Nelson Mandela: in carcere un'ora di corsa sul posto al giorno. Per 27 anni

Nelson Mandela, un uomo dal fisico straordinario. In gran forma fino ai 95 anni. Ogni giorno correva un'ora, sul posto, in cella. Rugby, pugilato, premi, la storia dell'ex presidente sudafricano
Nelson Mandela: in carcere un'ora di corsa sul posto al giorno. Per 27 anni
Cesare Monetti
4 min

Nelson Rolihlahla Mandela è stato un uomo dalle molte vite. Nato nel 1918 dalla stirpe regale della tribù Xhosa, Mandela chiarisce subito al governo sudafricano la sua posizione nei confronti dell’apartheid, cioè la volontà di riappacificare le diverse etnie che vivevano in Sudafrica.

LA PRIGIONIA - Dopo un primo approccio “rivoluzionario” nel senso più comune del termine, Mandela viene arrestato e trascorre in galera ben 27 anni, migrando in diverse prigioni sudafricane, passando dalla condanna a morte ad un trattamento privilegiato e persino all’apertura al dialogo con le dirigenze politiche dell’epoca. Erano anni difficili e sanguinosi ma, allo stesso tempo, molte realtà si adattavano all’epoca, ne sono simboli la caduta del muro di Berlino e le guerre che hanno portato alla divisione della ex-Jugoslavia.

LE VITTORIE - Negli anni di prigionia, Mandela studia molto, dalla lingua afrikaner alla storia e alla politica e trasforma la sua idea di rivoluzione in un processo di riconciliazione e riappacificazione. Una storia lunghissima, che ha molti lieti epiloghi, primo fra tutti la vittoria del movimento contro la segregazione razziale, poi l’assegnazione dei Premi Sakharov (per la libertà di pensiero), Lenin ed il prestigiosissimo premio Nobel per la Pace (condiviso con il suo antagonista de Klerk), nonché la presidenza della Repubblica Sudafricana.

Lo straordinario successo di Mandela sembra essere legato alla sete di conoscenze, all’astuzia con cui ha saputo manovrare la politica, pur dalla prigione, la perseveranza, la capacità di suscitare empatia da parte di tutto il popolo, bianco o nero che fosse, la battuta pronta e sempre arguta, i modi regali di un uomo considerato poco più che uno schiavo e tanto altro.

IL RUGBY - Tuttavia, il successo di Mandela è legato a doppio giro anche con il suo amore per lo sport. Intuisce infatti che la costruzione della Repubblica del Sudafrica debba passare per la ricostruzione dei valori dello sport, in particolare del Rugby, i cui valori sono rispetto della dignità, umiltà e senso di appartenenza. Sono gli anni in cui in Sudafrica a giocare a rugby sono solo i bianchi, ma la nazione non può partecipare alle competizioni mondiali, a causa della vergognosa piaga dell’apartheid. Mandela capisce che i neri devono essere capaci di sorprendere i bianchi con un atto di generosità, acquisire il loro sport per farlo diventare uno sport nazionale, ne impara le regole e apre le porte all’epica vittoria del Sudafrica contro gli imbattuti All Blacks neozelandesi.

LA CORSA SUL POSTO - Mandela è sempre stato sportivo, e ha raggiunto i 95 anni in uno stato di forma grandioso, eccezion fatta per l’infezione da tubercolosi contratta negli anni di prigionia. Lo si può ricordare da giovane in veste di pugile ed è noto che aveva sempre avuto l’abitudine di svegliarsi presto e correre un’oretta. Nei primi anni di cella di isolamento ha così poco spazio da dover correre sul posto ma continua a farlo, un’ora al giorno.

Negli anni successivi, trasferito in una cella condivisa, trova lo “spazio” per correre infastidendo i suoi compagni di cella ben presto al mattino. La sua abitudine era talmente radicata che quando non poteva farlo avvisava le sue guardie, in modo da non farle impensierire. Negli anni più tardivi trasforma la corsa in camminata. Mandela ha sfruttato la cura del corpo (oltre che quella della mente) come meccanismi di evasione e riflessione profonda, grazie a questo è arrivato ad avere lo scettro del potere, prigioniero mai sconfitto, Invictus.

 “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni.


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