All Blacks, passo storico: un test nella loro "culla"

Mercoledì i neozelandesi giocheranno per la prima volta in oltre cent'anni alle Samoa, le isole dei loro antenati
All Blacks, passo storico: un test nella loro "culla"
Francesco Volpe
2 min

Gli All Blacks vanno in pellegrinaggio alle isole Samoa. Vanno a riscoprire una parte delle loro radici. Una parte importante. Samoani e maori - che dai samoani discendono - formano da sempre l’ossatura della nazionale di rugby più famosa del mondo. Sono addirittura 58 gli All Blacks, del passato e del presente, che sono nati alle Samoa o sono figli di genitori samoani. Giganti come i centri Tana Umaga, Ma’a Nonu, Frank Bunce e Sonny Bill Williams o le ali Christian Cullen e Vaiga Tuigamala (the Black truck, il camion nero). Miti del pianeta ovale come il tallonatore Keven Mealamu o le terze linee Michael “Iceman” Jones e Josh Kronfeld. E il discorso potrebbe valere per i figiani e per i tongani (Jonah Lomu era di origini tongane). Incredibilmente, nella loro storia ultracentenaria, gli All Blacks non si sono mai recati a giocare nelle isole del Pacifico. Dagli anni Trenta vi hanno spedito a più riprese i loro NZ Maori, o magari i giovani (Junior All Blacks et similia), ma mai il gioiello della corona: la nazionale nera.

PRIMA VOLTA - Mercoledì la lacuna verrà colmata. Gli All Blacks giocheranno per la prima volta un test-match ufficiale ad Apia contro le Samoa, primo passo del cammino di preparazione al Mondiale d’autunno in Inghilterra (18 settembre-31 ottobre). Lo faranno con tutti i crismi, schierando la squadra vera, capitanata da Richie McCaw, con Dan Carter all’apertura e la conferma del centro-boxeur Sonny Bill Williams che, quando non tira sberle sul ring, saltabecca tra il rugby a XV e il rugby a XIII, scegliendo di volta in volta l’uno o l’altro a seconda di dove annusa aria di Coppa del Mondo.

GUERRIERI - Inutile dire che i samoani hanno fatto altrettanto, richiamando tutti i loro espatriati. Adesso per il coach Stephen Betham il problema sarà disciplinare i suoi ragazzi, rinomati per la durezza dei placcaggi e l’impatto fisico al limite dell’intimidazione, e naturalmente carichi a pallettoni per un evento che nelle isole finirà sui libri di storia. “Ho raccomandato loro di controllarsi nell’aggressione fisica. Se non lo faranno, la partita potrebbe sfuggirci di mano”. Una cosa è sicura: gli All Blacks vinceranno, ma giovedì mattina alzarsi dal letto sarà dura.


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