Mamme e 40enni: donne strepitose ai Mondiali di Doha. Come fanno?

L'australiana Diver è tra le più forti nei 10000m, l'americana Groner a 41 anni e 3 figli è 6^ in maratona. Shelley-Ann Fraser-Price fa il giro di pista con il figlio in braccio
Mamme e 40enni: donne strepitose ai Mondiali di Doha. Come fanno?
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Che siano state grandi atlete prima della maternità o che lo siano diventate dopo poco importa. Anzi, a dirla tutta è difficile stabilire se sia più complesso ritrovare la forma stratosferica di Allyson Felix o più assurdo diventare una maratoneta che possa competere con i pro, come ha dimostrato in passato la nostra azzurra Catherine Bertone che a 45 anni si è guadagnata la maglia azzurra per le Olimpiadi di Rio 2016.
 
Di mamme super top ai mondiali di Doha ne abbiamo viste tante e tutte, alle interviste, hanno manifestato la straordinaria gioia della maternità ed il piacere ritrovato delle competizioni. Una immagine per tutte quella di Shelly-Ann Fraser-Pryce che immediatamente dopo l’urlo della vittoria sui 100 m piani, corre a prendere in braccio il suo bambino.

Ma come fanno? Che ci possano riuscire le pro è certamente più comprensibile. Si tratta di atlete che hanno un team a supporto, degli sponsor (sebbene qui si possa aprire un capitolo negativo se si pensa alla recente esperienza della Felix con il noto marchio statunitense col ‘baffo’) e, verosimilmente, tutto il tempo da dedicare allo sport.


 
L’AUSTRALIANA - Ma quando a risplendere non è una professionista, allora non ci sono più scuse. Ne avevamo avuto uno straordinario esempio con la 42enne Sinead Diver, la mamma irlandese trasferita in Australia che nel 2012 dopo l’ultima gravidanza ha ritrovato la forma vincendo il campionato australiano di mezza maratona. La stella di Sinead ha poi brillato anche sulla distanza regina, con diversi magnifici risultati ed uno strepitoso 2:24.11 alla maratona di Londra del 2019 e chiudendo in febbraio una mezza maratona in Giappone con un velocissimo 1h08’55”. Pochi giorni fa ai mondiali di Doha, la Diver ha preso parte ai 10000 m in pista terminando la gara in 31’25”49”, tempo che la rende una delle più forti atlete del pianeta.
 
E’ evidente che per raggiungere certi livelli bisogna avere delle doti naturali, ma è ancora più lampante come l’abnegazione possa trasformare i sacrifici in una favola, che ha come cornice il bollente ed umido mondiale di Doha.

 

L'AMERICANA - Pochi giorni fa, ai nastri di partenza della maratona dei Mondiali di Doha abbiamo assistito ad una gara che, come atteso, ha sofferto di condizioni climatiche che è un eufemismo definire proibitive. Concorrenti provate, barelle e sedie a rotelle a raccogliere chi usciva sconfitta dal caldo insopportabile sebbene si corresse di notte. Polemiche e scene strazianti di sofferenza mai viste in un mondiale di atletica, non ci si aspettava, ed infatti non sono arrivati, grandi risultati cronometrici. A vincere sono state le concorrenti più tenaci, ma forse anche quelle che si sono preparate in condizioni climatiche simili.
Se tra le prime ci si aspettava l’Africa, e così è stato, non ci si aspettava certo di vedere arrivare sesta assoluta l’americana Roberta Groner, madre di tre figli e, per giunta, addirittura 41enne. La Groener si era qualificata per il Team USA alla maratona di Rotterdam in Aprile, con un sostanzioso 2:29:09, il risultato di 2h38’44” nella proibitiva maratona di Doha (vinta in 2h32’43”) è qualcosa di eccezionale.

LA PASSIONE – Roberta Groner aveva smesso di correre circa vent’anni fa, ma dopo le tre gravidanze aveva voglia di fare qualcosa per sé stessa. E’ questa spesso la motivazione che spinge tante donne a cominciare a correre. Forse perché ci si può organizzare in (quasi) qualsiasi orario e condizione climatica e location, la corsa sembra adattissima a trovare uno spazio per mettere in ordine i propri pensieri e rimettersi in forma. Questa la sua dichiarazione: “Noi tutti facciamo qualcosa con passione, che sia suonare il piano o qualunque altra cosa. Fintanto che ami quel qualcosa, devi farlo. Quando mi hanno chiesto se volessi rappresentare gli Usa ai Campionati Mondiali di Maratona mi sono sentita orgogliosa, ho pur sempre 41 anni”.

L’orgoglio della Groner si è trasformato in concentrazione ed allenamento, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Tanti i sacrifici per una donna che non è una vera professionista, non ha potuto fare una vera preparazione in altura come le sue avversarie, si è allenata a casa sua in New Jersey dove d’estate il clima è caldo-umido, e spesso di notte, perché ha ritenuto opportuno abituarsi alle condizioni in cui avrebbe corso la maratona.

La 41enne americana la vedremo ancora ai nastri di partenza della New York Marathon tra un mese, il 3 novembre, era già iscritta prima della convocazione e di certo non se la perderà.

 


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