Sei Nazioni in salita, l'Italia fa la conta

Tra veterani in pensione e infortuni, la Nazionale si avvicina al torneo con ben dieci esordienti: non era mai accaduto. E nessuna delle rivali ne schiera tanti
Sei Nazioni in salita, l'Italia fa la conta© Bartoletti
di Francesco Volpe
3 min

ROMA

Andrea Lo Cicero alleva asini, Totò Perugini e Fabio Ongaro servono birre, Gonzalo Canale fa il papà, Andrea Masi esce da un terribile infortunio, Marco Bortolami e Mirco Bergamasco gestiscono più o meno bene il loro tramonto sportivo. E nel Salone d’Onore del Coni, lunedì, anche Mauro Bergamasco indossava giacca e gilet: da quest’anno farà il commentatore per DMax (che darà il torneo in simulcast con Deejey Tv). Della Nazionale che ha attraversato gran parte dell’era Sei Nazioni, da John Kirwan a Jacques Brunel, i superstiti si contano ormai sulla punta delle dita. Alla presentazione del torneo c’era chi sfoglia avidamente le fotine dei profili sulla brochure federale. Tante, troppe facce nuove, giovani e un po’ spaesate. «Chi non ha mai giocato in azzurro si alzi» ha azzardato lo speaker. Un terzo della Nazionale in piedi. Vabbè, pure Gonzalo Garcia, 31 anni e 39 caps, che ha scatenato l’ilarità dei compagni... Dieci esordienti nella lista dei 31 diramata dal c.t. Brunel per le prime due partite del torneo: il 6 febbraio a Parigi, il 14 all’Olimpico contro l’Inghilterra. Alcune scelte sono dettate dalla convinzione (Andrea Lovotti, Jacopo Sarto, Matteo Zanusso e anche Andrea Pratichetti si sono meritati la chiamata con le loro prestazioni in Celtic League), molte altre dall’emergenza infortuni.
    «Questa convocazione fa bene al movimento - sostiene Giampiero De Carli, 45 anni, coach degli avanti - Ci sono tre giocatori che arrivano dall’Eccellenza. E non ricordo dieci esordienti in un torneo tanto importante. Ora però devono capire che non è un punto d’arrivo».

VUOTO - La stagione post-Coppa del Mondo è tradizionalmente quella degli esperimenti, ma nessuna delle nostre rivali ha osato tanto. Persino la Francia, uscita dal Mondiale con le ossa rotte e un nuovo c.t. (il guru Guy Novès), s’è limitata a otto novità. Gli infortuni hanno sforbiciato una coperta già corta. Sembra di rivivere i primi anni del torneo, quando la generazione-Coste andava in pensione e quella successiva ne raccoglieva a fatica il testimone (2001-05). Il problema è che qui la generazione successiva non c’è. Il salto è doppio, se non triplo. I francesi hanno due giocatori sopra i 30 anni, dieci dai 27 ai 29 e quindici tra i 24 e i 26. Noi abbiamo dieci ultratrentenni ma appena cinque ragazzi nella fascia immediatamente più giovane. Manca, e non lo diciamo da oggi, un intero quinquennio (1985-89), sacrificato sull’altare degli stranieri negli anni da cicale del vecchio Super 10 (era pre-celtica). Solo i nati dal 1990 in poi (Gori & c.) escono da una piramide formativa credibile (credibile, non perfetta). E così va chiesto a chi oggi ha al massimo 25 anni di non far rimpiangere pensionati da oltre 100 caps.
    «Vedo tanti giovani e mi aspetto da loro voglia, entusiasmo, capacità di divertirsi nel torneo più bello del mondo» chiosa il capitano Parisse, 32 anni.

RECUPERI - Intanto lo staff azzurro pensa a come recuperare qualche titolare. La coperta in alcuni ruoli (tallonatore, seconde linee, mediani) è cortissima. Ghiraldini verrà arruolato solo se sabato giocherà in Premiership. Geldenhuys, Morisi ed Esposito si spera di riaverli per la Scozia (27 febbraio) ma è durissima, mentre la pubalgia dovrebbe tagliare fuori Allan. «Speriamo di non avere infortuni» sospira De Carli.


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