la maledizione mondiale

Dal caso Bettarello (1987) all'attuale scontro sui premi: trent'anni di guai nell'anno della Coppa
Rugby, la Nazionale e la maledizione mondiale© LAPRESSE
Francesco Volpe
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I soldi non c’entrano. Di quelli si tratterà nei tempi e nei modi dovuti. La valanga di tweet azzurri che si è abbattuta martedì sera su Alfredo Gavazzi nasce dalla rabbia, non soltanto dal portafogli. Sergio Parisse e gli altri ragazzi della Nazionale non hanno gradito i termini usati dal presidente federale per motivare la sua rivoluzione: alla Coppa del Mondo, a parità di budget, niente gettoni di presenza (6.500 euro a testa a partita) bensì un premio unico in caso, e solo in caso, di qualificazione ai quarti di finale. Il Santo Graal di almeno tre generazioni di rugbisti italiani. Frasi come “Voglio una Nazionale di giocatori, non di pensionati” o “Sono stanco, al 15° posto del ranking mondiale non ci sono andato io” hanno ferito il gruppo azzurro che, a maggioranza, ha deciso per la clamorosa protesta sul social network più immediato. “I modi del presidente non ci sono affatto piaciuti e gli animi sono molto caldi” confida un azzurro, che chiede ovviamente l’anonimato.
Si va verso una trattativa lunga. Resa ancor più dura da parole e tweet. A breve dovrebbe uscire un comunicato, una sorta di piattaforma dei giocatori da contrapporre a quella del presidente. Le parti però sarebbero molto distanti e lo staff tecnico azzurro è seriamente preoccupato della piega presa dalla questione.

STORIA - E’ la maledizione della Coppa del Mondo. L’impossibilità per la Nazionale di arrivarci senza inconvenienti, polemiche, “fratture” e quant’altro. Quasi una costante da quel lontano 1987, dalla prima edizione in Nuova Zelanda. Quando Stefano Bettarello, all’epoca di gran lunga il più celebre giocatore italiano, fresco di storica convocazione per i Barbarians, oppose il gran rifiuto. “Dirigo un’azienda di confezioni, non posso assentarmi per un mese e mezzo” la motivazione ufficiale. In realtà tra lui e il c.t. Marco Bollesan non correva buon sangue.
Nel 1995, in Sudafrica, fu un attacco di dissenteria alla vigilia della (decisiva) partita d’esordio contro le Samoa, a rovinare il Mondiale dell’Italia di Georges Coste. Un tempo alla pari con i guerrieri delle isole (11-12), uno sulle gambe (18-42 finale): addio qualificazione. E polemiche a non finire per la successiva esclusione di Marcello Cuttitta dal XV per il secondo incontro con l’Inghilterra nella “sua” Durban. Una ferita che richiese un anno per rimarginarsi.
L’anno della Coppa del Mondo del 1999 fu addirittura tragico per la Nazionale, colpita in gennaio dal dramma di Ivan Francescato, morto per un malore notturno a neppure 32 anni. Si proseguì con la rottura tra Massimo Giovanelli e il c.t. Coste, che voleva spostare il capitano da terza linea a tallonatore; il gruppo spaccato; un disastroso tour in Sudafrica; il siluramento dello stesso Coste e, ovviamente, un Mondiale da dimenticare, culminato nella Caporetto contro gli All Blacks: 101-3 ad Huddersfield.
Nel 2007 si partì per la Francia in fanfara. L’Italia nel Sei Nazioni aveva appena sconfitto Scozia e Galles, e in un test estivo solo l’arbitro le aveva impedito di battere l’Irlanda a Belfast. Ma nei giorni della vigilia, a Marsiglia, maturò la frattura tra il c.t. Pierre Berbizier e il capitano Marco Bortolami, culminata nella richiesta del coach francese ai ragazzi di non fronteggiare l’Haka degli All Blacks nel match d’esordio al Velodrome. Lo spogliatoio si spaccò, approvò la proposta del c.t. a stretta maggioranza e in campo gli azzurri vennero asfaltati dai neozelandesi, che mai avevano subito l’onta di danzare di fronte a una squadra raccolta in circolo. Due penose vittorie contro Romania e Portogallo e l’incredibile sconfitta contro una modesta Scozia negarono all’Italia i quarti a capo di un mese da lunghi coltelli.
Ora la storia si ripete. Veniamo da un Sei Nazioni mediocre e a settembre ci attendono Francia, Canada, Irlanda e Romania. Tutte partite delicate, per diversi motivi. Se la Nazionale non ritroverà almeno la serenità perduta il rischio di una Caporetto stile 1999 è veramente dietro l’angolo.





















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