La vita tranquilla di Eliud Kipchoge: “Mi rigenero un mese, dimentico Berlino e penso al 2023”

Dopo il fantastico record mondiale di 2h01’09” fissato alla BMW Berlin Marathon, il keniano Eliud Kipchoge spiega la sua filosofia di vita. Ma chi è, come e dove vive il campionissimo che a 38 anni non ha rivali?
La vita tranquilla di Eliud Kipchoge: “Mi rigenero un mese, dimentico Berlino e penso al 2023”
Cesare Monetti
8 min

BERLINO - Record, vittorie, successi, longevità atletica con i suoi quasi 38 anni (5 novembre 1984) portati non bene, ma benissimo, in barba all’anagrafe. Anzianità atletica che non gli appartiene, un marziano in terra nella sua integrità fisica e mentale che gli hanno consentito di confermare il suo essere il miglior maratoneta di tutti i tempi. Senza se e senza ma. 2h01’09” è qualcosa di straordinario. Il suo commento dopo la gara è già storia: “Le mie gambe e il mio corpo si sentono ancora giovani e anche la mia mente è forte”

ORIGINI - Laggiù in Kenya è nato a Kapsisiywa, è della tribù dei Nandi, nella zona nord della Rift Valley con capitale Kapsabet. Come tutti i ragazzi keniani ha iniziato a correre per andare a scuola, perché il fatto che le bambine e i bambini keniani corrano o camminino per chilometri per andare a scuole è una grande realtà e non semplicemente una leggenda. Kipchoge faceva una media di 2 miglia (3,2km) ogni giorno all’andata  poi al ritorno di corsa verso la scuola fino al 1999.

La madre Janet era una insegnate e ha dovuto tirar su Eliud e i suoi tre fratelli più grandi tutta da sola perché il padre è mancato presto ed Eliud non l’ha mai conosciuto se non per fotografie. Ora Eliud vive e si allena a Kaptagat, a 30km da Eldoret dove vive invece la moglie con i tre figli. La forza di Eliud oltre che fisica è tutta mentale e sta anche nella sua completa semplicità della vita che fa in Kenya.

BUBKA - Si è letto un po’ di tutto in queste ore dopo il record su Eliud, anche il fatto che abbia volontariamente rallentato nell’ultima parte di gara per sì fare il record, ma senza esagerare, un po’ in stile Sergey Bubka quando trent’anni fa inanellava record mondiali nel salto con l’asta aggiungendo un solo centimetro alla volta. Va bene sì il record, ma tolgo solo 30 secondi e ne faccio magari un altro l’anno prossimo. La verità la sa solo il serafico Kipchoge, che sicuro ha dalla sua una forza unica. Nessuna lepre riesce a stargli dietro oltre i 25km e domenica a Berlino ha inanellato record su record per una maratona oltre al tempo finale. Mai nessun maratoneta era passato a metà gara in 59’51” e questo è stato pure un errore: “Avevamo previsto 1h00’50”, ma le gambe giravano davvero bene, stavo bene e ho aumentato”, da qui forse il suo calo nel finale.

Fatto sta che ha stroncato le lepri, certo era tutto studiato, anche la loro uscita di scena, ma la verità è che non esiste nessuno al mondo che possa reggere il suo ritmo magari fino al 35-38km per poi lasciarlo vincere in solitaria. Kipchoge è sempre costretto a fare tutto da sé nella parte finale, la più dura. La controprova di quanto sia importante questo aspetto è arrivata nel 2019, con l’aiuto delle lepri a Vienna. Nella gara-show non omologata dove i suoi compagni di viaggio si davano il turno scortandolo con forze fresche fino all’ultimo metro sembrò quasi facile per lui scendere a quel mitologico 1h59’40”.

