Alla Brescia Art Marathon Maya, la runner moldava che correva a piedi nudi

Al via della Brescia Art Marathon ci sarà anche Maya Stratulea, moldava di origine e bresciana d’adozione.  La sua storia e progetti da runner nel libro “Maya – La mia Corsa a piedi nudi”. «Un bambina costretta a diventare donna per sopravvivere» BAM promuove la raccolta fondi per i bambini in Ucraina per l’Unicef
Alla Brescia Art Marathon Maya, la runner moldava che correva a piedi nudi
Cesare Monetti
9 min

BRESCIA – Correre (anche) per inviare un messaggio: forte, chiaro e soprattutto di speranza. Domenica 13 marzo, al via della 20^ Gruppo Bossoni Brescia Art Marathon ci sarà anche Maya Stratulea, di origine moldava. Lei oggi abita a Mazzano, in provincia di Brescia, ha una vita “normale” – come dichiara lei stessa – ma non è sempre stato così. «Il mio nome all’anagrafe è Galina Stratulea e sono nata il 18 aprile 1986 a Lapusna, un paesino di campagna della Moldavia. Fino ai 6 anni ho avuto una vita abbastanza simile a quella di tanti bambini del mio paese: il gioco, la natura e l’amicizia coi miei coetanei. Poi da lì in poi l’inizio del lavoro nei campi, a discapito della scuola, il disagio all'interno della famiglia, la fuga da casa, fino ad arrivare a dover vivere a sette/otto anni nei campi, da sola, senza un riparo, accontentandomi di quel che riuscivo a trovare da mangiare. Una bambina costretta a diventare donna per sopravvivere.»

Poi è arrivato l’Unicef… 
«A 9 anni, in occasione di una “festa del bambino” organizzata a scuola e una corsa campestre il cui vincitore sarebbe stato premiato con un gelato, che io non avevo modo mai di assaggiare. Corsi quella campestre su un terreno disagiato, a piedi nudi, perchè non potevo permettermi di rovinare le uniche scarpe che avevo per la scuola. Quello fu il primo contatto con Unicef, o per lo meno quello più importante perchè segnò una prima riscossa e soprattutto mi fece capire quanto la corsa potesse aiutarmi. Anche se l’Unicef già la conoscevo perchè donava le scarpe invernali a noi bambini più bisognosi.»

Quando e perché ha lasciato il tuo Paese?
«Ero diventata da poco maggiorenne. Lo feci prima per andare a lavorare a Mosca, in Russia, e poi per venire in Italia. Il motivo principale fu il lavoro e la ricerca di un’autonomia. Inoltre, ero molto curiosa e sentivo di dover chiudere col mio passato di bambina in Moldavia.»

Dove abita e come si trova in Italia?
«Vivo a Mazzano, in provincia di Brescia. L’Italia mi ha colpito da subito. All’inizio, quando arrivai a Rimini per lavorare come stagionale in albergo, mi emozionai: era la prima volta che vedevo il mare. Ringrazio ancora i miei primi datori di lavoro grazie ai quali integrarsi in un nuovo e sconosciuto contesto fu facile. Da 7 anni lavoro part-time, come commessa, in una gioielleria del mio paese.»

Che cosa ha rappresentato e rappresenta per lei la corsa?
«Il mio mondo è cambiato dalla campestre organizzata dall’Unicef. Per me la corsa è vita. Sin da quella gara ho capito che posso essere veloce, forte e che posso arrivare dove voglio con le mie gambe. Ho attraversato strade, boschi, paesi, città, nel buio della notte, nel caldo torrido e con il ghiaccio sotto i piedi. Ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno insegnato tanto, come persona e come atleta, e la corsa è stata anche un aiuto per integrarmi in un paese che conoscevo poco e da cui sono nate grandi amicizie. Correre è porsi un obiettivo perché le sfide con noi stessi sono il punto di partenza per migliorarci e non solo in ambito sportivo, in tutti i contesti; è pura condivisione di emozioni e divertimento. È il sapore di una vittoria sui propri limiti, diventa una gioia per gli occhi quando corri immerso nella natura e un tripudio di colori quando le albe o i tramonti ti regalano le sfumature più belle del creato... la corsa è tutto.»

