"È sufficiente una sola stagione di professionismo perché un rugbista subisca un declino - non si sa ancora, se temporaneo o irreversibile - sia nell'afflusso di sangue al cervello sia nelle funzioni cognitive". È quanto emerso da uno studio condotto dalla britannica University of South Wales, che ha seguito per un anno un club professionistico iscritto allo United Rugby Championship, sottoponendo i giocatori a controlli periodici, dal ritiro estivo fino all'ultima giornata di campionato.
I risultati della rilevazione
I risultati sono stati pubblicati nell'edizione di settembre del Journal of Experimental Physiology, e hanno evidenziato come in 12 mesi di violenti contrasti, mischie e placcaggi i giocatori abbiano accusato una diminuzione delle capacità di ragionare, ricordare, formulare idee e praticare ginnastica mentale. La nuova ricerca, ripresa dalla Bbc, segue l'azione legale condotta da 200 ex giocatori, non solo professionisti, uomini e donne, contro le federazioni rugby d'Inghilterra e Galles per i danni cerebrali subiti durante la loro carriera: ad alcuni di essi sono state diagnosticate forme precoci di demenza. I ricercatori gallesi hanno però sottolineato che per misurare gli effetti negativi a lungo termine sui giocatori serviranno altri studi.