 

LE PULIZIE - Eliud Kipchoge è la tranquillità. Non appare mai stressato e non vive mai da star. Quando è in ritiro con il suo team nelle polverose strade keniane a 2400 metri d’altitudine, se c’è da pulire il bagno, se è il suo turno, lo fa come tutti. Lava a mano anche gli indumenti usati in allenamento ogni giorno con una bacinella d’acqua, perché spesso nel loro camp non c’è acqua corrente o elettricità e bisogna arrangiarsi. Il frigo, una bibita ghiacciata o semplicemente un bicchiere d’acqua fresca è spesso un lusso non opzionabile. Un occidentale, un  europeo o americano che sia, difficilmente può adeguarsi a questo stile di vita. Ma è qui, è così, che nascono i successi, la cattiveria agonistica, la resistenza mentale ancor prima che fisica. La stanza dove dorme è spartana, quando cala il buio si va a dormire, ancor prima che nasca il sole di un nuovo giorno incomincia il primo dei tre allenamenti quotidiani. Un totale di 200km come minimo alla settimana, talvolta 230km. Dormire e correre. Niente distrazioni. Semplicità e conoscenza totale di sé stesso che è la sua sicurezza, il suo vero grande motore.

PIANIFICAZIONE - Una caratteristica forte della carriera atletica di Eliud Kipchoge è la sua capacità di assaporare appieno i momenti di successo senza precipitarsi mentalmente in avanti per considerare le sfide future. Domenica sera dopo il record alla BMW BERLIN-MARATHON ha parlato dell'importanza del ruolo della pianificazione nel suo successo.

Dopo ogni trionfo, e ce ne sono stati tanti, tra cui quattro vittorie nella maratona di Berlino, due delle quali con record mondiali, il grande campione ha parlato sui suoi progetti futuri, siano essi per le Olimpiadi o per ulteriori tentativi di record. Ha spiegato perché libera la sua mente da qualsiasi cosa che non sia imminente che vada oltre il prossimo mese che sarà completamente dedicato alla rigenerazione: "In questi mesi ho dato tutto, sia il cuore che la mente, per un obiettivo e l'unico modo per raggiungerlo è stato concentrarmi, controllare lo sforzo. Se fai troppe cose non puoi concentrarti, quindi l'idea è concentrarsi su una cosa, finirla bene e poi te la devi dimenticare e guardare avanti".

DIMENTICARE - Un aspetto fondamentale del suo approccio sembra essere la capacità di “dimenticare”, lasciando la recente performance, per quanto bene riuscita, archiviata nei suoi archivi mentali mentre pensa sinceramente solo al mese di riposo e di recupero che lo aspetta. È un sistema che ha richiesto tempo per affinarsi e non era sicuramente così quando, a 18 anni, vinse i 5000 metri ai Mondiali di Parigi del 2003, battendo Kenenisa Bekele e Hicham El Guerrouj: “Sono maturato e cresciuto molto, ho pianificato molte cose ma ancora oggi imparo ogni giorno e imparo che ciò che funziona è ottenere una cosa e lavorarci sopra. Il mese di rigenerazione che parte ora riguarda il prendermi cura di nuovo del mio corpo, rilassare i miei muscoli e la mia mente così che siano pronti per la prossima volta che servirà forte concentrazione”.

OLIMPIADI 2024 - Ha dato un'idea di come lui e il suo piano di squadra e l'adattabilità siano un fattore vincente e il prossimo anno sarà presto nel suo mirino di campione, anche se le Olimpiadi di Parigi 2024 non saranno in prima linea nella discussione e progettazione tra il suo coach Patrick Sang, che lo segue da quando ha sedici anni, e il suo team: “Progettiamo sempre di anno in anno. Non pianifico per ulteriori anni, possiamo anche pianificare con sei mesi di anticipo, in genere ci sediamo insieme per vedere cosa è disponibile. Il 2022 prevedeva Berlino e ora abbiamo terminato. Ora torniamo a casa, ci rilassiamo, magari gireremo un po’ il mondo parlando di sport, magari ai giovani, poi ci metteremo intorno a un tavolo e vedremo cosa sarà bello fare per il 2023. Le Olimpiadi nel 2024? È ancora lontano, mancano circa 700 giorni da oggi, è molto tempo”.

E alla domanda specifica su quale sarebbe il personaggio di qualsiasi era, di qualsiasi sport o altro con cui vorrebbe correre la risposta è stata pronta e decisa: "Vorrei correre con Barak Obama"


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