Correre: che sensazioni le regala?
«Quando corro sono in un mondo tutto mio, sento di essere libera, con il corpo e con la mente. Quando ho voglia di creare e progettare il mio presente e futuro mi piace partire senza sapere quando torno, cosi mi arrivano le intuizioni, le idee, la gratitudine, guardando indietro da dove sono partita, dove sono e dove voglio andare. Al mattino presto (5:30) amo sentire i rumori che ho intorno, dell’acqua, gli uccelli cinguettare, il mio respiro, il battito del mio cuore, vedere l’alba e salutare il sole. Quando devo fare un lavoro di qualità invece divento un tutt’uno con la strada… la corsa è tante cose per chi ha il privilegio di assaporarla in ogni modo con consapevolezza. Come potrei non amarla se riesce a dominare il mio carattere, a sfidare la mia mente e a farmi stare bene: quando ogni giorno mi trasforma e mi riconsegna a una nuova me stessa?»

Ha già corso la BAM?
«L’ho corsa nel 2017. Correre per le strade della mia città mi fa sentire a casa. Solitamente quando lo faccio in altre città del mondo, il percorso lo studio con accuratezza, a Brescia conosco le strade, i punti di grande interesse che mi ricordano i miei primi passi in questa città. È come una canzone che quando la senti ti riporta dove l’hai sentita la prima volta. L’ho sempre nominata come la terra dei podisti.»

Si è posta degli obiettivi per quest’anno?
«Questa edizione della maratona avrà un sapore diverso, visto che sarà un allenamento per la 100 km non stop del Sahara che correrò il prossimo 16 ottobre. Faccio parte del programma “Correre da 0 a 100”, dove ad aiutarmi a preparami al meglio sono 4 grandi professionisti: Huber Rossi, autore del libro “Il Manuale del Running”, dal benessere alla performance nonché responsabile del Laboratorio di Valutazione funzionale del Marathon Sport Center; Alberto Colosio, preparatore atletico per ripristino della massa muscolare, della Palestra California; Marco Bettazza, in rappresentanza dello Studiofisiotek Metodo Bonori; e il dottor Giuseppe Cucinotta, dietista ed esperto in nutrizione applicata allo sport.»

Alla 100 km non stop del Sahara è legato un progetto solidale…
«La gara sarà trasmessa in diretta nazionale per una raccolta fondi Devoluta all’Emergenza Siria, “Acqua e Igiene”, dove Unicef Italia opera sia per il ripristino e manutenzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sia per le forniture d’emergenza. Il nostro obiettivo per il 2022 è assistere 3,6 milioni di persone con acqua sicura, 1,9 milioni con servizi igienico-sanitari e 600.000 per il lavaggio delle mani, fondamentale anche per il Covid-19.»

Come ha conosciuto Gabriele Rosa?
«È successo nel 2015 leggendo il suo libro “Correre la vita”. In seguito ho scoperto quanto sia impegnato nel sociale, mi ha colpito l’amore e l’impegno per questo grande sport ma non l’avevo mai incontrato personalmente. Ho sempre pensato che fosse un visionario, una persona saggia da cui poter imparare. Poi sono stata molto sorpresa quando lui ha accettato il mio invito alla presentazione del mio libro “Maya - La mia Corsa a piedi nudi" scritto dall’autore bresciano Alessandro Lucà che racconta tutta la mia storia e che ha avuto il patrocinio di Unicef Italia (il libro sarà in vendita presso il Marathon Village sabato 12 e domenica 13 marzo, ndr). Ero così emozionata di poterlo conoscere di persona. Abbiamo tantissimi progetti da portare avanti insieme e io mi sento onorata. Ho sempre detto che le persone non si incontrano mai per caso. Sono destinate a incrociare la nostra strada per una ragione.»

C’è un sogno che vorrebbe realizzare a breve?
«Tra i tanti nel cassetto, che mano mano sto realizzando o iniziando a progettare, c'è quello di tradurre il libro e portarlo nella biblioteca della mia scuola in Moldavia, in cui trovavo rifugio d’inverno per dormire, per poter portare un messaggio a tutti i bambini del mio paese.»

BAM E UNICEF PER L’UCRAINA – L’operazione militare in Ucraina rappresenta una minaccia immediata per la vita e il benessere dei 7,5 milioni di bambini che vivono nel Paese. La Gruppo Bossoni Brescia Art Marathon si fa promotrice della campagna di raccolta fondi dell’Unicef, che garantirà alle famiglie e ai bambini dell’Ucraina protezione, rifugi, coperte, cure mediche, acqua potabile, kit per l’igiene personale e supporto psicologico. Si può donare sulla pagina di raccolta fondi del comitato Unicef di Brescia. Sul sito della Rete del dono è inoltre possibile creare una propria raccolta fondi personalizzata, correndo al fianco dell’Unicef nella difesa delle bambine e dei bambini dell’Ucraina.

Con una donazione di 60 euro si garantiscono due kit di primo soccorso; con una di 75 euro 12.500 compresse purificanti per l’acqua e con una di 100 euro coperte calde per 16 bambini.


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