Mondiali Rugby, Lamaro esclusivo: "Italia in campo per i bimbi"

Primo capitano a guidare la Nazionale in Coppa del Mondo dopo Parisse: "Ci hanno scritto in tanti, letterine e messaggi: siamo i loro eroi"
Christian Marchetti
4 min

Sì, «bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza». In fin dei conti, nessuno l’ha dimenticato e l’ha sempre saputo pure Michele “Mitch” Lamaro, che da “capitan futuro” si è trasformato in “capitano giusto”. Quello che ha sempre parole corrette e un sorriso rassicurante. Romano, 25 anni; figlio di Gianluca, olimpico della vela a Los Angeles 1984 e Seul 1988; capitano anche a Treviso, lì dove c’è poi l’altra metà della mela, Martina. Dal quartier generale azzurro di Bourgoin-Jallieu, gli chiediamo di parlarci dell’emozione di guidare in campo l’Italrugby che oggi esordirà contro la Namibia (ore 13, diretta Rai 2 e Sky) alla decima Coppa del Mondo, a Francia 2023. Lui sorride aggiungendo un «Proviamo» dal sapore di sfida.

Non ci dica che non si è emozionato alla consegna del tradizionale “cap”, il copricapo simbolo dei grandi appuntamenti del rugby.
«In effetti è stata una bellissima cerimonia e ci siamo divertiti molto. Decisamente...».

Personalmente cosa la emoziona di più, l’idea di essere il primo capitano dopo Parisse a un Mondiale, dal 2011, o quella di essere il primo timoniere romano in questa manifestazione?
«Onestamente nessuna delle due, nel senso che non ci penso. Conosco il mio lavoro, so cosa devo fare e cerco di non pensare a nient’altro, in modo da togliermi pressione e trasmettere ai compagni ciò che devo».

Però ascolta molto.
«Costantemente. È la prima regola. A 25 anni sono consapevole di non aver vissuto tante cose e allora ascolto il nostro gruppo di leader: Allan, Ruzza, Negri, Brex...».

E gli ex giocatori? Come team manager, per esempio, avete Venditti.
«Ah, con Giamba parliamo costantemente e ci può dare delle dritte. Però sappiamo anche che il nostro è un gruppo diverso dagli altri del passato. Dobbiamo trovare la nostra strada».

Da ragazzino come se li immaginava i Mondiali?
«A questa domanda saprò rispondere domani sera (oggi; ndr). Finora è tutto molto bello. La preparazione è stata interessante e molto lunga. Ciò che si sta creando intorno a questi Mondiali mi stupisce ogni giorno di più».

Tipo il calore dei tifosi?
«Lo sentiamo. Pochi giorni fa, abbiamo ricevuto le lettere e i messaggi dei bambini italiani che ci hanno fatto sentire il loro sostegno».

Cosa vi dicono i bimbi?
«È divertente vedere come, ai loro occhi, da un lato passiamo per gli eroi; dall’altro non contemplano l’idea di uscire sconfitti dal campo. In fin dei conti parlano di una vittoria morale, di un successo di gruppo. Questo mi ha colpito».

È corretto dire che volete vincere per voi stessi, per la maglia, ma anche per il c.t. Kieran Crowley, che dopo la Francia se ne andrà?
«Certo, ma “vincere per noi” significa già vincere per Kieran. Lui fa parte di “noi”».

Ed è corretto anche dire che ultimamente vi sentite più legati a lui?
«Kieran ha dato tanto a tutti noi e pensare che l’anno prossimo in tanti non lo vedranno più fa strano. Io sono arrivato a 19 anni al Benetton Treviso e lui c’era; ora ne ho 25 ed è ancora qui. È chiaro che vogliamo restituirgli qualcosa».

Con quali occhi avete visto Francia-All Blacks, il match inaugurale di questi Mondiali tra le due squadre (impossibili) che dovrete affrontare per una qualificazione ai quarti?
«Con gli occhi di chi prima dovrà giocare contro Namibia e Uruguay. Per il debutto affronteremo una squadra fisica che vorrà metterci pressione con gli avanti. Se glielo faremo fare, potrebbe diventare pericolosa».

Come si allenta la pressione di un Mondiale?
«E chi lo sa? È il mio primo... Credo che sia importantissimo divertirsi. L’altro giorno abbiamo fatto il tifo per l’Italbasket contro gli Stati Uniti. I ragazzi sono stati fortissimi anche solo ad arrivare fino a quella partita. Ecco, le emozioni: vederli è stato emozionante, vedere una squadra che rappresenta il nostro Paese è sempre emozionante. Il nostro “in bocca al lupo” è scontato».

Giocherete anche per l’Italbasket?
«Certamente».


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