Rugby, clamoroso sciopero: della Nazionale al raduno

Gli azzurri rifiutano di allenarsi in vista della Coppa del Mondo se non sarà risolta la questione-premi
Rugby, clamoroso sciopero: della Nazionale al raduno
Francesco Volpe
3 min

Il bubbone è scoppiato. La Nazionale in raduno a Villabassa (BZ) in vista della Coppa del Mondo di settembre (debutto il 19 settembre contro la Francia a Twickenham) ha rifiutato di allenarsi e “di indossare materiale tecnico federale sino al raggiungimento di un accordo economico per la partecipazione alla preparazione estiva e alla Coppa del Mondo” recita un comunicato della FIR. E’ la conseguenza dello scontro nato dalle dichiarazioni del presidente Alfredo Gavazzi che, in una conferenza stampa post-Sei Nazioni, aveva annunciato di voler rivedere i criteri di retribuzione economica per la Coppa del Mondo: “Aumenteremo i premi e taglieremo i gettoni di presenza. Sono stanco dei pensionati, al 15° posto del ranking mondiale non ci sono finito io”. Concetti (in parte) condivisibili espressi, come spesso gli accade, nel contesto e nella maniera sbagliata.

Da allora, la FIR ha partorito una proposta che i giocatori hanno rifiutato: 3000 euro complessivi per i tre mesi di preparazione estiva, 8000 euro (l’una) per le eventuali vittorie contro Canada e Romania, 12.000 euro per quella contro Francia, 16.000 per un successo sull'Irlanda. Se si passa il turno, si prende tutto, anche i premi delle partite perse. Proposta rispedita al mittente, come detto. I giocatori hanno incrociato le braccia e stamane hanno lasciato il raduno di Villabassa, così come lo staff, all’interno del quale il c.t. Jacques Brunel è dipinto come “distrutto”. Di pari passo, la FIR ha emesso un comunicato in cui si ribadisce “la volontà del Consiglio Federale - pienamente condivisa dallo staff della Nazionale - di raggiungere un accordo economico con i giocatori basato non sulla semplice partecipazione alle finestre internazionali ma su concreti principi meritocratici legati alla performance. Principi che, come già ribadito pubblicamente dai vertici federali, saranno alla base di tutti i futuri accordi tra FIR e gli atleti della Nazionale”.
"Sono deluso dall'atteggiamento assunto dagli atleti - ha dichiarato il presidente Alfredo Gavazzi - non tanto per la situazione contingente ma perchè tale decisione denota la non volontà di investire sulle proprie capacità sportive. L'offerta che è stata presentata è coerente con il nostro attuale posizionamento e con gli accordi in essere tra gli atleti e le Federazioni Tier 1 a noi più prossime nel ranking. Resto fiducioso che, come sempre, il buon senso prevarrà e, tutti assieme, potremo imprimere una svolta importante, in chiave futura, ai rapporti tra la Federazione e gli Azzurri, aumentando significativamente l’attenzione ai risultati ottenuti".

E’ chiaro che questa è una sconfitta per tutti. Per la linea decisionista del presidente Gavazzi, sempre restìo a consigli e compromessi, per lo staff della Nazionale (team manager, c.t.) che non è stato evidentemente capace di mediare e percepire certi umori, per gli stessi giocatori, che dopo due anni di mediocri (quando non pessimi) risultati sul campo, finiscono in copertina per una battaglia che verra percepita come meramente economica - anche se la squadra sostiene il contrario - e che contrasta con l’immagine trasmessa in questi lunghi anni di Sei Nazioni. I panni sporchi andavano lavati in famiglia e questa giornata rappresenta una sconfitta per tutto il rugby italiano, comunque vada a finire.


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