Maratone italiane, saldo in negativo ma il futuro è roseo. Grazie anche a Roma

Sono 4mila in meno i maratoneti in Italia nel 2019, mentre quasi 50 le maratone. New York da sola ci batte. Ma nel 2020 cosa accadrà?
Maratone italiane, saldo in negativo ma il futuro è roseo. Grazie anche a Roma
Cesare Monetti
7 min

Da un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal sito specializzato Runtoday.it arriva puntuale, ed anche schiacciante, la fotografia della situazione numerica, e non solo, delle maratone italiane. Che, è bene dirlo, è piuttosto grigio, anche se il futuro potrebbe riservare qualche bella sorpresa.

IL 2019 – Quest’anno si sono corse ben 46 maratone in Italia, forse davvero troppe, ma comunque ben 6 in meno rispetto al 2018. La perdita sarebbe addirittura di 7 maratone se non ci fosse stato l’esordio a giugno della maratona di Aosta che ha registrato comunque solo 187 finisher. Il dato, ampiamente negativo, è sul numero totale di arrivati (italiani o stranieri) nell’ambito di queste 46 maratone: 52.037. Molti meno, circa 4.000, rispetto ai quasi 56.000 dell’anno scorso.

Le motivazioni di questa debacle numerica sono diverse ed oggettive. In primis, due i fattori che portano al computo totale dei ‘mancati arrivi’. Maratona di Roma 2019, gestita temporaneamente dalla Fidal, ha visto all’arrivo solo 8.800 persone, 3mila in meno rispetto all’anno precedente. L’altra grave mancanza è arrivata dalla T-Fast42 Maratona di Torino che non si è disputata con annullamento il giorno gara causa maltempo. Anche in questo caso almeno 1.300 il deficit immediato. Il conto è già presto fatto.

Il dato però altrettanto allarmante è però sul numero totale 52.000 annui che all’apparenza sembrano tanti, ma il tutto diventa molto riduttivo se pensiamo che la sola New York Marathon o anche la sola maratona di Parigi fanno circa 53.000 arrivati. In una sola domenica. In una sola gara. In una sola città. Il tutto con numero chiuso ed estrazione partecipanti per consentire di correre e richieste di partecipazione che superano le 100 o 200mila richieste. A New York potrebbero fare due maratone da 50mila persone in contemporanea, magari una il sabato ed una la domenica. Gli organizzatori, New York Road Running Marathon Club, ci hanno anche pensato, ma per ora hanno evitato tutto questo, forse per non mandare totalmente in tilt una città che vive comunque nelle prima doemnica di novembre un giorno di festa ed economicamente importante. A New York, per la maratona, si genera un giro d’affari di oltre 400milioni di dollari ed è riconosciuto ufficialmente che la maratona è il secondo evento sportivo statunitense più ricco dopo la finale del Super Bowl di football americano. In pratica, tornando ai numeri degli arrivati, una sola maratona ‘big’ supera dunque il totale arrivati nell’anno di ben 46 maratone italiane. C’è da riflettere.

IL FUTURO E’ A ROMA - Il 2020 va visto però con un po’ di ottimismo, perché intanto da Roma stanno arrivando positive notizie grazie alla Acea Run Rome The Marathon in programma domenica 29 marzo 2020. I nuovi organizzatori che vinto il bando di concorso indetto dal Comune di Roma, tra i quali c’è anche Corriere dello Sport-Stadio, stanno lavorando incessantemente per risollevare la maratona della capitale italiana, che è anche la prima in Italia per numero di arrivati, e soprattutto portarla nel giro di qualche anno ai livelli delle grandi estere con numeri molto più ampi. Si sognano almeno 20-30mila arrivati, ma è lecito sognare anche più in grande. La città, Roma, con la sua storia ed i suoi monumenti, non ha nulla di cui invidiare alle varie Parigi, Londra, Barcellona, Valencia.

L’eventuale boom di Acea Run Rome The Marathon potrebbe essere la scintilla che risveglia il mondo podistico italiano. Per cambiare la nostra storia e i numeri delle maratone servono alcune cose basilari. Per quanto riguarda i partecipanti stranieri necessita assolutamente che ci sia il via libera totale di partecipazione senza certificato medico. In questo momento siamo a metà della riforma richiesta dagli organizzatori italiani, la Fidal ha consentito che gli esteri possano correre senza certificato medico, ma che siano concepiti come ‘turisti stranieri’. Ed è per questo che non possono comparire in classifica e che devono partire in ultima griglia nello schieramento di partenza. Condizioni altamente limitanti che si spera possano essere superate al più presto eliminando così tanta burocrazia. Al momento dall’estero decine di migliaia di runner sanno che ‘in Italia non si può correre’ e questo è grave e genera una perdita economica di servizi turistici come hotel e ristoranti, oltre alla tariffa iscrizione alle gara, di milioni di euro ogni anno.

Secondo elemento fondamentale necessita che in Italia cresca la cultura dello sport e che le maratone, ed in generale le corse su strada, vengano apprezzate dalla popolazione che non corre e non condannate e pensate come un fastidio. La maratona è una opportunità economica per ogni singola città e non un peso (A Verona è stato calcolato di recente un indotto economico per il fine settimana di 3milioni di euro) un eventuale blocco del traffico di qualche ora non può essere visto come una cosa grave.

All’estero, New York in primis, in occasione della maratona scendono in strada milioni di persone a tifare i maratoneti, vengono visti e recepiti come eroi. Qui in Italia, i maratoneti vengono recepiti come un impiccio e spesso insultati agli incroci con tanto di clacson suonanti delle auto bloccate agli incroci. Serve dunque una riforma totale del ‘pensare lo sport’ in Italia. Nelle altre nazioni, sempre per paragonare chi è più avanti di noi, gli organizzatori sono aiutati dalle Istituzioni locali, sindaci e assessori, affinché strade, servizi e tutto il necessario (compresi contributi economici) siano messi a disposizione della maratona, purtroppo in Italia accade il contrario. Spesso gli organizzatori non hanno il sostegno delle istituzioni che devono stare in equilibrio con chi si lamenta magari della maratona e dunque mettono servizi a pagamento come polizia municipale o altro che penalizzano fortemente l’organizzazione.

C’è anche da dire che purtroppo gare che vedono all’arrivo solo poche centinaia di persone sono molto dispersive, perché nella stessa regione o nella stessa zona, quanto meno quelle più piccole, non si uniscono per organizzarne una sola più grande ed economicamente più sostenibile? Ci sarebbe senz’altro meno dispendio economico e lavorativo e meno dispersione di partecipanti.

Il bicchiere va visto mezzo pieno, in tutto il mondo il ‘fenomeno running’ è in forte crescita, così come in Italia ed i dati di vendita tutti in positivo dei marchi produttori di calzature da corsa ne sono la prova. Vanno sistemati senz’altro tanti aspetti, tante aziende potrebbero crederci di più e investire nel nostro mondo, alimentandolo e dando così una crescita professionale. Quello che deve cambiare è senz’altro la mentalità: la maratona è per tutti ed è di tutti. Anche di coloro che non la corrono. Il futuro è nella corsa. Avanti tutta.

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